Claude Reiss : "La Tossicogenomica : Qual'è l'impatto degli Insetticidi sulla Salute ? "

 

testo italiano :

“I pesticidi sono stati concepiti per uccidere piante, insetti, funghi etc. Si presume che debbano comportare dei benefici, aumentando i rendimenti, conservando i raccolti e le sementi eliminando i parassiti dai campi, giardini e dalle case. L’uso e l’abuso di pesticidi pongono, tuttavia, due problemi, l’uno che riguarda il nostro ambiente e la biodiversità, l’altro la nostra salute.
L’eliminazione massiccia di specie d’insetti nelle loro rispettive nicchie ecologiche provoca una serie di problemi che sfuggono completamente al nostro controllo:
- l’eliminazione di specie vicine utili (impollinatori, api per esempio) o di specie toccate indirettamente (uccelli, per esempio), poiché si nutrono degli insetti così eliminati
- la liberazione della nicchia ecologica è rapidamente seguita dalla sua invasione da parte di un’altra specie con attività poco o per nulla conosciute
- insomma si verificano alcuni sconvolgimenti a cascata della biodiversità, dalle conseguenze per noi imprevedibili, tanto tutto ciò è complesso e potenzialmente dannoso per l’uomo.
C’è poi, il rischio dei pesticidi per la nostra salute. In un primo momento ci hanno assicurato che i pesticidi sono senza pericoli per la salute dell’uomo, anzi sono a suo vantaggio (caso del DDT e l’eliminazione della malaria nell’Europa mediterranea).
In seguito a evidenze del contrario, sono state stabilite delle norme (dose giornaliera ammissibile, DGA) tese a garantire la nostra sicurezza sanitaria e sono stati ritirati i più dannosi (che la stessa Industria ha qualificato “12 porconi”, tra i quali il DDT ed il lindano). Le DGA non offrono alcuna garanzia per la nostra salute, per una serie di ragioni:
le DGA sono dedotte dalle DL50 stabilite sui roditori, dopo una necessaria correzione in base al rapporto fra i pesi uomo/roditore e l’introduzione di un fattore di sicurezza. Ora, è provato che nessuna specie può essere considerata affidabile come modello biologico per un’altra. Il presupposto che la risposta del roditore equivalga a quella dell’uomo è, dunque, infondato e lascia che l’uomo sia la vera cavia, con tutti i rischi che questo comporta:
- la persistenza di pesticidi nell’organismo può essere calcolata in mesi e in anni, le dosi giornaliere si accumulano e finiscono per creare dosi di gran lunga superiori nell’organismo,
- la maggior parte dei pesticidi, essendo solubile nelle sostanze grasse e oleose, va a concentrarsi preferibilmente nei tessuti adiposi in dosi ancora superiori,
- va a trovarsi in compagnia di altri pesticidi e prodotti chimici, egualmente reattivi, con i quali si combina per formare delle sostanze dalla pericolosità sconosciuta,
- infine, l’indicazione stessa di dose è criticabile. Per esempio, certi insetticidi mimano l’effetto di ormoni. Ora, sappiamo che una molecola d’ormone, che pesa un millesimo di miliardesimo di miliardesimo di grammo, può indurre una cellula a proliferare.
I recenti progressi delle biotecnologie hanno permesso di mettere in opera dei metodi che permettono di determinare, con sicurezza e con tutte le necessarie garanzie scientifiche di rigore, gli effetti tossici di una data sostanza sull’uomo. La tossicogenomica, come è noto, permette di osservare in una cellula umana, gli effetti di una sostanza messa in sua presenza e le sue reazioni per proteggersene, riparare gli eventuali danni ed eliminarla. A tale scopo, una serie di indicatori genetici viene posta su di una “pulce di DNA” (DNA chip o array in inglese). Ogni indicatore è scelto perché rilevi un’aggressione tossica particolare. Questi indicatori sono stati raggruppati in famiglie, ciascuna delle quali è implicata in un processo biologico che porta ad una data patologia: cancro, malattie neurodegenerative, reazione infiammatoria, stimolazione endocrina (ormonale), danni al sistema di riproduzione, allo sviluppo (tossicità per l’embrione ed il feto) etc.
Questo metodo, rapido, relativamente poco costoso e soprattutto valido per l’uomo, può anche valutare simultaneamente una serie di rischi patologici, tramite concentrazioni e tempi d’esposizione scelti, su diversi tipi di cellule umane in coltura.


La tossicogenomica è stata applicata da un laboratorio tedesco per la valutazione della tossicità, su cellule di fegato e neuronali, di insetticidi utilizzati contro le zanzare: methoxycloro, chlorpyriphos, abamectina, permethrina, carbaryl, aldicarb e phosmet. I risultati mostrano che tutti questi insetticidi, messi in presenza di cellule umane in coltura, sollecitano massicciamente un gran numero di geni umani che intervengono nella carcinogenesi, la neurotossicità, lo stress metabolico, mimano l’effetto di ormoni ed interferiscono con alcuni geni implicati in una famiglia di patologie, tra le quali il morbo di Parkinson e l’ Alzheimer.
È , dunque, urgente che questi insetticidi, e probabilmente molti altri da esaminare con la tossicogenomica, debbano essere ritirati dal nostro ambiente e in primo luogo, dalle nostre case, dai giardini e dalla nostra alimentazione, in particolare quella destinata ai neonati ed alle donne incinte. Un gran numero di questi pesticidi è stato infatti molto spesso rintracciato nel cordone ombelicale dei neonati.”

testo originale francese :


Les pesticides sont conçus pour tuer, des plantes, des insectes, des champignons etc. Ils sont censés de ce fait rendre des services, en augmentant les rendements, conservant les récoltes et les semences, en éliminant les parasites dans les champs, les jardins les foyers. L’usage –et l’abus- des pesticides pose cependant deux problèmes, l’un concernant notre environnement et la biodiversité, l’autre notre santé.
L’élimination massive d’espèces d’insectes dans leurs niches écologiques respectives conduit à une série de problèmes qui sont totalement hors de notre contrôle : l’élimination d’espèces voisines utiles (pollinisateurs, abeilles par exemple), ou d’espèces touchées indirectement (oiseaux par exemple) parce que se nourrissant des insectes éliminés, la libération de la niche écologique est rapidement suivie par son envahissement par une autre espèce de cible et d’activité peu ou pas connues, au bout du compte des bouleversements en cascade de la biodiversité, aux conséquences imprévisibles pour nous, tant il est complexe et potentiellement dommageable pour l’homme.
Il y a ensuite le risque des pesticides pour notre santé. On nous a d’abord assuré que les pesticides sont sans danger pour la santé de l’homme, et même sont à son avantage (cas du DDT et l’élimination de la malaria en Europe méditerranéenne). Suite à des évidences du contraire, on a édicté des normes (dose journalière admissible, DJA) sensées garantir notre sécurité sanitaire et retiré les plus dommageables (que l’industrie a elle-même qualifiée de « 12 salopards », dont le DDT et le Lindane). Les DJA n’offrent aucune garantie pour notre santé, pour une série de raisons : les DJA sont déduites des DL50 établies sur des rongeurs, après correction par le rapport des poids homme/rongeur et introduction d’un facteur de sécurité. Or il est prouvé qu’aucune espèce ne peut être considérée comme un modèle biologique fiable pour une autre. La supposition que la réponse du rongeur équivaut à celle de l’homme est donc infondée et laisse l’homme être le vrai cobaye, avec tous les risques que cela comporte - la persistance de pesticides dans l’organisme peut se compter en mois et en années, les doses journalières s’accumulent et finissent par donner des doses très largement supérieures dans l’organisme, - la plupart des pesticides sont solubles dans les corps gras et huileux, ils vont se concentrer préférentiellement dans les tissus adipeux à des doses encore supérieures, - ils vont s’y trouver en compagnies d’autres pesticides et produits chimiques tout aussi réactifs, et s’y combiner pour donner des substances de dangerosité inconnue, - enfin, la notion même de dose est critiquable. Par exemple, certains insecticides miment l’effet d’hormones. Or on sait qu’une molécule d’hormone, qui pèse un millième de milliardième de milliardième de gramme, peut forcer une cellule à proliférer
Les progrès récents des biotechnologies ont permis de mettre en œuvre des méthodes permettant de déterminer avec sécurité et toutes les garanties scientifiques de rigueur, les effets toxiques d’une substance chez l’homme. La toxicogénomique notamment permet d’observer dans une cellule humaine les effets d’une substance mise en sa présence, et ses réactions pour s’en protéger, réparer les dommages éventuels et éliminer la substance. A cette fin, une série de marqueurs génétiques est disposée sur une « puce à ADN » (DNA chip ou array en anglais). Chaque marqueur a été choisi parce qu’il révèle une agression toxique particulière. Ces marqueurs ont été regroupés en familles , dont chacune est impliquée dans une voie biologique conduisant à une pathologie donnée : cancer, maladies neurodégénératives, réaction inflammatoire, stimulation endocrine (hormonale), dommages au système de reproduction, au développement (toxicité pour l’embryon et le fœtus) etc. Cette méthode rapide, relativement peu onéreuse et surtout valide pour l’homme, peut ainsi simultanément évaluer une série de risques pathologiques pour des concentrations et des temps d’exposition choisis, sur divers types de cellules humaines en culture.
La toxicogénomique à été appliquée par un laboratoire allemand à l’évaluation de la toxicité d’insecticides utilisés contre les moustiques sur des cellules du foie et neuronales : methoxychlore, chlorpyriphos, abamectine, perméthrine, carbaryl et phosmet. Les résultats montrent que tous ces insecticides, mis en présence de cellules humaines en culture, sollicitent massivement de multiples gènes humains intervenant dans la carcinogenèse, la neurotoxicité, le stress métabolique, miment l’effet d’hormones et interfèrent avec des gènes impliqués dans une famille de pathologies dont le parkinsonisme et la maladie d’Alzheimer.
Il est donc urgent que ces insecticides, et probablement bien d’autres à examiner par toxicogénomique, devraient être retirés de notre environnement, et en premier lieu de nos foyers et jardins et de notre alimentation, en particulier celle destinée aux bébés et aux femmes enceintes. Un grand nombre de ces pesticides sont en effet trouvés couramment dans le cordon ombilical des nouveau-nés.



Prof. Claude Reiss - Tossicologo

Ricercatore al CNRS di Parigi (per 40 anni)
Direttore del laboratorio di Biologia Molecolare (per 30 anni) Presidente dell’Associazione “Antidoti – Europa” per le conseguenze dei prodotti tossici sulla salute (Francia).

www.antidote-europe.org