Grido d'allarme dal CNR: il pericolo è l'antizanzara
di Piero Palumbo
Chi ha paura della zanzara tigre? È opportuno, necessario, prudente
mettere mano, con i prossimi caldi, a indiscriminate disinfestazioni? L’avvicinarsi
dell’estate, stagione più di ogni altra propizia alle incursioni
delle zanzare, restituisce attualità al tema. Tempestiva è parsa
dunque l’iniziativa del CNR di radunare esperti di varia origine per
fare il punto sulle prospettive di questa antica guerra (combattuta con grande
balenar di sciabole durante il ventennio fascista: qualcuno ricorda ancora
la battaglia contro le mosche).
Il convegno è approdato
a conclusioni non del tutto attese: il temuto insetto (Aedes albopictus) è un
nemico tutto sommato inoffensivo, le sue punture non fanno danni al di là dei
soliti ponfi, più o meno rapidamente destinati a sparire. I danni, seri
e irreversibili, possono venire invece dalle disinfestazioni massicce decise
da autorità pubbliche e private con disinformata leggerezza. Il tossicologo
molecolare francese Claude Reiss, ricercatore a Parigi presso il CNRS, ha elencato
e documentato gli effetti devastanti che possono derivare per la salute umana
dalla diffusione nell’ambiente degli insetticidi comunemente in uso,
tossici anche a distanza di anni. Cancro, sclerosi a placche, diabete B, malattia
di Alzheimer, morbo di Parkinson: le ricerche dello scienziato francese considerano
possibili anche le ipotesi più funeste.
Il suggerimento emerso dal convegno, indirizzato a regioni, comuni, enti di
bonifica senza escludere i privati, è di contrastare la moltiplicazione
delle zanzare in anticipo. Si tratta di intervenire sulle larve invece che
sull’insetto adulto. Il metodo indicato dall’entomologo Romeo
Bellini, del Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore, consiste nell’individuare
preventivamente i focolai su cui intervenire: monitoraggi periodici sono
il presupposto della vittoria. L’introduzione nei tombini di microcrostacei
idonei a divorare larve di zanzara tigre in grande quantità è fra
le sue esperienze vincenti. Ma il nemico principale delle zanzare è un
pesciolino conosciuto in Italia fin dagli anni Venti del ventesimo secolo
(quando fu importato per combattere la pericolosa anofele). Si chiama Gambusia
affinis e si dice che basti immetterlo in piccole raccolte d’acqua
per eliminare in breve tempo le larve. Il sovrintendente ai giardini di Ninfa,
Lauro Marchetti, ne fa fede: nell’ambito di quello splendido parco
la zanzara tigre è praticamente scomparsa dopo l’immissione
negli stagni dell’apparentemente innocua gambusia.
Può contribuire a risolvere il problema senza danno per l’ambiente
anche l’olio di Neem. Niente di nuovo sotto il sole: in India, dove la
pianta è considerata da millenni sacra, l’olio di Neem è usato
da millenni come anti-zanzare senza che altre creature e l’ambiente ne
abbiano danno. Bastano due o tre gocce diluite in acqua tiepida per ricavarne
un potente repellente. Una sperimentazione su larga scala è in corso
a Roma a cura dell’Enea-Biotec in collaborazione con l’Università “La
Sapienza”. Dei primi incoraggianti risultati hanno riferito al convegno
i ricercatori Susanna Mariani e Armando D’Andrea.
Fuori dalle iniziative e dalle esperienze degli enti pubblici competenti, il
cittadino preoccupato dalle punture può adottare nel suo piccolo le
cautele che gli esperti non mancano di ribadire: vuotare i contenitori di acqua
stagnante che ingombrano giardini e terrazze, dai sottovasi alle grondaie,
coprire quelli che non possono essere vuotati, disporre negli spazi restanti
dei fili di rame facilmente reperibili (fili elettrici privati della guaina
esterna). E soprattutto non tremare: la puntura della zanzara tigre non ha
mai ucciso nessuno.
Roma, 20 maggio 2005