Contro la Zanzara un filo di Rame
Gli ioni attivi che si liberano a contatto con l’acqua impediscono
alle
uova di schiudersi
È UNO dei tormentoni dell’estate. La zanzara
tigre sta per conquistare palmo a palmo le strade della nostra città.
Come ogni anno, l’amministrazione comunale ha predisposto un piano di
prevenzione che si basa anche su interventi larvicidi.
Ma gli esperti assicurano che ormai l’insetto si è insediato alle
nostre latitudini e la speranza di debellarlo una volta per tutte è soltanto
un miraggio.
Certo, si possono limitare i danni. Il Cnr ha diffuso un vero e proprio vademecum
contro l’insetto che deve essere seguito alla lettera per tentare di
combattere ronzii e punture. Il primo segreto è quello di eliminare
i sottovasi dai balconi.
Se proprio non è possibile, allora è indispensabile ricorrere
ad un rimedio innovativo: il rame.
Si tratta di un piccolo filo metallico da inserire all’interno dei sottovasi.
Il metallo deve essere deposto a forma di ciambella nel recipiente e garantisce
una buona azione repressiva e di contrasto contro le larve d’insetto.
Ad impedire alle uova di schiudersi sarebbero gli ioni attivi che si liberano
a contatto con l’acqua.
Accanto al filo di rame, è possibile intervenire anche attraverso veri
e propri prodotti «killer».
L’importante è agire per tempo, senza aspettare che l’insetto
diventi adulto. In quel caso, infatti, sarebbero necessari gli insetticidi
ma i ricercatori mettono in guardia e stanno mettendo a punto ricette «ecologiche»,
affinché l’uso di prodotti chimici, se non eliminato del tutto,
sia ridotto il più possibile. Via libera, allora, alle alternative biologiche.
Tra queste spiccano alcune novità interessanti come i pesciolini ghiotti
di larve di zanzare e alcuni batteri.
Nelle vasche della sede di campagna del Cnr, sono allo studio le potenzialità della
Gambusia, un pesciolino che si nutre dei piccoli di zanzara e che prima o poi
potrebbe ritrovarsi a sguazzare nelle fontane della nostra città.
Non sempre, però, si può scegliere questa strada, pena compromettere
l’ecosistema.
È
il caso delle Valli di Comacchio dove i ricercatori hanno preferito utilizzare
un batterio. La sua particolarità è che risulta tossico per la
zanzara tigre ma non per altre forme di vita.
Il Tempo, 18 Maggio 2005