NEWS
E’ possibile difendersi realmente dalla
“ZANZARA TIGRE”?
Se ne parlerà domenica 17
febbraio 2013, alle ore 9.30
a Casalpalocco (ROMA) presso il Centro
Sociale Polivalente, viale Gorgia di Leontini 171
La globalizzazione e il cambiamento del
clima continuano a immettere nel nostro Paese anche organismi sconosciuti
e spesso indesiderati, come l’Aedes albopictus, meglio nota
come la Zanzara tigre, con la quale in Italia conviviamo da più
di 10 anni.
Proprio in questo periodo, sia le Amministrazioni
pubbliche che i privati cittadini si stanno preparando a contrastarla,
e nelle Assemblee condominiali viene inserita, per l’approvazione,
la voce DISINFESTAZIONE, che, normalmente, si riferisce allo spargimento
di sostanze chimiche sulle abitazioni, nell’acqua e sugli
spazi verdi.
Perciò, nel corso degli ultimi anni,
per eliminare la Zanzara tigre sono stati irrorati o immessi nell’ambiente
centinaia di migliaia di tonnellate di pesticidi, facendo divenire
le “disinfestazioni chimiche” una normale prassi stagionale
di intervento: ma è proprio questa la soluzione giusta?
Purtroppo, è ormai noto ed evidente che, anche malgrado tali
ed onerosi interventi, nelle giornate estive le zanzare sono sempre
più numerose. Perché?
E’ possibile risolvere realmente
il problema?
Esistono metodi efficaci d’intervento?
Ci sono conseguenze per la salute delle persone e degli animali,
in relazione alle sostanze chimiche così abbondantemente
diffuse nell’ambiente?
Per dare elementi di riflessione sull’argomento,
il Consorzio di Casalpalocco sponsorizza il Convegno:
“ZANZARA
TIGRE”
Come e perché difendersi nel modo corretto
al quale interverranno, come Relatori, importanti
rappresentanti di diverse discipline (Docenti universitari, Medici,
Tecnici, Esperti di Comunicazione, ecc..), che faranno il punto
nella situazione e daranno una informazione scientificamente corretta
sull’argomento, rispondendo anche alle domande che verranno
loro poste.
Domenica mattina, 17 - febbraio –
2013 ore 9,30
Centro Sociale Polivalente di Casalpalocco
viale Gorgia di Leontini 171, Roma
L’ingresso è libero |
INFORMAZIONI
cell: 338-2790993 |
Roma, 7 febbraio 2013
VELENI IN CITTA'
National
Geographic Italia - 5 maggio 2010
La
primavera, assieme agli uccelli migratori, ai fiori e alle farfalle,
ci regala altri arrivi meno piacevoli.
Nelle nostre città iniziano ad esempio a circolare strani
furgoncini muniti di grandi bidoni e di “cannoni” branditi
verso le chiome degli alberi e le facciate delle case. Sono i mezzi
delle brigate motorizzate adibite alla lotta antizanzara. Grazie
all’arrivo, anni fa, delle tropicali zanzare tigre –
che in un primo momento provocarono, nei nostri organismi ancora
privi di specifici anticorpi, ponfi e bolle – l’esercito
dei disinfestatori ha ripreso lena. E irrora, soprattutto nei parchi
e nei giardini privati (spesso con la richiesta di condomini e amministratori)
nuvole di pesticidi.
Sono
sostanze innocue, sostengono gli operatori.
Basta però leggere le avvertenze per l’uso scritte
sui contenitori e gli inviti a chiudere le finestre e a non esporsi,
per capire che qualche problema ci deve essere. Come del resto testimonia
la progressiva scomparsa di animali insettivori come i pipistrelli,
gli uccelli, le libellule (grandi divoratori di zanzare) e le farfalle.
Se nelle
campagne (dove la densità di popolazione è infinitamente
minore) l’uso di queste sostanze è vincolata da severe
norme di sicurezza, nelle città questo non avviene.
E dato che l’aumento del numero di tumori (soprattutto infantili)
e di malattie come il Parkinson e l’Alzehimer è legato
in gran parte a quello delle sostanze chimiche usate in agricoltura,
(più 20% nel 2008) sarebbe bene che le autorità cittadine
ponessero grande attenzione a questi problemi.,
Esistono
contro le zanzare tecniche meno pericolose, come l’intervento
contro le raccolte d’acqua ove vivono le larve di questi insetti,
le zanzariere, i repellenti ecologici, la messa in opera di batbox
(nidi artificiali per pipistrelli) eccetera. Anche perché,
dato che gli effetti dei pesticidi si rivelano anche dopo 20 anni
e che i tumori infantili e le malattie neurovegetative legati alle
sostanze chimiche immesse nell’ambiente aumentano anno dopo
anno, penso sia meglio sopportare una puntura oggi che essere
vittime di un cancro o di un Parkinson domani.
Fulco
Pratesi
Articolo
originale
CORVIALE, CONTRO LE
ZANZARE ARRIVANO LE CASE DEI PIPISTRELLI
Corriere della Sera - sabato
4 luglio 2009
La
Capitale lancia la sua ultima battaglia per la vivibilità
dei quartieri periferici. Lotta al degrado delle periferie? Un piano
per il ricovero degli immigrati senzatetto? Una campagna anti prostituzione?
Macché, il Comune di Roma non ce l'ha con le lucciole, bensì
con le zanzare. E per combatterle ha scoperto nuovi alleati. Contro
le zanzare, a Corviale, arrivano i pipistrelli. L'idea è
dell'Ater, l'istituto che in città gestisce migliaia di case
popolari. Nel quartiere di Corviale ha installato 25 «Bat-box»,
letteralmente: scatole per pipistrelli.
PIPISTRELLI
REGOLATORI
NATURALI - Si tratta di «casette» per i chirotteri
così utili alla lotta contro le zanzare: ogni piccolo mammifero
può cibarsi di duemila insetti per notte e quindi essere
un regolatore naturale contro l'invadenza dell'anofele. Le Bat-box
sono state installate sugli alberi nei pressi degli edifici gestiti
da Ater. «La nostra Amministrazione, mantenendo fede alle
promesse fatte agli inquilini, lancia un segnale importante sulla
strada del rispetto e della tutela ambientale con l'installazione,
presso gli stabili di Corviale, delle Bat-box, stru mento estremamente
efficace e biologico di lotta alle zanzare», spiega Luca Petrucci,
presidente dell'Ater del Comune di Roma.
GIA'
DIFFUSE TRA TOSCANA E TRENTINO - Le casette sono state
installate dal Consorzio nazionale servizi (Cns) che si occupa dei
servizi di pulizia e igiene ambientale per conto dell'Azienda. «L'Ater
- prosegue Petrucci - ha sposato un progetto del Museo di Storia
naturale dell'Universitá di Firenze, che si basa appunto
sull'installazione, su alberi o stabili, delle Bat-box, casette
di legno utilizzate per offrire rifugio ai pipistrelli, i quali
sono degli eccezionali predatori di zanzare». Corviale ospita
il primo esperimento del genere sul territorio del Lazio, mentre
altre regioni italiane, tra le quali Toscana, Trentino Alto Adige,
Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Liguria hanno giá aderito
all'iniziativa.
ESPERIMENTO
DA ALLARGARE - «E' intenzione dell'Azienda - ha concluso
il presidente dell'Ater - coinvolgere nell'iniziativa, dopo l'esperimento-pilota
di Corviale, via via tutti gli stabili che insistono sulle nostre
proprietá, compatibilmente con le caratteristiche strutturali
del territorio, perchè crediamo fermamente in questo progetto
che permette di conciliare le esigenze degli utenti con la tutela
e il rispetto dell'ambiente. Mi preme sottolineare che l'installazione
delle cassette, avvenuta in questi giorni, dará principio
all'insediamento dei pipistrelli che, di conseguenza, inizieranno
ad avere efficacia nei prossimi mesi e, più concretamente,
a partire dal prossimo anno». E per tutte le altre periferie
tormentate dalle zanzare? In attesa che il Campidoglio si decida
a fare qualcosa di più delle periodiche disinfestazioni,
un sito internet racconta come costruire da sé la bat-box
a casa.
IN
VENDITA AL SUPERMERCATO - Altrimenti fate una gita al supermercato,
ma in Toscana: in quella regione, infatti, da oltre un anno sono
in vendita bat-box prefabbricate. Sugli scaffali di una grande catena
di ipermercati ci sono bat-box in legno multistrato di betulla,
senza collanti e coloranti nocivi, inodori, di circa 35 centimetri
di larghezza per 60 d’altezza e solo 5 centimetri di spessore.
Sono state progettate dal gruppo di ricercatori del Museo di Storia
Naturale, Sezione di Zoologia «La Specola» dell’Università
di Firenze, in base alle esperienze acquisite sulle specie di pipistrelli
italiani. E hanno dato buoni risultati nelle sperimentazioni effettuate
già da alcuni anni in vari Comuni della Toscana. Importante
la localizzazione delle bat-box: i pipistrelli le utilizzeranno
come rifugio se saranno ben collocate e facilmente individuabili.
Meglio montarle su una parete esterna di casa, a circa 4 metri d’altezza
dal suolo, magari vicino alla vegetazione; oppure sul tronco di
un albero.
Vedi immagini:
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_luglio_4/bat_box_corviale-1601533158040.shtml
Vedi
anche PIPISTRELLI
e BAT BOX
TRA
SOSTANZE TOSSICHE E CAUTELE (Notizia
legata alla precedente)
Corriere della Sera, Fulco Pratesi
- mercoledì 1° luglio 2009
La vicenda
di Castel Sant'Angelo, dei ratti avvelenati e dei gabbiani che se
ne cibano induce a qualche ragionamento di tipo ecologico-sanitario.
In primo luogo sull'uso disinvolto e spesso irresponsabile di sostanze
tossiche in città.
La pratica delle disinfestazioni (portata avanti da ditte
interessate con la connivenza di amministratori, sia pubblici sia
condominiali) ha assunto dimensioni preoccupanti. Ignorando
i limiti e Ie norme che vigono nelle campagne dove la popolazione
umana e molto piu rarefatta, s'irrorano sostanze chimiche
dannose (basta leggere le istruzioni sui contenitori) in città,
ove la densità umana e altissima, chiedendo solo agli abitanti
di chiudere Ie finestre e tenere al sicuro bambini e animali domestici.
In secondo luogo sono errati gli obiettivi di queste pericolose
operazioni. Se destinate alle zanzare, Ie irrorazioni rivolte
agli individui adulti sono inefficaci e hanno il risultato di sterminare
i piu validi avversari di questi ditteri, come pipistrelli
e uccelli insettivori, rane e libellule, tutte specie che stanno
scomparendo assieme alle lucciole pasoliniane, Ie farfalle e Ie
cicale.
Ma i danni maggiori (ancorché a scoppio ritardato)
sono quelli alla salute uma na, soprattutto negli organismi in fase
di sviluppo come i bambini.
Mentre i tumori, grazie al progresso della medicina, sono sempre
meglio curati, il loro numero é in costante ascesa. Ed é
provato che Ie cause che li provocano sono le gate strettamente
all’irresistibile moltiplicazione delle molecole chimiche
immesse nell'ambiente senza adeguata sperimentazione.
E veniamo ai protagonisti animali della recente vicenda.
Non per fare un'opinabile difesa dei parassiti urbani. Ma i ratti
- considerati dei diffusori di malattie e simbolo di sporcizia,
oltretutto schifosi (anche se con una coda bella piumosa sarebbero
amati come gli scoiattoli) - svolgono quasi sempre un'utile azione
eliminando i rifiuti organici, che potrebbero, essi sì, causare
danni. Se non ci fossero immondizie, i nostri ratti si limiterebbero
a nutrirsi d'insetti, vermi, chioccioline, pescetti e altre creature
selvatiche lungo Ie rive del Tevere.
Infine i gabbiani. Quelli che, adempiendo imprudentemente alla loro
funzione di spazzini, si sono nutriti dei ratti avvelenati non avranno
molte speranze di sopravvivenza. Sono ben note Ie tragiche catene
di morte che un uso incosciente di veleni puo scatenare nel mondo
animate.
CASTEL SANT’ANGELO,
TOPI MORTI NEI GIARDINI FREQUENTATI DAI BAMBINI
Allarme Derattizzazione «fai
da te», le mamme chiamano i vigili
Corriere
della Sera, Ilaria Sacchettoni – martedì 30
giugno 2009
I giardini
di Castel Sant’Angelo sono stati interdetti dalla polizia
municipale del XVII Gruppo. Ieri l’area del parco giochi era
infestata di roditori morti. Nei giardini, all'altezza del fiume,
i topi hanno sempre circolato in molti. In questo caso si é
trattato di una derattizzazione eseguita privatamente dagli organizzatori
della kermesse estiva «Invito alla lettura». I responsabili
assicurano che l'iniziativa era nota al Municipio ma la polizia
municipale non era stata informata. L'intervento é stato
eseguito senza un avviso ne’ una delimitazione. Disgustati
e spaventati i frequentatori del parco: sono state le mamme infuriate
e preoccupate a chimare i vigili.
Alfred
Hitchcock avrebbe gradito. Verso le diciannove ai giardini di Castel
Sant'Angelo un gabbiano pesante si tuffa sulla prima carcassa di
roditore che incontra, cominciando a lavorarla con il becco. I cadaveri
saranno una quindicina. Di topi, si sa, la zona e piena. Tempo fa,
dopo piogge insistenti, arrivarono perfino sotto al Palazzo di Giustizia.
Saltellavano in piazza Cavour sotto il monumento a Camillo Benso.
Ma in questo caso si tratta di topi morti. La faccenda e inquietante.
Cos'é successo?
Una
derattizzazione «privata» senza alcun avviso pubblico.
I corpi dei ratti sono allineati lungo il perimetro di Castel Sant'Angelo,
l’antico fossato dove ora é il parco giochi con altalena
e scivolo. Sopra, pochi metri più in là è stata
allestita la manifestazione estiva «Invito alla lettura»,
storica kermesse estiva che, dopo un breve esilio a Villa Borghese
(era il 2003 e fioccarono le proteste degli organizzatori), é
tornata a Castel Sant'Angelo. II gabbiano non se ne va, mentre dal
fiume arriva un secondo e poi un terzo, tutti affamati. Mamme e
papà con bambini e cani al seguito sono divisi tra disgusto
e preoccupazione. Poco prima qualcuno dei molti fruitori dei giardinetti
é incappato nel corpo stecchito di un roditore che, zampe
all'aria e incisivi in fuori, delimita l’area perimetrale
e ha chiamato le forze dell'ordine.
Alle diciotto la zona è stata transennata dal nucleo di polizia
giudiziaria del XVII Gruppo della Municipale ma il mistero non s'é
ancora sciolto. Finché non arriva uno degli organizzatori
della manifestazione estiva: «Abbiamo fatto intervenire una
ditta...». Derattizzazione privata sul suolo pubblico. Niente
avviso, nessuna delimitazione dell'area: la zona e stata cosparsa
di trappole velenose («Quale, che tipo di sostanze sono state
utilizzate?» domanda l’istruttore Marco Milani, chiedendo
una relazione in merito) e poi lasciata incustodita. Due dipendenti
della dita con sacchetti della spazzatura si affacciano verso le
19.30. La Municipale li allontana e invece chiama l'Ama, avverte
la Asl e decide di presidiare con una pattuglia per la notte. «Siamo
sbalordite - commentano due signore della zona - noi qui ci portiamo
il cane due volte al giorno, potevano avvelenarlo». Giurano
gli organizzatori che la presidenza del XVC Municipio era stata
avvisata della presenza dei topi. I vigili verificano che la concessione
di suolo pubblico era stata regolarmente rilasciata e non risulta
una preventiva richiesta di derattizzazione in zona.
«La zona era infestata. Credevo di fare un favore, invece
mi ritrovo sul banco degli imputati» esclama Franco Maccaroni,
uno degli organizzatori della kermesse. Intanto i gabbiani continuano
a beccare.
INQUINAMENTO
INDOOR E PATOLOGIA RESPIRATORIA NEI PREMATURI.
A
cura di Giacomo Toffol, Associazione Culturale
Pediatri - http://www.acp.it/
ISDE*
Italia News - n°350 -
giovedì 18 giugno 2009
I nati pretermine hanno un rischio
aumentato di sviluppare patologie respiratorie. Uno studio di coorte
effettuato negli USA su 124 bambini con peso molto basso alla nascita
(VLBW) dimostra come questo rischio possa essere almeno in parte
attribuibile all’ esposizione a fattori ambientali modificabili.
(Halterman JS, Lynch KA, Conn KM et al. Environmental exposures
and respiratory morbidity among very low birth weight infants at
1 year of life. Arch. Dis. Child. 2009;94:28-32). Lo studio ha coinvolto
una coorte di dimessi da un centro di cure intensive neonatali di
Rochester, New York.
Al momento
dell’arruolamento sono state richieste ai genitori informazioni
sulle condizioni sociodemografiche della famiglia e sull’
esposizione prenatale al fumo di sigaretta. All’età
di un anno mediante interviste telefoniche sono stati indagati i
problemi respiratori dei bambini (necessità di visite mediche
e di ricoveri per patologia respiratoria, presenza di una diagnosi
medica di asma) e la presenza di fattori di rischio nell’ambiente
di vita: fumatori in casa, presenza di muffe, di animali, di stufe
a legna, utilizzo nell’anno trascorso di prodotti chimici
per il controlli di parassiti.
Ha
completato il follow-up l’86% degli arruolati. La necessità
di cure mediche per problemi respiratori è risultata molto
comune (il 47% ha richiesto almeno una visita medica per problemi
respiratori, l’11% è stato ricoverato almeno una volta,
il 9% ha avuto una diagnosi di asma). La maggioranza dei soggetti
era esposta ad almeno un fattore ambientale nocivo (82%): presenza
di animali (56%), coabitazione con almeno un fumatore (33%), presenza
domestica di muffe (14%), stufe a legna (13%), uso
di antiparassitari (13%). Anche dopo aver controllato i
dati in base a: caratteristiche demografiche, storia familiare
di asma o allergia, peso alla nascita, presenza o meno di broncodisplasia,
si è evidenziato come la convivenza con un fumatore e
l’esposizione a antiparassitari risultavano associate in modo
indipendente tra loro ad un aumento della necessità di cure
mediche per problemi respiratori (OR 2.62 con CI 1.09 –
6.29 per il fumo), (OR 4.41 CI 1.22 – 15.94 per gli
antiparassitari). Un ulteriore conferma quindi dell’impatto
dei fattori ambientali, peraltro facilmente modificabili, sulla
salute dei bambini.
*Associazione
Medici per l'Ambiente ISDE Italia Affiliata a. ISDE - International
Society of Doctors for the Environment
LA SOIA GM CORRESPONSABILE
DELL'ESPLOSIONE DI DENGUE IN ARGENTINA
Estratto da "El escandaloso caso de
la soja trasgenica", Pagina 12, Horacio Verbistky - 26
aprile 2009
Un recente studio dell’ingegnere
agronomo Alberto Lapolla lega l’epidemia di dengue in Argentina
e nei paesi limitrofi al fenomeno della “soizzazione”,
ovvero alla coltivazione su vastissima scala della soia Roundup
Ready della Monsanto.
La presenza massiccia di zanzare delle specie Aedes e Culex in luoghi
ed epoche non abituali, ad esempio nella pampa umida molto oltre
la stagione estiva, è stata notata da diversi anni. Nel 2008
l’invasione degli insetti è proseguita fino a maggio,
nonostante la diminuzione della temperatura.
Tra il 2007 e il 2008 sono stati registrati casi di febbre gialla
in Bolivia, Paraguay, Brasile e Argentina settentrionale, ma il
contagio è stato ricondotto alla presenza di viaggiatori.
L’epidemia di dengue di quest’anno, però, ha
evidenziato la presenza della temibile Aedes aegypti, vettore della
febbre gialla e della dengue.
Lo studio di Lapolla rivela che la mappa delle regioni colpite dall’invasione
delle zanzare e quella delle regioni in cui la soia gm della Monsanto
è irrorata con il glifosate e i suoi compagni di viaggio,
2-4D, atrazina, endosulfan, paraquat, diquat e clorpirifos, sono
perfettamente sovrapponibili. Si tratta di un territorio composto
da Bolivia, Paraguay, Argentina, Brasile e Uruguay significativamente
ribattezzato dalla Syngenta “Repubblica Unita della Soia”.
Qui, come reiterati studi hanno denunciato, i predatori naturali
delle zanzare sono stati decimati dai potenti agrotossici: pesci,
anfibi, rospi e rane sono pressoché scomparsi nella prateria
della pampa e nei suoi principali specchi e corsi d’acqua
consentendo alle zanzare di riprodursi indisturbate.
CINQUE
ANNI DI CARCERE PER AVER NEBULIZZATO INSETTICIDI IN GIARDINO - IL
MAGISTRATO ACCUSA DI REATO ECOLOGICO UN PENSIONATO DI BARCELLONA
da "EL PAIS", Père Rios, Barcellona
- giovedi 26 Giugno 2008
Reato ecologico per aver trattato con insetticidi
organofosforici i sette alberi del giardino di casa sua. Questa
è l'accusa che grava su un pensionato di Barcellona, che la prossima
settimana siederà sul banco degli accusati. Il Pubblico Ministero
chiede cinque anni e tre mesi di prigione. " Non mi rendo conto
d'aver fatto niente di male", spiega Joan Borràs Flavià. A 75 anni,
non smette di meravigliarsi e ritiene che all'origine di tutto ci
possa essere una dissidio tra vicini.Il conflitto risale al 2002,
quando Rosa Bonich Bonich lo denunciò al Municipio. La donna occupa
una delle varie abitazioni che circondano la casa del pensionato,
situata al numero 42 di Calle de Baltasar de España, a Sant Joan
Despí (Baix Llobregat). Lo accusava di averle provocato una grave
affezione respiratoria, tramite la nebulizzazione di sostanze chimiche
sugli alberi del suo giardino: due aranci, un mandarino, un nespolo,
un noce un limone ed un nocciolo.Dopo la denuncia, furono condotte
diverse indagini ed analisi e si scoprì la presenza, appena misurabile,
di FENTION e di FOSMET, due antiparassitari
organofosforici molto utilizzati, però altamente tossici e le cui
etichette non ne proibiscono l'impiego negli spazi urbani.Nel 2005,
la vicina si costituì contro Borras per lesioni. Secondo lei, la
nebulizzazione dei suddetti insetticidi, le avrebbe causato "una
grave infermità respiratoria e psichica".Nuove indagini avevano
concluso che gli alberi erano abbandonati ed il giudice istruttore
di Sant Feliu di Llobregat archiviò il caso. Fu allora, però, che
entrò in scena il P.M., che fece ricorso e chiese un supplemento
di indagini all'Istituto Nazionale di Tossicologia.Il pensionato
aveva fatto presente che la casa della donna è situata a sei metri
di distanza e che gli altri vicini, anche di età avanzata, non si
sono mai lamentati di alcuna affezione, ma in base alle considerazioni
rilasciate dall'Istituto Nazionale di Tossicologia, relative agli
effetti che possono avere gli antiparassitari organofosforici sulla
salute, il P.M. chiese al giudice che aprisse un processo contro
Borràs, e così si è verificato.
NELL' EUROPA NASCE IL FRONTE TRASVERSALE
ANTIPESTICIDI
Bruxelles - 22 Ottobre
2007
Il Parlamento
europeo esamina oggi tre relazioni sul pacchetto legislativo riguardante
l´utilizzo sostenibile dei pesticidi, la commercializzazione dei
prodotti sanitari e la corrispondente strategia tematica. La discussione
si annuncia vivace, visto che la maggioranza
dei parlamentari europei chiede norme più rigorose di quelle proposte
dalla Commissione Ue (e molto più di quelle attuate attualmente
da molti dei 27 Paesi dell'Unione Europea) per le autorizzazioni
e per l´uso dei pesticidi, soprattutto per tutelare gestanti e bambini
e gli altri soggetti più vulnerabili. Quella che si profila
è però una larga maggioranza trasversale, che va dai Popolari ai
Verdi, che punta a regole molto più restrittive
di quelle proposte dalla Commissione e che avrà certamente un grosso
peso politico sulle decisioni future dell'Ue e degli stessi ministri
europei dell'agricoltura.L'esame del Parlamento europeo riguarda
i primi due stadi del ciclo di vita dei pesticidi: commercializzazione
di nuovi prodotti ed utilizzo quotidiano, mentre rimane fuori dalla
discussione la fase in cui diventano rifiuti. Ad illustrare il progetto
di parere del Parlamento sulla strategia tematica è una relazione
della deputata slovacca Irena Belohororska, del Gruppo dei non iscritti,
che contiene le raccomandazioni di promuovere
un´agricoltura che usi meno pesticidi e con alternative non chimiche.I
parlamentari europei chiedono comunque obiettivi quantitativi di
riduzione, i soli che secondo loro "possono indurre gli Stati membri
a diminuire i pesticidi utilizzati". La verde tedesca Hiltrud Breyer,
nella sua relazione al Parlamento, si occupa della proposta di regolamento
sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari che dovrebbe
rendere più attuale la direttiva europea che risale al 1991.
Dovrebbero
essere riviste le procedure di autorizzazione per i nuovi prodotti
e rafforzate le misure di protezione dell´ambiente e della salute
e ridotti i test clinici sugli animali e nello stesso tempo favorire
la concorrenza industriale per la produzione di prodotti di minor
impatto per gli agricoltori e gli altri utilizzatori.
L´Autorità
per la sicurezza degli alimenti dell'Ue dovrà stilare anche una
"lista positiva" delle sostanze attive alla quale dovranno attenersi
le autorità nazionali per autorizzare i nuovi prodotti fitosanitari.
"Le nuove disposizioni riguardanti i componenti dei pesticidi -
spiega una nota del Parlamento europeo - sono distinte dalle norme
stabilite da Reach per evitare che queste sostanze siano sottoposte
a due procedure di autorizzazione".La proposta della Commissione
europea prevede che la maggior parte delle nuove sostanze sia autorizzata
per dieci anni, quelle a minor rischio per 15 anni e quelle che
possono essere sostituite da sostanze meno tossiche per soli sette
anni, i deputati europei chiedono che "tale periodo sia ridotto
a cinque anni per promuovere il ricorso ad alternative non chimiche".
Da sottolineare che mentre la Commissione propone che i successivi
rinnovi delle autorizzazioni abbiano una durata illimitata,
i parlamentari chiedono che non eccedano dieci anni e
sostengono la proposta di vietare le sostanze genotossiche, cancerogene
, tossiche per la riproduzione o che hanno un impatto sul
sistema endocrino, mentre per le deroghe minori chiedono restrizioni
più severe di quelle che dovrebbe prevedere la Commissione Ue. I
deputati chiedono anche di aggiungere alle
sostanze vietate quelle con effetti neurotossici o immunotossici
e di valutare meglio gli effetti che possono risultare dalla miscela
di diverse sostanze in un prodotto . Per l´autorizzazione
dei prodotti, la Commissione europea suggerisce di dividere l´Ue
in tre zone: Nord, Centro e Sud dove ogni prodotto autorizzato da
uno Stato membro verrebbe automaticamente autorizzato in tutta la
sua zona geografica, ma i deputati sono contrari e preferiscono
un sistema unico "di mutuo riconoscimento" nel quale ogni Stato
avrebbe un certo margine di manovra per accogliere, rifiutare o
rendere più stringente l´autorizzazione.Il secondo stadio di vita
dei pesticidi, cioè il loro utilizzo in agricoltura e silvicoltura,
ma anche nei parchi pubblici, non è ancora regolamentato da una
norma Ue, per questo la Commissione europea propone una direttiva
sull´utilizzo sostenibile dei pesticidi che, tra l'altro, vuole
affidare agli Stati membri l'elaborazione di piani d´azione nazionali
(Pan) che identifichino colture, attività ed aree a maggior rischio
pesticidi e gli obiettivi per portare a soluzione questi problemi.
La direttiva prevede l'abolizione dell'irrorazione
aerea (con qualche deroga) e l'individuazione di aree dove l'utilizzo
di pesticidi deve essere nullo o minimo. Per proteggere i
corsi d´acqua, la Commissione propone zone "cuscinetto" dove siano
totalmente vietati immagazzinamento e uso di pesticidi e i deputati
europei chiedono che queste siano di una larghezza minima di 10
metri. La relazione di Christa Klass, una deputata tedesca del Partito
Popolare Europeo, chiede norme più severe condivise dalla maggioranza
trasversale dei deputati che, pur d'accordo con i Pan, chiedono
che questi si rifacciano ad un obiettivo di riduzione dell'uso di
pesticidi del 25% entro 5 anni e del 50% entro 10 nell'intera Unione
Europea, e fissino severi obiettivi nazionali soprattutto per le
sostanze particolarmente attive o tossiche. I deputati chiedono
agli Stati membri di "instaurare delle tasse o dei prelievi sui
pesticidi con l´obiettivo, a livello nazionale, di finanziare i
Pan e, a livello Ue, di scoraggiare l´uso di pesticidi".
http://www.greenreport.it
SALVATE
I BAMBINI DAL RISCHIO PESTICIDI
Il Manifesto- 21 Settembre 2007
Tendiamo a sottovalutare il rischio rappresentato
dai «pesticidi», nome generico per i numerosi prodotti chimici insetticidi
(agricoli e non), funghicidi, e così via (l'eufemismo più in voga
è fitofarmaci). Eppure si tratta di rischio a lungo termine, e riguarda
non solo chi manipola direttamente questi prodotti (i lavoratori
agricoli ad esempio).
In un recente studio condotto su 60 bambini tra 1 e 6 anni, figli
di lavoratori agricoli nella Carolina del Nord, negli Usa, è risultato
che quasi il 90 per cento aveva tracce di pesticidi nelle urine.
Lo studio è riportato dalla rivista Environmental Health Perspective
(www.ehponline.org),
ed è stato condotto da un gruppo di medici e epidemiologi che hanno
anche intervistato le madri - in spagnolo, perché si tratta di lavoratori
latinos - e osservato le condizioni residenziali e ambientali in
cui vivono i bambini. La conclusione è semplice: i ricercatori hanno
cercato 14 metaboliti dei pesticidi più comunemente usati e nei
campioni di urine di quei bambini ne hanno trovati 13.
In media, ogni bambino aveva quattro diversi pesticidi nella pipì:
segno, dicono i ricercatori, che i figli di lavoratori agricoli
sono sottoposti a molteplici fonti di esposizione ai pesticidi,
e che queste sostanze restano nell'ambiente (in cui i bambini vivono)
per lunghi periodi. I bambini con ogni probabilità sono esposti
ai pesticidi perché abitano vicino ai campi in cui lavorano i loro
genitori, perché ci vanno e ci passano del tempo - magari ci giocano
accanto - o perché le sostanze manipolate restano sugli abiti dei
genitori. Ovviamente anche gli adulti sono esposti al rischio, ma
ancor più i bambini per la loro età e per l'organismo ancora in
fase di rapido sviluppo: «L'effetto di sostanze tossiche sul loro
sistema neurologico può essere devastante», fa notare Danielle Nieremberg,
ricercatrice del Worldwatch Institute di Washington (dal cui sito
riprendiamo la notizia di questo studio). La ricerca condotta in
Carolina del Nord è limitata a una comunità di braccianti ispanici,
ma il risultato è senza equivoci e dovrebbe allarmare: i ricercatori
affermano che per evitare una tale esposizione dei bambini ai pesticidi
sono necessarie diverse misure per modificare le condizioni ambientali
in cui i piccoli vivono, e misure di protezione per i loro genitori.
Aggiungono che sarebbero necessarie ulteriori ricerche per misurare
in modo più preciso l'esposizione di lavoratori e loro figli, e
gli effetti sulla salute dell'esposizione contemporanea a multiple
sostanze.
Del resto, anche i bambini di ambienti urbani sono spesso esposti
a sostanze chimiche nocive - di uso domestico invece che agricolo,
ma non meno tossiche e forse perfino meno controllate. L'articolo
del Worldwatch Institute cita altri studi sui pesticidi metabolizzati
dall'organismo di bambini, anche in questo caso scelti tra i figli
di lavoratori latinos, in quartieri urbani poveri. Cita poi lo studio
pubblicato nel 2006 dalla rivista Pediatrics, che faceva notare
come le donne incinte di New York sono comunemente esposte ad alcuni
insetticidi usati nelle case contro gli scarafaggi: lo studio rivelava
che i bambini con alti livelli di esposizione prenatale al clorpyrifos
(ormai vietato negli Usa nelle zone residenziali) mostrano ritardi
nello sviluppo motorio e mentale.
Il consumo mondiale di pesticidi è aumentato in modo esponenziale
negli ultimi quarant'anni: secondo la stima ripresa dal Worldwatch,
nel 1961 si usavano in media 0,49 chili di «fitofarmaci» per ettaro
coltivato, nel 2004 se ne usano circa 2 chili. Per l'industria chimica
mondiale è un affare colossale, ma al costo di un rischio enorme
per la salute umana: non solo di chi lavora i pesticidi o di chi
li usa, ma anche dei loro figli. E di chi li mangia o li beve. Insomma:
i bambini latinos della Carolina del Nord sono un altro argomento
a favore di un'agricoltura con meno pesticidi. Marina Forti
ORMAI
E' TRASCORSO QUASI UN ANNO DALLA PUBBLICAZIONE SU UNA DELLE PIU'
FAMOSE RIVISTE MEDICHE DI UNO STUDIO SUI DANNI NEUROLOGICI AL SISTEMA
NERVOSO IN VIA DI SVILUPPO CAUSATI DA NUMEROSE SOSTANZE CHIMICHE
IMMESSE DALL' UOMO NELL' AMBIENTE (The Lancet, Nov 8, 2006 - Vol.
368).
18 Settembre 2007
Gli autori hanno denunciato alla comunità
scientifica internazionale una "Pandemia Silenziosa", vale a dire
una vastissima epidemia di danni neurologici, più o meno gravi,
provocata dall'azione tossica sul sistema nervoso in via di sviluppo
di agenti chimici che lo raggiungono attraverso l'inquinamento del
cibo, dell'acqua e dell'aria. Epidemia della quale nessuno parla.
Pochi mesi fa nelle Isole Faroe si è svolta una importantissima
conferenza internazionale sulla tossicità di numerose sostanze chimiche
su organi ed apparati in via di sviluppo ( http://www.pptox.dk/Consensus/tabid/72/Default.aspx
). Gli scienziati sono giunti alle seguenti conclusioni:- le sostanze
chimiche presenti nel corpo della madre sono condivise con il feto
ed il neonato;
- il bambino viene esposto a dosi superiori a quelle della madre
per il suo minor peso corporeo;
- la suscettibilità all'azione tossica di varie sostanze è maggiore
durante lo sviluppo, dal momento del concepimento all'adolescenza;
- le conoscenze attuali hanno permesso di sostituire l'antico paradigma
sviluppato oltre 400 anni fa da Paracelso: "La dose fa il veleno",
con l'attuale verità scientifica: "Il momento dell'esposizione fa
il veleno". Vale a dire che più precoce è l'esposizione ad una sostanza
tossica e maggiori sono i danni. Anche dosi prima ritenute talmente
basse da non essere pericolose, oggi sappiamo che causano danni
molto importanti all'organismo.
- malattie neurologiche,cardiovascolari, respiratorie, immunologiche,
dell'apparato della riproduzione, disfunzioni endocrine, alcuni
tipi di cancro, l'obesità ed alterazioni genetiche sono la conseguenza
dell'esposizione nelle prime fasi della vita a sostanze chimiche
tossiche;
- di particolare importanza è la capacità di modificare l'espressione
genetica. Vale a dire di cambiare il fine dell'attività di un gene.
Tale modifica può predisporre ad una malattia e viene trasmessa
alle generazioni successive. Un apporto considerevole alla presenza
nell'ambiente di questi veleni lo danno la combustione del carbone,
dell'olio combustibile e dei rifiuti.Nel passato si cercava
di dare una dote ai figli. Adesso che la società è evoluta le cose
sono cambiate ed a loro lasciamo una minaccia. Un rischio legato
al loro patrimonio genetico. Questo nuovo tipo di dote sarà tramandata
ai figli dei figli e così via fino alle generazioni più lontaneLoro
non ce lo perdoneranno.Dr. Giovanni GhirbaPediatra - Medici
per l'Ambiente e la Salute dell'Alto Laziowww.gevam.it
VELENI
CONTRO LE ZANZARE NOCIVI E CONTROPRODUCENTI
La Repubblica – 5 agosto
2007
Da mesi, in varie città (e anche a Roma)
camionette con potenti irroratori girano per le aree verdi spruzzando
pericolosi insetticidi contro le zanzare. E i risultati si vedono:
sono scomparse le farfalle, eliminati i pipistrelli e uccelli insettivori
(veri nemici delle zanzare). E anche le cicale, che, nel giardino
di casa mia iniziavano a cantare ogni anno verso il 7 luglio, non
si sono più sentite.
Cercare di sterminare le zanzare adulte con nuvole di veleni non
serve a nulla, contribuisce a cancellare i nemici naturali di questi
insetti e aumenta la loro resistenza a tali prodotti. Inoltre è
nocivo per la nostra salute. Un po’ più di tolleranza e l’uso di
rimedi meno pericolosi (come zanzariere e repellenti naturali) ci
metterebbero al riparo da danni alla salute assai più gravi. Fulco
Pratesi
ESTATE: PRODOTTI ANTI-ZANZARE 'ANNULLANO'
CREME SOLARI, MIX DANNOSO
Roma - Adnkronos Salute - 30
Luglio 2007
Creme solari meno
efficaci per proteggere la pelle dai raggi Uv se usate insieme a
preparati anti-zanzare, insetticidi o insettorepellenti. E il mix
dei due prodotti, frequente in estate, può essere ancora
più insidioso: i solari, infatti, facilitano l'assorbimento,
attraverso la pelle, delle sostanze chimiche contenute nelle formulazioni
antipuntura, ma anche di insetticidi e diserbanti (spesso utilizzati
nelle stagione calda per contrastare la rapida crescita delle erbacce
) dispersi nell'aria e nell'ambiente. Lo ricorda Laura Cavalli,
farmacista di Zea centro studi, organismo che promuove lo sviluppo
delle discipline naturali. ''L'effetto filtro delle creme solari
- spiega l'esperta - viene alterato dai prodotti insetticidi e insettorepellenti,
come dimostrano diversi studi clinici. In pratica queste molecole,
in alcuni punti, rompono la 'rete' meccanica che la crema solare
forma. Così, nei punti che restano scoperti, ci si può
ustionare. In questi casi non sono rari, infatti, gli eritemi a
macchia di leopardo''. Il problema si ha anche nei prodotti solari
che contengono, nella loro stessa formulazione, insettorepellenti.
Altro rischio nell'uso dei solari è il maggiore assorbimento
di sostanze chimiche nocive. ''Queste creme - spiega Cavalli - sono
composte da sostanze che penetrano nella pelle, per veicolare i
principi attivi. E' possibile, quindi, che trascinino con se le
molecole dei prodotti anti-zanzare, rendendole più nocive''.
Purtroppo ciò avviene anche per altre molecole dannose ''che
restano disperse nell'aria: se, per esempio, si è vicino
a una siepe o in un prato in cui è stato spruzzato un prodotto,
questo lentamente evapora. E può arrivare alla pelle. Con
la crema il passaggio 'dentro' la cute è una conseguenza
più che probabile. Tutto questo - denuncia - è il
frutto dell'uso indiscriminato di sostanze che devono tenere lontane
le zanzare e che in realtà poi colpiscono l'uomo''. ''Le
creme solari comuni - spiega Cavalli - contengono l'oxybenzone,
un filtro di sintesi, la cui presenza nella composizione deve essere
per legge evidenziata perché può essere irritante
e non è fotostabile. I prodotti comunemente utilizzati come
insettorepellenti contengono, invece, il Deet (dietiltoluamide),
una molecola ad azione insetticida considerata poco tossica ma che,
in alcune categorie di persone, soprattutto anziani e bambini, può
causare allergia, ipotensione, cefalea e disorientamento''. Il Deet,
tra l'altro, spesso si ritrova anche nella composizione di alcune
creme solari. Diversi studi scientifici hanno evidenziato i problemi
legati all'uso combinato di questi prodotti. In particolare si è
scoperto che la presenza di Deet, nelle preparazioni usate come
filtri solari, diminuisce l’efficacia schermante per i raggi
UV; aumenta la permeabilità cutanea alla sostanza e all’oxybenzone
(filtro solare di sintesi); aumenta la permeabilità cutanea
ai composti organici presenti nell’ambiente come erbicidi
e disinfestanti, anche quelli dispersi nell'aria; inoltre l’isomero
'orto' presente nella miscela del Deet, commercialmente utilizzata,
ha una tossicità due volte maggiore dell’isomero 'meta'.
L'esperta ricorda che la maggiore permeabilità della pelle
alle sostanze chimiche con l'uso delle creme solari è particolarmente
allarmante per ''chi lavora in campagna, abita in zone rurali o
vive in zone residenziali ricche di verde, lavora all’aperto,
si occupa del proprio giardino, usa giustamente filtri solari, ma
si può trovare in un ambiente inquinato da sostanze tossiche,
che non solo possono essere dannose per l'uomo, ma anche per altri
insetti utili come per esempio gli impollinatori''. Il consiglio,
dunque, è di ''usare solari con filtri naturali, insettorepellenti
naturali a base di oli essenziali'', ma anche di impegnarsi ''a
non usare e a non fare usare erbicidi e insetticidi tossici per
l'uomo e per l'ambiente''.
Adnkronos
La città e i pericoli nascosti
AMBIENTE
E VELENI
Corriere della Sera - 23
luglio 2007
In questi ultimi tempi la cronaca romana
si è spesso occupata di veleni. Prima le preoccupazioni dell' assessore
all' Ambiente della Regione, Filiberto Zaratti, che - ispirandosi
a una ricerca e alle dichiarazioni del professor Veronesi sull'
aumento tremendo dei tumori nei bambini - denunciava la sempre più
massiccia presenza di agenti inquinanti nel nostro ambiente, dalle
polveri sottili provocate dal traffico, alle cancerogene emissioni
di gas radon, dalle diossine provenienti dalla combustione delle
plastiche alle radiazioni elettromagnetiche. Un altro episodio sconcertante
è stato quello dei cosiddetti «bocconi avvelenati » sparsi da criminali
in vari parchi della provincia, e specificatamente in quello di
Monte Mario, che hanno portato all' avvelenamento e alla morte tra
atroci dolori di cani e gatti. Vi sono state poi le proteste degli
ambientalisti e di alcuni scienziati sulle irrorazioni aeree di
insetticidi contro la zanzara tigre, una misura che non solo è inutile
e dannosa in quanto elimina gli antagonisti naturali delle zanzare
(come lo stesso Comune ammette), ma espone la popolazione a rischi
di intossicazione. Ciononostante, ancor oggi circolano automezzi
di ditte specializzate attrezzati per questa pericolosa bisogna.
Ma l' estate dei veleni non finisce qui. Da qualche tempo, girando
per la città, si notano alberi di grandi dimensioni deperienti e
spesso morti. Le chiome diventano rossicce, le foglie cadono e in
poche settimane la pianta viene abbattuta. Il fatto che questa «malattia»
colpisca indiscriminatamente e contemporaneamente essenze di diversa
specie, fa nascere il sospetto che tali presenze arboree - considerate
un intralcio alla costruzione di autorimesse, di essere colpevoli
di sommuovere con le radici i giardini e i marciapiedi, di portare
in casa «bestie» ma soprattutto ladri - siano vittime di abili e
organizzati «avvelenatori ». Nella mia passata esperienza di architetto
ho dovuto più volte misurarmi con costruttori i quali, per ricavare
un terreno in città privo di imbarazzanti alberature, non esitavano
a ricorrere a questi ignobili mezzi. Così, mentre il Comune si impegna
civilmente a piantare nuovi alberi negli spazi pubblici, i privati
operano nella direzione opposta, a tutto discapito dell' aria che
respiriamo. Perché, molti non lo sanno, oltre a fornire ossigeno
e catturare CO2, sulle chiome si sedimentano le particelle carboniose
e inquinanti che altrimenti finirebbero negli alveoli polmonari
nostri e dei nostri bambini. Fulco Pratesi
Uno studio sull'Artico pubblicato dalla prestigiosa rivista
scientifica. Composti di profumi e detergenti si sciolgono nel mare
senza lasciare tracce
SU SCIENCE
LA CACCIA AGLI INQUINANTI INVISIBILI. SONO UN TERZO DELLE SOSTANZE
"INNOCUE".
Secondo i
ricercatori canadesi andrebbero rivisti i criteri con cui si classificano
le sostanze dannose e pericolose"La Repubblica",
22 Luglio 2007ROMA
- Inquinano senza lasciare traccia. Al punto che un terzo delle
sostanze inquinanti potrebbe essere stato "ignorato". E' il risultato
di uno studio canadese pubblicato dalla rivista Science, secondo
cui i criteri con cui si classificano i composti dannosi andrebbero
rivisti. La ricerca effettuata su animali che vivono nell'Artico
ha infatti evidenziato come una serie di sostanze finora considerate
innocue siano invece dannose.
I ricercatori canadesi dell'università di Burnaby hanno studiato
una serie di molecole organiche, residui di pesticidi e detergenti,
che non sono considerate pericolose perché non si accumulano negli
anelli più bassi della catena alimentare, alghe e piccoli pesci.
Verificando la loro presenza in animali più grandi, come beluga,
anatre e orsi polari, i tossicologi ne hanno però trovato alti livelli.
La spiegazione è che queste sostanze si sciolgono facilmente in
acqua, e quindi vengono eliminate dagli animali muniti di branchie,
mentre è più difficile espellerli per quelli che respirano nell'aria
come beluga, anatre, orsi polari.
La misura più comune della tendenza di una sostanza chimica a bioaccumularsi,
cioè ad aumentare la sua concentrazione man mano che si sale nella
catena alimentare, si concentra sulla sua solubilità nell'acqua.
I policlorobifenili (Pcb), ad esempio, molto utilizzati dall'industria
come lubrificanti e isolanti, non si sciolgono nell'acqua, ed è
quindi molto difficile per gli organismi marini espellerli, tanto
che nei pesci se ne trovano concentrazioni fino a 100 volte superiori
a quelle delle alghe.
I tossicologi dell'università canadese di Burnaby hanno analizzato
una serie di sostanze che invece si sciolgono facilmente nell'acqua,
e quindi non si accumulano nei tessuti degli abitanti degli oceani.
La lista dei composti studiati comprende pesticidi come il lindano,
ma anche composti organici presenti in profumi e detergenti. Il
risultato è stato che il livello di queste sostanze non aumenta
in alghe, licheni e piccoli pesci, mentre c'è bioaccumulazione negli
animali più grandi.
"Stiamo ignorando moltissime sostanze - sostiene Frank Gobas, che
ha coordinato lo studio - bisogna cambiare il modo di valutare la
pericolosità degli inquinanti e riscrivere le regole". Secondo i
ricercatori la spiegazione del fenomeno sta nelle caratteristiche
della respirazione dei diversi organismi studiati: quelli che respirano
nell'acqua bioaccumulano le sostanze come i Pcb o il Ddt perché
queste non si sciolgono, a differenza di quelle oggetto di questo
studio che invece sono espulse facilmente.
Negli animali che non hanno le branchie invece sia gli inquinanti
idrosolubili che quelli non idrosolubili si accumulano nei tessuti,
e non vengono eliminati, anche per il lento ritmo di respirazione.
Il problema riguarda anche l'uomo: nel latte umano della popolazione
degli Inuit i tossicologi canadesi hanno trovato alti livelli delle
sostanze studiate.
L'Artico è una zona particolarmente sensibile per gli inquinanti,
a causa delle correnti atmosferiche e della temperatura che ne fanno
il "deposito" degli inquinanti di tutto il mondo. Lo scorso anno
il Wwf ha lanciato un allarme sugli effetti delle sostanze chimiche
sugli animali della zona, che vanno dalle malformazioni ai disordini
metabolici all'infertilità.
Oltre che dall'inquinamento, gli animali sono minacciati anche dagli
effetti del riscaldamento globale: un ultimo esempio lo ha fornito
uno studio apparso questa settimana sulla rivista Polar Biology,
secondo cui gli orsi polari sono sempre più costretti a lunghe migrazioni
per trovare le condizioni adatte a fare il nido a causa dello scioglimento
dei ghiacci. Monitorandone gli spostamenti via satellite gli scienziati
dell'Istituto americano per la Sorveglianza Geologica (Usgs) hanno
trovato che sulle coste artiche ormai nidifica il 37 per cento degli
orsi in meno rispetto al 1998, mentre gli altri si spostano sempre
più all'interno.
Repubblica.it
I PESTICIDI
SONO UN RISCHIO SANITARIO SOTTOVALUTATO, ELEVANO SOPRATTUTTO IL
RISCHIO DI TUMORI AL CERVELLO
News GEVAM n. 72 - 3 Luglio
2007
I contadini particolarmente
esposti ai pesticidi, ma anche le persone che li usano per le loro
piante d'appartamento, hanno il doppio di possibilita' di sviluppare
un tumore al cervello. Lo rivela uno studio francese pubblicato
sulla rivista "Occupational and environmental medecine" del 5 giugno.
L'indagine e' stata condotta su oltre cinquecento pazienti e, con
altri studi scientifici gia' noti, mostra come l'esposizione ai
pesticidi aumenti i rischi di diversi tipi di cancro (glioma, sarcoma,
cancro della prostata) oltre che di patologie neurodegenerative.
Sarebbe bene proseguire con questi studi, per cercare d'associare
i rischi all'una o all'altra famiglia di pesticidi presenti nell'alimentazione.Fonte
: Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori
- http://www.aduc.it
TUMORI AL
CERVELLO CAUSATI DA PESTICIDI
7 Giugno
2007
Anche
l'insetticida da usare per le piante in casa e' accusato di favorire
l'insorgenza di tumori al cervello. A dirlo e' una ricerca francese,
pubblicata su Occupational & Environmental Medicine,
che ha evidenziato come chi lavori nell'agricoltura "moderna" (quella
con i pesticidi) abbia una possibilità tripla di sviluppare un glioma,
rispetto alla media della popolazione. Chi usa insetticidi domestici
si espone ad un rischio doppio
http://www.ecoblog.it/
PESTICIDE ACTION NETWORK – PAN
Pesticide Action
Network (PAN) è una rete di oltre 600 organizzazioni non governative,
dove le istituzioni e gli individui di oltre 90 paesi lavorano per
sostituire l'uso di insetticidi pericolosi con alternative ecologicamente
sane. I suoi progetti e le sue campagne sono coordinati da cinque
Centri Regionali Autonomi: Nord America PAN, America Latina PAN,
Europa PAN, Asia e Pacifico PAN, Africa PAN.
Pesticide Action Network Europe è stata formata nel 1983. L’obiettivo
principale del suo lavoro è fare partire misure per agevolare una
riduzione dell’ uso di insetticidi su tutto il territorio. Le attività
includono la riduzione a livello nazionale di insetticidi, la promozione
dell’agricoltura organica e sostenibile, affrontare il problema
degli insetticidi a livello di Unione Europea, la pubblicazione
di un notiziario trimestrale PAN Europe, l’organizzazione di una
conferenza annua.
http://www.pan-europe.info/
INQUINAMENTO
e VIE AEREE DEL BAMBINO
Le patologie
determinate dalla presenza di inquinanti atmosferici
sono molteplici e in costante crescita negli ultimi anni: l’eczema
atopico, le dermatiti da contatto, le congiuntiviti, come anche
malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio e dell’apparato
respiratorio, rappresentano una causa di frequente consultazione
del medico.
Si stima, per esempio, che l’incremento del 30% dell’asma
e delle malattie allergiche, registrato nell’ultimo decennio, sia
riconducibile all’inquinamento atmosferico (Fonte: FIMMG).
A esso sono imputabili disturbi quali la secchezza delle mucose
respiratorie, la riduzione delle normali difese aspecifiche con
maggiore rischio di infezioni, fino a vere e proprie sindromi che
si manifestano con una diminuzione della funzione respiratoria.
Ciò è particolarmente vero nei bambini, nei
quali le vie aeree hanno diametri minori rispetto all’adulto
e fenomeni irritativi o infiammatori che, se nell’adulto provocano
solo lievi disturbi, nel piccolo paziente possono causare un’ostruzione
significativa. Inoltre, in rapporto alle loro dimensioni, i bambini
hanno un maggiore fabbisogno di ossigeno, per cui respirano più
rapidamente e inalano per ogni Kg di peso corporeo più elementi
inquinanti. Il bambino è anche esposto al fumo passivo dei familiari,
passa più tempo all’aperto, spesso facendo attività fisica e aumentando
così gli scambi polmonari e il rischio di inalare inquinanti.
Quando questi ultimi si concentrano sulle mucose superando livelli
accettabili perché siano garantiti meccanismi di difesa, si innesca
una risposta difensiva che si manifesta in una maggiore produzione
di muco bronchiale, più denso e più viscoso del normale. Questo
fenomeno, inizialmente difensivo appunto, finisce per divenire controproducente,
poiché porta a una diminuzione della depurazione del muco bronchiale
e a una conseguente minore rimozione di inquinanti, germi e allergeni.
www.automedicazione.it/
Conferenza Internazionale
sulla programmazione fetale e la tossicità nell’età dello sviluppoTorshavn,
Isole Faroe – 20 -24 maggio 2007 Dichiarazione delle isole
Faroe, giovedì, 24 maggio 2007
Effetti
sulla salute umana dell’esposizione alle sostanze tossiche presenti
nell’ambiente nell’etA' dello sviluppo
Background
La vita fetale e la prima infanzia sono periodi caratterizzati
da un’elevata sensibilità ai rischi ambientali. L’esposizione tossica
agli inquinanti chimici nel corso di queste fasi di maggiore vulnerabilità
può causare malattia e disabilità nei neonati, nei bambini e nell’intero
ciclo della vita umana. Tra gli effetti dell’esposizione tossica
riconosciuti in passato, ricordiamo le malformazioni congenite e
altri esiti negativi della gravidanza. Tali esiti possono essere
immediatamente visibili e sono stati messi in relazione con l’esposizione
alle sostanze tossiche durante o subito dopo la gravidanza. Anche
gli effetti meno evidenti di tale esposizione possono condurre in
seguito a importanti anomalie funzionali e a un aumento del rischio
di malattia. La nozione di “plasticità” riferita allo sviluppo funzionale
degli organi e al rischio di malattia ha trovato numerose conferme
sia in studi sperimentali sia in studi epidemiologici. Il periodo
della vita in cui ha luogo l’esposizione alle sostanze tossiche
– specie nei periodi critici di sensibilità - è per tanto divenuto
un fattore da tenere in grande considerazione nelle valutazioni
tossicologiche. Tra il 20 e il 24 maggio del 2007, ricercatori del
campo della salute e della chimica ambientale, della biologia dello
sviluppo, della tossicologia, dell’epidemiologia, della nutrizione
e della pediatria si sono radunati a Torshavn, nelle isole Faroe,
per la Conferenza Internazionale sulla programmazione fetale e la
tossicità nell’età dello sviluppo. Intento della conferenza era
quello di evidenziare le nuove conoscenze sugli effetti dell’esposizione
tossica in età prenatale e nella prima età post-natale e i loro
effetti prolungati sulla persona nel corso della vita umana.Per
la prima volta i principali esperti della materia hanno focalizzato
i loro studi sui dati umani e sull’interpretazione dei risultati
di laboratorio per far luce sui rischi che l’ambiente provoca alla
salute umana. Stato dell’arte della ricerca Il feto in formazione
è straordinariamente sensibile alle perturbazioni dell’ambiente
intrauterino. Lo sviluppo fetale si adatta all’ambiente intrauterino
degli alimenti e degli apporti energetici per prepararsi alle previste
condizioni ambientali post-natali. Se si verifica un divario tra
l’ambiente prenatale e quello post-natale, possono verificarsi anomalie
nel metabolismo energetico, nelle funzioni endocrine e nello sviluppo
degli organi. L’evoluzione sembra aver favorito un fenotipo programmato
per il massimo risparmio nell’uso di energia. Ciò tuttavia, in un
ambiente caratterizzato da notevole disponibilità di cibo e limitato
dispendio energetico, può accrescere la possibilità di sviluppare
obesità, sindrome metabolica e malattie associate. Anche i meccanismi
fisiologici implicati nello sviluppo del metabolismo energetico
e nutritivo sono fortemente sensibili agli effetti tossici delle
sostanze chimiche presenti nell’ambiente. L’esposizione alle sostanze
chimiche durante la vita prenatale e la prima età post-natale può
determinare effetti importanti sull’espressione genetica. Questa
determina il normale sviluppo e predispone al rischio di malattia
durante l’adolescenza e la vita adulta. Molte sostanze presenti
nell’ambiente possono alterare l’espressione genetica mediante metilazione
del DNA e rimodellamento della cromatina. Questi mutamenti epigenetici
possono causare modifiche permanenti in determinati organi e tessuti
e un accresciuto rischio di malattia che può coinvolgere persino
le generazioni successive (…).L’esposizione in età prenatale al
dietilstilbestrolo, farmaco estrogenico per donne incinte oggi caduto
in disuso, determina un accresciuto rischio di cancro alla vagina,
all’utero e al seno. Bassi livelli di esposizione in fase di sviluppo
a un particolare ingrediente della plastica, il bisfenolo A, possono
dar luogo a un più elevato rischio di cancro al seno o alla prostata.
L’esposizione in età prenatale al vinclozolin, un comune fungicida,
è anch’essa responsabile del successivo sviluppo del cancro. Tutte
queste, sono sostanze solo marginalmente, o affatto, cancerogene
per l’organismo adulto, ma sono tuttavia pericolose per il feto
in via di sviluppo. Inoltre, quando l’esposizione a un agente cancerogeno
avviene nelle prime fasi dello sviluppo, l’aspettativa di vita è
superiore al periodo di latenza necessario allo sviluppo della malattia.
Il funzionamento del sistema riproduttivo umano può essere fortemente
danneggiato dai cambiamenti che si verificano nell’ambiente ormonale
intrauterino. Negli uomini la sempre maggiore incidenza di cancro
ai testicoli, bassa qualità del seme e criptorchidismo sono stati
tutti messi in relazione con l’esposizione in fase di sviluppo al
fumo materno e a sostanze chimiche dannose per il sistema endocrino,
ad esempio il dietilstilbestrolo. Ulteriori fattori di rischio comprendono
trattamenti per la fertilità della donna, esposizione agli ftalati
ed esposizione professionale ai pesticidi con sospetta attività
estrogena e antiandrogena. L’esposizione in età perinatale a sostanze
chimiche che interferiscono con il sistema endocrino, come bifenili
policlorinati o polibrominati, endosulfan, o composti del DDT, possono
influenzare lo sviluppo puberale e la maturazione sessuale durante
l’adolescenza. L’espressione di alcuni di questi effetti potrebbe
essere accentuata da una predisposizione genetica.Il cervello è
particolarmente sensibile all’esposizione alle sostanze tossiche
durante lo sviluppo. Lo sviluppo cerebrale avviene nel corso di
una serie complessa di fasi che devono essere completate nel giusto
ordine e al momento giusto. Lievi riduzioni dell’attività cerebrale
possono avere gravi ripercussioni sulla funzionalità sociale e sulla
capacità di svolgere attività economiche, anche in assenza di ritardo
mentale o di malattie evidenti. Anche nel caso che singole sostanze
neurotossiche contaminanti abbiano solo effetti trascurabili, la
combinazione di diverse di queste sostanze, insieme ad altri fattori
avversi, come lo stress materno o la riduzione della funzionalità
tiroidea, può determinare una notevole diminuzione dell’attività
cerebrale e predisporre allo sviluppo di gravi malattie degenerative.Anche
il sistema immunitario è soggetto a un importante sviluppo prima
e dopo la nascita. Recenti prove dimostrano che l’esposizione ad
alcune sostanze chimiche immunotossiche, come bifenili policlorinati
e atrazina, e lo stress materno possono far sì che il sistema immunitario
reagisca in modo assolutamente anomalo a proteine sconosciute e
quindi anche ai vaccini. Tali effetti potrebbero essere causati
da un cambiamento nell’equilibrio del sistema immunitario, con una
maggiore suscettibilità alle infezioni e un maggior rischio di allergie
nel bambino.Mentre la ricerca sugli effetti delle sostanze tossiche
nella fase dello sviluppo ha finora messo in luce il ruolo dell’esposizione
materna e dell’ambiente neonatale, vi è la possibilità che anche
l’esposizione per via paterna incida sullo sviluppo del bambino.
Studi sperimentali indicano che le radiazioni ionizzanti, il fumo
e certe sostanze chimiche possono essere importanti e che determinate
esposizioni possono influenzare anche l’equilibrio nel sesso dei
bambini. Conclusioni • Tre aspetti della salute del bambino
sono importanti in relazione ai rischi della tossicità nell’età
dello sviluppo. In primo luogo il peso delle sostanze chimiche presenti
nel corpo della madre sarà condiviso dal feto o dal neonato ed è
probabile che il bambino sia esposto a dosi tanto più grandi quanto
maggiore è il peso corporeo. In secondo luogo la suscettibilità
a effetti avversi è maggiore nel corso dello sviluppo, che va dal
periodo precedente la nascita fino all’adolescenza. Infine l’esposizione
alle sostanze tossiche presenti nell’ambiente può condurre a danni
funzionali permanenti e a un incremento del rischio di malattia.
• La ricerca sul ruolo dell’ambiente nella programmazione della
salute e della malattia nella fase dello sviluppo ha pertanto condotto
a un nuovo paradigma nella conoscenza tossicologica. Il vecchio
paradigma, sviluppato oltre quattro secoli fa da Paracelso, recitava
“la dose fa il veleno”. Tuttavia per l’esposizione prolungata nella
fase del primo sviluppo, il fattore più determinate è quello relativo
al periodo in cui ha luogo l’esposizione, per cui ‘il periodo fa
il veleno”. Tale paradigma esteso deve essere tenuto nella massima
considerazione se si desidera salvaguardare il feto e il bambino
da rischi evitabili (…). • Tra i meccanismi coinvolti, particolare
preoccupazione è causata dalle modifiche dell’espressione genetica
dovute ad alterata marcatura epigenetica. Queste possono condurre
non solo a una maggiore suscettibilità alle malattie nel corso della
vita, ma anche alla trasmissione degli effetti negativi alle generazioni
successive. • La maggior parte delle malattie croniche è caratterizzata
da multicausalità e da complessità. La comprensione di questi processi
richiede un approccio più olistico focalizzato sui sistemi e la
biologia dei tessuti. Raccomandazionio Gli studi sull’eziologia
della malattia umana devono includere per tanto il primo sviluppo
e caratterizzare in modo appropriato i fattori che determinano le
funzioni degli organi e il successivo rischio di malattia. Tali
relazioni possono essere analizzate al meglio in futuri studi a
lungo termine, mentre le esistenti o programmate coorti di nascita
devono essere utilizzate a questo scopo (…). o La valutazione dell’esposizione
chimica ambientale deve porre l’accento sul periodo del primo sviluppo.
I dati sull’esposizione già oggi abitualmente raccolti devono essere
ottimizzati perché sia possibile utilizzarli negli studi epidemiologici.
Il sangue e tessuto del cordone ombelicale, il latte umano e altri
campioni biologici possono essere utilizzati per valutare i biomarcatori
di esposizione e rilevare le modifiche dell’espressione genetica.
o Poiché gli uomini sono esposti a numerose sostanze chimiche durante
il periodo dello sviluppo e per tutta la durata della loro vita,
in un approccio alla malattia che si proponga di analizzare l’intera
vita umana, è necessario prendere in considerazione la compresenza
di più forme di esposizione. Deve essere inoltre studiata l’interazione
con altri fattori legati allo stile di vita, come l’assunzione di
sostanze nutrienti essenziali e l’ambiente sociale. La ricerca deve
infine considerare il ruolo della variazione genetica e della predisposizione
genetica alla malattia. o I test tossicologici e le valutazioni
di rischio delle sostanze chimiche ambientali devono tenere conto
della vulnerabilità caratteristica del primo sviluppo e delle implicazioni
a lungo termine degli effetti avversi della programmazione. Nonostante
già esistano protocolli per i test di valutazione della tossicità
riproduttiva e dello sviluppo neurotossico, il loro utilizzo non
è parte della pratica corrente e il potenziale di questi effetti
non è per tanto necessariamente considerato nella determinazione
dei livelli di sicurezza dell’esposizione ambientale.Le prove
raccolte indicano che la prevenzione contro l’esposizione tossica
alle sostanze chimiche ambientali dovrebbe mirare a proteggere il
feto e il bambino in quanto parti della popolazione altamente vulnerabili.
In virtù della continua esposizione ai numerosi tossici ambientali,
è necessario mettere nuovo impegno nella prevenzione del danno.
Tale opera di prevenzione non deve attendere la produzione di prove
dettagliate su ciascun fattore di rischio poiché il ritardo nell’assunzione
delle necessarie decisioni condurrebbe alla propagazione dell’esposizione
tossica e delle sue conseguenze a lungo termine. Le pratiche attualmente
in uso devono essere pertanto riviste per rispondere alla necessità
di proteggere le fasi più vulnerabili della vita mediante un maggiore
ricorso all’approccio precauzionale e alla riduzione dell’esposizione.
Questa dichiarazione è stata elaborata dalla Commissione scientifica
internazionale della conferenza sulla base dei commenti e dei suggerimenti
offerti dai partecipanti. La dichiarazione, rivista solo a fini
editoriali, sarà inclusa negli atti della conferenza.
ZANZARA
TIGRE: VADEMECUM SU COME SOPRAVVIVERE AGLI ATTACCHI ESTIVI FACENDO
USO DI METODI NATURALI
17 maggio 2007
La lotta alle
zanzare si svolge ormai da tempo attraverso il massiccio impiego
di sostanze chimiche che, oltre a rivelarsi totalmente inutili,
diventano anche un pericolo per la nostra salute. Grazie a quest’utilizzo
indiscriminato, abbiamo avvelenato l’ambiente e compromesso la vita
dei principali “nemici” della zanzara, il cui numero è andato crescendo
di anno in anno.
Sono i rimedi naturali che, oltre ad essere del tutto innocui, sono
anche i più efficaci. Ad esempio, il Neem, l’albero sacro dell’India,
è un potentissimo repellente: il suo olio essenziale può essere
utilizzato direttamente sulle parti esposte del nostro corpo, oppure
come anti-larvale sui sottovasi o sulle grondaie. Può essere utilizzato
anche sugli animali domestici. Ma vi sono anche altri oli essenziali
utilissimi come repellenti: il cedro, il geranio africano, la citronella,
il basilico sacro (pianta diversa dal basilico nostrano) che tengono
lontani gli insetti.
Se invece veniamo punti, è consigliabile utilizzare come lenitivo
essenze come eucalipto e basilico, evitando invece qualsiasi prodotto
chimico la cui pericolosità è accertata soprattutto quando ci si
espone alla luce del Sole. L’unico piccolo inconveniente degli oli
essenziali è che devono essere applicati sul corpo ogni ora circa
per rinnovarne l’effetto.
Oltre a cambiare le nostre abitudini, possiamo cercare di aiutare
le specie “nemiche” delle zanzare, sia adulte che allo stadio larvale.
Per quanto riguarda l’insetto adulto, il maggior antagonista è il
pipistrello: ogni esemplare di questo innocuo mammifero può arrivare
a mangiarne duemila in una sola serata! Per attirarlo si può provare
ad installare delle bat-box, appositi rifugi in legno di dimensioni
contenute e di tipologie differenti a seconda del luogo dove vengono
installate: alberi, pali, pareti di abitazioni, ecc.
Anche gli uccelli insettivori possono concorrere alla limitazione
delle zanzare, poiché se ne cibano insieme ad altri insetti. E molti
anfibi si nutrono di zanzare: rospi, raganelle & company ma – purtroppo
– sono sempre più rari a causa della distruzione degli habitat.
Un ruolo importantissimo nel controllo delle larve hanno i pesci,
in particolare la tinca che ne è particolarmente ghiotta; sembra
inoltre che anche la Gambusia, un piccolissimo pesciolino americano,
sia in grado di distruggere un notevole numero di larve di zanzara,
ma attenzione! Va immesso solo in piccoli specchi d’acqua chiusi
e privi di sbocchi naturali: si tratta infatti di un pesce di origine
americana che, se mescolato alle specie autoctone italiane potrebbe
alterare il nostro ecosistema acquatico.
http://www.enpa.it/
STRAGE
DI API : REVINE CONDANNATO
Il Comune risarcirà il danno del veleno antizanzare
Revine
15 maggio 2007
Gli apicoltori Gino Fregonese e Giuseppe Dal Gobbo hanno vinto
la causa contro il Comune riguardante il risarcimento del danno
causato dalla strage di api provocata da un insetticida irrorato
con l’uso di un elicottero sopra i laghi di Revine e Tarzo e nelle
immediate vicinanze dove si trovavano numerosi alveari. Il comune
di Revine è stato condannato dal Tribunale di Treviso a risarcire
i danni causati dall’insetticida utilizzato contro le zanzare, che
ammontano a circa 10 mila euro ai quali si aggiungono le spese per
altri 8 mila euro. Le api sono state uccise dal Phenotrin*, un veleno
dichiarato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie “molto tossico
sia per le api che per i pesci”. L’allarme è stato lanciato dall’apicoltore
Mario Anacleto De Luca di Cison, considerato un grandissimo esperto
in materia di apicoltura e i cui mieli hanno vinto numerosi premi
nazionali per la loro purezza e bontà. E’ intervenuto sulla segnalazione
dei colleghi. Ha visitato gli alveari, ha raccolto i campioni di
api morte e ha documentato fotograficamente sia i danni che l’elicottero
in azione. Gli apicoltori, attraverso la loro associazione APAT,
avevano ottenuto incontri con i sindaci di Tarzo e Revine Lago,
rappresentanti dell’Usl 7 e del servizio veterinario della Regione
che però non erano giunti ad alcuna conclusione. L’apicoltore de
Luca, che è anche socio WWF, ha allora chiesto l’intervento del
rappresentante locale del WWF Luciano De Blasi, che si è documentato
sugli effetti dell’insetticida attraverso le strutture del prof.
Giorgio Celli, docente nell’Istituto di Entomologia agraria dell’Università
di Bologna. A questo punto la Direzione del Servizio Sanitario Regionale
ha proceduto all’immediata sospensione dei trattamenti. Dal Gobbo
e Fregonese hanno deciso di chiedere ai Comuni il risarcimento dei
danni. Il Tribunale ha dato loro ragione. I laghi di Revine e Tarzo
sono stati dichiarati Sic (siti di importanza comunitaria) per la
ricchezza della loro biodiversità, la fragilità di questo ambiente
è ben nota e quindi si impone la massima attenzione in ogni intervento.
La
Tribuna di Treviso* Per ulteriori informazioni
sul piretroide Phenotrin:
www.italservizi.it/schede_tecniche/india%20schede%20sicurezza/factulv.pdf
USA: ARRIVANO
I BIONEERS
USA: arrivano
i bioneers, dall'inglese biological e pioneers, i nuovi pionieri
ambientalisti. Sono decine di migliaia ed hanno fondato oltre duecento
comunità negli Stati Uniti. Vengono considerati dai mass
media e dai politici un vero movimento culturale, il più
interessante dell'ultimo ventennio, trasversale, apartitico, influente.
I sondaggi rivelano che sono sempre più numerosi gli americani
decisi a impegnarsi nel risanamento del globo. Il governo Bush pare
non tenerne conto ma il mercato sì, eccome …
Fonte Primaria: L'Espresso
Sono i duri e puri dell'ecologia. Milizia pacifica del nuovo ambientalismo
nato negli Usa. E sono forti dell'appoggio di Hollywood:
Mangiano bio. Coltivano secondo natura. Guidano auto a basso impatto
di inquinamento. Riciclano. Costruiscono eco e tengono d'occhio
i consumi. E indicano tutti il verde, quando si tratta di scegliere
il colore preferito. Quello dei soldi? No, della terra. Da proteggere
e guarire. Perché - dicono loro - se il pianeta si salva,
si salvano anche gli uomini. Parola di bioneers (dall'inglese biological
e pioneers), i nuovi pionieri ambientalisti decisi a salvaguardare
il mondo: scienziati e artisti, medici e sciamani, giardinieri e
agricoltori, architetti, giornalisti, preti, poliziotti, mamme,
insegnanti. Si incontrano una volta all'anno in California e ogni
minuto sul web, nella community virtuale di www.bioneers.org
. Scrivono libri, conducono programmi radio e tv, disegnano fumetti.
Organizzano incontri, conferenze e workshop. Si scambiano consigli,
informazioni, testimonianze. Fondano associazioni, si mobilitano
per risanare un quartiere, un bosco, un acro di terreno, un corso
d'acqua. Per piantare un albero o raccogliere un frutto, per difendere
la qualità del cibo, delle medicine, degli indumenti. Negli
Usa, dove hanno sede - in New Mexico - ma non soltanto. Nell'ultimo
biennio, il movimento verde ha conquistato simpatizzanti anche oltre
confine, in Canada, Messico, Brasile, Giappone e in Europa (Gran
Bretagna, Spagna, Russia, Croazia). E dire che, quindici anni fa,
quando il fondatore Kenny Ausubel coniò per primo la definizione
di 'bioniere', ora entrata di diritto nelle enciclopedie e nei dizionari
inglesi, non erano che un centinaio, per di più etichettati
dalla stampa come l'ennesima formazione di stampo new age.
Oggi, i bioneers sono decine di migliaia - oltre duecento le comunità
negli Stati Uniti - e vengono considerati un vero movimento culturale,
il più interessante e capillare del Paese a stelle e strisce
nell'ultimo ventennio. Trasversale, apartitico, influente. Tanto
da meritarsi l'attenzione della classe politica, di attori, registi,
sociologi. E oltre dodicimila presenze, tra partecipanti e ascoltatori
via satellite, all'annuale appuntamento con la Bioneers Conference
(vero e proprio festival dei bio-pionieri: il prossimo è
fissato a San Rafael, California, dal 20 al 22 ottobre). Insomma,
sono diventati una forza della natura. Quasi una milizia armata
di pazienza e buone intenzioni.
I loro principi? Sostenibilità e salute, interdipendenza
e cooperazione.
"Ogni giorno cerchiamo soluzioni e strategie per 'restaurare'
il pianeta", spiega Kenny Ausubel. "Le soluzioni? È
la Terra stessa a indicarle. Nel mondo naturale, tutto è
strettamente connesso e tutto lavora per la propria conservazione.
Non ci sono sprechi, non ci sono malattie. Basta osservare, studiare.
E rendersi conto che chi ha messo in pericolo la salute del pianeta
ha il dovere di prendersene cura. Non è un caso che i Bioneers
siano nati negli Usa: il rimedio, come recita un detto dell'Amazzonia,
si trova sempre vicino al veleno", conclude.
Come loro la pensano molti connazionali. Le statistiche parlano
chiaro: sono sempre più numerosi gli americani decisi a impegnarsi
nel risanamento del globo. Coloro che si dichiarano preoccupati
per le sorti dell'ambiente sono cresciuti dal 66 al 77 per cento
in due anni (fonte: Gallup polling data). Gli uragani abbattutisi
sul Nordamerica negli ultimi anni (Katrina su New Orleans in primis)
hanno dimostrato che c'è in gioco la sopravvivenza del pianeta
e dei suoi abitanti. E le campagne eco-oriented di Robert Fitzgerald
Kennedy Jr. e di Al Gore hanno fatto proseliti, così come
il film-documentario interpretato proprio da Al Gore e diretto dal
regista David Guggengheim ha spopolato nelle sale cinematografiche
d'oltreoceano. Si intitola 'An inconvenient truth' e spiega, senza
mezzi termini, le conseguenze del surriscaldamento globale. I colpevoli?
Petrolio, governi e multinazionali, d'accordo. Ma anche ogni essere
umano, negli Stati Uniti o in ogni altro metro quadrato del mondo.
"Il futuro della Terra dipende da ognuno di noi e dai nostri
comportamenti", si infervora l'architetto e designer William
McDonough, autore della bibbia dei greeners, 'Cradle to Cradle'
(giunto alla quinta ristampa), nonché accanito sostenitore
della bioneer-filosofia e della necessità per le aziende
di trasformarsi e diventare eco-friendly. "Il mio consiglio?
Prendete l'oggetto che più vi è caro - l'auto, la
borsa, le scarpe - e rivolgetevi al produttore. Pretendete che la
replichi rispettando la natura e le sue 'istruzioni'", dice.
Per niente facile. Ma con lui si sono schierati tanti volti noti
dello star system, a dare il buon esempio di impegno eco-sostenibile.
Lo hanno fatto, tra gli altri, Billy Bob Thorton e Daryl Hannah,
Kevin Bacon e Robert Redford, James Taylor e Cameron Diaz.
Ognuno di loro ha confessato il suo 'segreto verde'. E se riciclare
è l'imperativo in casa Thorton, la Hannah fa scorta di cibo
soltanto nei supermarket biologici. Bacon fa attenzione al packaging
ed evita la plastica di sacchetti e confezioni, mentre Redford e
Taylor preferiscono dare il loro contributo alle associazioni ambientaliste.
La Diaz è più radicale. Oltre a utilizzare soltanto
detersivi bio-compatibili e degradabili, da conduttrice di Trippin'
(nel 2005, su MTV) ha costretto amici e colleghi dello showbiz,
compreso il fidanzato Justin Timberlake, a viaggiare con lei alla
scoperta di parchi nazionali e mete naturalistiche. Lo scopo? Imparare
le regole fondamentali dell'eco-turismo.
L'attrice è stata tra le prime, con Leonardo Di Caprio, ad
acquistare e guidare l'auto che secondo i bioneers risulta, a tutt'oggi,
la più eco-corretta: la Toyota Prius Hybrid Sinergy Drive.
Ha due motori, uno elettrico e uno tradizionale. E consente di risparmiare
sul carburante (e pertanto di limitare le emissioni di ossido di
carbonio). Con meno di 4 litri di benzina fa oltre 80 chilometri
, per la gioia dei bioneers e della casa automobilistica giapponese.
Così sono le Prius ad affollare i parcheggi e i garage dei
pionieri biologici, insieme alle biciclette, ai nuovi materiali
ecologici e ai pannelli solari nelle case a basso impatto ambientale.
Secondo il settimanale 'Newsweek', che alla fortissima tendenza
verde ha dedicato un intero numero, sono in aumento gli americani
e gli europei che stanno rivoluzionando il loro stile di vita, assumendosi
le proprie responsabilità. Le grandi aziende non possono
stare a guardare. Tesco, ad esempio, colosso inglese del commercio,
ha ufficializzato la decisione di trasformare i propri supermarket
in veri eco-store: registratori di cassa alimentati da un innovativo
sistema eolico, forno-panetteria a energia solare, toilette ad acqua
piovana e l'invito, rivolto a tutti i clienti, a non usare buste
di plastica per gli acquisti. Anche altre catene hanno annunciato
di voler percorrere lo stesso cammino, come la statunitense Wal
Mart, che ha puntato su carte e materiali provenienti non dal petrolio
ma dal grano, per impacchettare i giocattoli. E ha acquistato grandi
quantità di cotone bio per i capi d'abbigliamento sportivi:
190mila tute da yoga sono state vendute in sole dieci settimane.
"Gli acquirenti non sono le poche star di Hollywood",
ha commentato Lee Scott, amministratore del gruppo, "bensì
i nuovi LOHAS", cioè gli 'illuminati' che hanno scelto
di adottare bio-comportamenti nella loro routine quotidiana. LOHAS
è l'acronimo di Lifestyle Of Health and Sustainibility, cioè
uno stile di vita improntato alla salute e alla sostenibilità
ambientale. Lo stesso predicato dai Bioneers sul web, nei programmi
radio e tv (premiati e riconosciuti a livello internazionale), nelle
loro pubblicazioni: una nuova etica per un nuovo eco-mondo. Nel
quale, però, come fa notare il filosofo Umberto Galimberti
in un intervento su 'Repubblica', "la natura oggi può
sopravvivere soltanto grazie all'assistenza tecnica che, un giorno,
l'ha compromessa, modificando le condizioni d'esistenza del mondo
umano e animale nel loro ricambio organico naturale". Non basta.
"L'etica di cui disponiamo - che ha subordinato tutti gli enti
di natura all'uomo, in conformità al messaggio biblico- non
è adeguata alla salvaguardia della natura e quindi neanche
dell'uomo, che ha nell'ambiente la condizione imprescindibile della
sua esistenza", prosegue Galimberti. Così oggi il pericolo
non viene più dalla natura, ma dal potere conseguito dall'uomo
per dominarla. Fino all'usura.
A questo sfruttamento del pianeta, i 'bionieri' hanno proposto e
opposto le loro soluzioni. Si sono incaricati di farsi rete, community,
luogo di connessione e punto di incontro tra i tanti singoli che,
nei luoghi e nelle condizioni più diverse, si impegnano per
instaurare una 'bio-crazia' consapevole. "A un certo punto
mi sono reso conto che tanti stavano lavorando nella stessa direzione,
ma nessuno di loro lo sapeva", riprende Kenny Ausubel, l'ideatore
del bioneer-pensiero. "Ho ritenuto che dovessero conoscersi,
incontrarsi e confrontarsi. Così sono nati i bio-pionieri.
In realtà esistevano già, ma non avevano un nome e
non facevano gruppo". Oggi, quel gruppo sta rivoluzionando
il mondo che intende salvare. E, in piena Age of Nature Restoration
(l'età della restaurazione del pianeta), come dicono loro,
hanno riscoperto che l'unione fa la forza. Della natura.
Come mi sta il bambù?
C'è il cotone organico e c'è la fibra di bambù.
Ci sono le alghe, il vinile riciclato, la canapa. Sono i nuovi materiali
ecologici, utilizzati da stilisti e designer per progettare una
moda e uno stile ecologicamente corretto. A cominciare dal cotone
rigorosamente bio che brand statunitensi come Ynnub e ParkVogel
hanno già adottato per abiti e t-shirt. Anche Katherine Hamnett,
in Inghilterra, è scesa in campo annunciando che presto lancerà
sul mercato una collezione realizzata al cento per cento in organic-cotton.
La fashion- designer Stella McCartney, invece, da sempre animalista,
ambientalista e vegana, ha riscoperto il fascino del vinile. Riciclato
e riciclabile, però, per realizzare borse e portafogli. Panda
Snack è il nome di un'azienda che produce magliette in fibra
di bambù, antibatteriche e morbidissime. Ma nel panorama
della moda hi-tech e verde, ci sono le alghe di SeaCell, la fibra
ricavata da alghe e cellulosa che rilascia sulla pelle minerali
e vitamine benefiche, e con la quale si realizza soprattutto underwear,
ma anche biancheria per la casa. Infine, la cara vecchia canapa:
è il suo momento. Tutti la vogliono, Giorgio Armani e Adidas
inclusi.
Colpito dal raggio verde. L'ultima mutazione di Leonardo DiCaprio
Ci aveva già provato con The Aviator, il film diretto da
Martin Scorsese. Oltre a interpretarlo, ne era stato il co-produttore.
Ora però Leonardo DiCaprio, 32 anni, fa sul serio, e produce
il suo primo docufilm, del quale è anche ideatore e voce
narrante, per denunciare lo sfruttamento della natura da parte dell'uomo.
Titolo: 'L'Undicesima ora', nelle sale americane in autunno. Con
lui, nel progetto, c'è anche Kenny Ausubel, 56 anni, il papà
dei Bioneers che ai successi dei documentari è abituato.
Giornalista, sceneggiatore e filmaker, ha infatti vinto nel 1990
il Premio per il miglior documentario giornalistico con Hoxsey:
How Healing Becomes a Crime, incentrato sulla figura del medico
americano che, per primo e contro tutti, sperimentò cure
alternative sui pazienti malati di cancro. Insieme, Ausubel e DiCaprio
hanno lavorato per diffondere i dati sulla salute del pianeta, l'uno
nel ruolo di consulente per la sceneggiatura, oltre che di se stesso
intervistato dall'attore, l'altro nelle insolite vesti di produttore
e documentarista. Del resto, la passione verde di Di Caprio non
è una novità. Negli anni, ha finanziato diversi progetti
volti a proteggere l'ambiente e, agli inizi del 2006, ha trasformato
il suo sito www.leonardodicaprio.com in un eco-web ricco di informazioni
utili e link ecologisti. Con L'undicesima ora, l'attore - che è
anche proprietario di un'intera isola al largo del Belize, Blackadore
Cay - si conferma impegnato in prima linea tra i bioneers e deciso
a non essere classificato soltanto come un sex symbol patinato.
www.gevam.it
L'ISDE
ITALIA RENDE PUBBLICA LA LETTERA INVIATA ALLE AUTORITA' GOVERNATIVE
ITALIANE
13
Novembre 2006
Lettera aperta Prot. 73/06
Al Ministro della Salute
Lungotevere Ripa, 1 - 00153 Roma
Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
Via Cristoforo Colombo 44 - 00147 Roma
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi - Piazza Colonna 370
00186 Roma - Italy
Al Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale, 00187 Roma
Illustrissimi Presidenti e Ministri,
Nei giorni 10 e 11 giugno si è svolta ad Arezzo la Conferenza Programmatica
dell' Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia. A voi, che
solo da
poche settimane siete alla guida del nostro Paese ed in particolare
dei due
Ministeri - Salute ed Ambiente - desideriamo fare giungere innanzi
tutto i
nostri più sentiti auguri per un impegno di così grande spessore
e
responsabilità e che auguriamo sia il più proficuo possibile nell'
interesse
dell' intera comunità nazionale. Salute ed Ambiente rappresentano
per noi
"Medici per l'Ambiente" beni inscindibili, la cui tutela e difesa
costituiscono il fine assoluto del nostro impegno. Particolarmente
in questo
momento di gravi difficoltà economiche per il nostro Paese, e si
fa sentire
la necessità di limitare la spesa Sanitaria crescente, riteniamo
doveroso
riaffermare con forza che solo con una seria politica di Prevenzione
Primaria, ovvero riducendo l'esposizione di tutta la popolazione
ai rischi
derivanti dall' inquinamento ambientale, e riducendo drasticamente
ogni
esposizione occupazionale si potrà ragionevolmente sperare di avere
una
popolazione più sana, economicamente più produttiva e si potranno
arginare
i costi crescenti senza "tagli" impopolari e ricadute negative sui
livelli
di assistenza attualmente forniti, perchè - ricordiamo - " curando
l'
ambiente eviteremo di curare noi stessi"!
Entrando più nello specifico, nel manifestare disponibilità, se
lo riterrete
opportuno, a inviarvi gli atti del nostro convegno, vi rendiamo
partecipi
dei sentimenti di profonda preoccupazione - vorremmo dire sgomento
- ma
anche di costruttivo impegno che hanno pervaso le nostre giornate
aretine.
I principali motivi di preoccupazione che riteniamo di dovervi segnalare
e
sui cui auspichiamo ovviamente la vostra attenzione sono, per chiarezza
espositiva, riassunti brevemente di seguito.
1) Chiediamo che la recente legge delega in tema ambientale n° 152
03/04/2006 venga immediatamente revocata: riteniamo che la sua attuazione
rappresenti un danno incalcolabile per la tutela di settori strategici
quale
quello che disciplina i rifiuti tossici e nocivi, i bacini idrici,
le
emissioni di gas serra e che si possano pertanto arrecare danni
incalcolabili per la salute dell' inera nazione..
2) L' accumularsi di conoscenze sugli effetti di numerosi agenti
chimici di
sintesi: Composti Organici Volatili (VOC), fra cui si annoverano:
Policlorodibenzodiossine, Policloridibenzofurani, Policlorobilfenili,
Atrazina, ecc., ci preoccupa particolarmente.
Tali sostanze sono persistenti (emivita dai 7 ai 10 anni), liposolubili,
bioaccumulabili, vengono anche definite : "endocrine disruptors"
in quanto
interagiscono con molteplici funzioni cellulari e biologiche, in
particolare hanno mostrato di interferire negativamente con: Sistema
Endocrino, Sistema Nervoso, (in particolare degli organismi in via
di
sviluppo), Sistema Immunitario e Riproduttivo, ed esplicano inoltre
effetti
cancerogeni. Dati recenti confermano inoltre il sospetto che queste
sostanze
possano agire anche sulle cellule germinali estendendo quindi il
loro
effetto alle generazioni future.
Chiediamo che venga drasticamente ridotto l'uso di erbicidi e pesticidi,
che
venga effettuato un attento monitoraggio di quelli che rimarranno
in uso e
venga contemporaneamente valorizzata una agricoltura più rispettosa
della
salute umana.
3) L'emergenza legata ai cambiamenti climatici, che già ora stanno
determinando conseguenze drammatiche sulla salute umana (aumento
di gravità
e frequenza di eventi estremi, desertificazione - alluvioni, aumento
di
malattie veicolate da vettori - encefalite, malaria, aumento di
patologie
legate ad aumento dei UVA - malattie immunitarie, melanomi, cataratta)
impone una drastica riduzione delle emissioni gassose, nonché l'
adozione di
politiche che prevedano l'abolizione degli sprechi, un serio
ridimensionamento dei consumi, l'impiego e lo sviluppo di tecnologie
pulite
per la produzione di energia.
4) L' inquinamento atmosferico da particolato delle nostre città
: già ora
la stessa OMS ha calcolato in 28 miliardi di EURO la cifra che ogni
anno il
nostro paese potrebbe risparmiare riducendo l' inquinamento ambientale,
si
fa notare come a tutt'oggi esistano limiti per il PM 10 e non per
il
particolato PM 2.5 e tanto meno per quello ultrafine, i cui effetti
nocivi
sulla salute umana sono ancora superiori: è indifferibile una diversa
organizzazione della mobilità e chiediamo che si giunga ad un ripensamento
della concezione delle città che devono essere vivibili prima di
tutto per i
nostri bambini.
5) La gestione dei rifiuti che vede il proliferare in Italia di
impianti di
incenerimento che, fra tutte le tecniche è la più costosa e meno
rispettosa
dell'ambiente e della salute e su cui la nostra Associazione si
è già
chiaramente espressa col documento del 5 gennaio 2006 e che ci permettiamo
di allegare integralmente.
Si chiede che vengano immediatamente tolti gli incentivi che solo
nel
nostro paese vengono dati ai gestori per tali impianti e che venga
attuata
seriamente la Politica delle "R" (Riduzione, Riuso, Recupero, Raccolta
Differenziata), evitando in tal modo le sanzioni da parte della
Comunità
Europea.
6) Il problema delle neoplasie: se da un lato siamo assolutamente
consapevoli del ruolo svolto dal fumo di tabacco nell' indurre il
cancro - e
riteniamo pertanto una grande conquista la legge che anche in Italia
contrasta drasticamente tale abitudine - dall'altro consideriamo
che
l'amplificazione del ruolo che viene attribuito ai fattori dietetici
nel
determinare tali patologie possa indurre a trascurare il ruolo che
altri
agenti inquinanti chimici e fisici ecc. hanno anche a dosi "molto
basse"
nell'induzione di effetti avversi a breve e lungo termine: il progressivo
aumento della incidenza di neoplasie specie nel sesso femminile
e nei
bambini non può essere ascritto, a nostro avviso alle sole abitudini
dietetiche o al fumo, e non può che essere collegato al progressivo
e
generalizzato degrado del nostro ambiente.
7) I bambini e gli organismi in accrescimento - dall' embrione al
feto ed al
neonato- rappresentano gli esseri più delicati e sensibili all'
esposizione
di sostanze tossiche od agenti fisici: anche dosi apparentemente
"sicure"
possono compromettere il loro futuro sviluppo. Non dimentichiamo
che i
"limiti di legge" rappresentano sempre un compromesso fra conoscenze
scientifiche ed interessi di mercato e sono sempre riferiti agli
organismi
adulti: coloro che dovrebbero essere da noi maggiormente protetti
risultano
i più esposti con danni e conseguenze che spesso non possiamo neanche
pienamente ipotizzare (si pensi agli endocrine disruptors)
8) Le conoscenze circa gli effetti sulla salute umana delle centinaia
di
migliaia di sostanze alle quali siamo esposti riguarda solo una
minima parte
di quelle oggi in produzione ed ogni anno diverse centinaia di molecole
vengono immesse sul mercato senza che alcuna verifica a priori sia
richiesta: ci uniamo a tutti coloro che esigono l' attuazione del
progetto
REACH affinché, ancora una volta interessi commerciali non prevarichino
interessi collettivi.
9) Il Problema dell'accesso ai farmaci essenziali: la tutela dei
diritti di
proprietà intellettuale non può andare contro il diritto alla vita
di intere
generazioni che, soprattutto in Africa stanno scomparendo per pandemie,
in
primo luogo per l' AIDS.
Ci uniamo alle ONG, in particolare a Medici Senza Frontiere, che
da anni
chiedono che vengano rivisitate le regole ed accordi a questo riguardo
e
chiediamo alle istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali
d'adoperarsi affinché l'OMS recuperi il ruolo guida che le compete
coerentemente con i principi della Dichiarazione dei Diritti dell'
Uomo
che ne hanno ispirato la nascita.
10) Il Problema dell' acqua: milioni di persone ancora oggi non
hanno
accesso all' acqua potabile e la spinta alla privatizzazione di
un bene che
riteniamo pubblico e comune ha investito anche il nostro paese.
Riteniamo
che i danni prodotti da una liberalizzazione del mercato anche rispetto
a
beni assolutamente essenziali sia ormai sotto gli occhi di tutti
e che sia
giunto il momento che i governi democraticamente eletti riprendano
il
controllo di settori cruciali per la vita di tutti.
La complessità dei problemi che anche solo così succintamente abbiamo
esposto e che riguardano i fondamenti stessi della nostra società,
la
ripartizione delle risorse, l' etica del nostro vivere, non suscita
tuttavia
in noi sentimenti di rassegnazione o di disarmante impotenza: proprio
l'
amore ed il rispetto per ogni forma di vita e la profonda consapevolezza
che
è arrivato un momento cruciale per il futuro del nostro stesso pianeta
ci
stimola ad impegnarci in prima persona affinché riscoprendo il senso
più
profondo del nostro lavoro, vengano riaffermati i Diritti espressi
nella
Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, che riteniamo il
fondamento
della società umana e che non può che essere fondata su equità e
giustizia.
Grati per l' attenzione Vogliate accettare i sentimenti della più
profonda
stima.
Dr. Roberto Romizi
Presidente - ASSOCIAZIONE MEDICI PER L' AMBIENTE - ISDE ITALIA
Fonte divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO"
http://www.cfa.monferrato.it
RISULTATI
SHOCK DA UNO STUDIO MEDICO USA : OLTRE 200 SOSTANZE CHIMICHE NOCIVE
HANNO PROVOCATO UN BOOM DI DISTURBI CEREBRALI E DELLO SVILUPPO NEI
BAMBINI
“La Repubblica” - Roma 9 Novembre 2006
Sono quanto mai allarmanti i risultati del più vasto studio mai
condotto sugli effetti dell'inquinamento nello sviluppo cerebrale
dei minori. La ricerca, effettuata da un gruppo di ricercatori americani
della Harvard School of Public Health di Boston e pubblicata sulla
rivista medica britannica The Lancet, giunge a conclusioni drammatiche.
Si stima ad esempio che tutti i bambini nati nei paesi industrializzati
tra il 1960 e il 1980 siano stati esposti al piombo dei carburanti
e che quest'esposizione abbia più che dimezzato il numero di persone
con quoziente intellettivo (QI) oltre 130 (considerato tipico di
un'intelligenza notevole) e aumentato invece il numero di persone
che totalizzano meno di 70, ha spiegato Philippe Grandjean, il coordinatore
di questo enorme lavoro in cui è stata passata in rassegna tutta
la letteratura scientifica mondiale sull'argomento. I composti chimici
inquinanti, sottolinea ancora lo studio, causano problemi di sviluppo
del cervello in milioni di bambini portando a disturbi comportamentali
quali l'autismo o l'iperattività sino anche al ritardo mentale.
I medici della Harvard School hanno individuato ben 202 voci, ma
purtroppo non si tratta di una lista definitiva. I contaminanti
ambientali soprattutto di derivazione industriale sono moltissimi
ma finora solo per pochi si hanno dati certi sui loro effetti nocivi
per la salute e comunque è stata sempre trascurata la questione
dell'esposizione a basse dosi che agisce indisturbata e può causare
seri problemi di salute soprattutto per i più piccoli. Si calcola
infatti che circa un bambino su sei abbia un disturbo dello sviluppo,
quasi tutti riguardanti il sistema nervoso. La preponderanza di
disturbi del sistema nervoso non è casuale, si deve al fatto che,
sin dallo sviluppo fetale fino a tutta l'adolescenza, il cervello
è particolarmente vulnerabile e basta poco per corrompere il suo
naturale percorso di sviluppo. Ciò può favorire la comparsa di disturbi
del comportamento come la sindrome da iperattività e deficit d'attenzione
(ADHD) o di malattie neurologiche come l'autismo, oppure può determinare
dei cambiamenti nell'intelligenza del bambino. Milioni di bambini
nel mondo, avvertono gli studiosi nella loro ricerca, sono oggi
vittime ignare di "un'epidemia silenziosa". "Silenziosa" perché
si tratta di problemi subclinici, ma il cui impatto è enorme: deficit
di sviluppo cerebrale significano ridotte capacità (e quindi produttività)
per gli adulti di domani. Un flagello che potrebbe essere combattuto,
suggeriscono ancora gli autori dello studio, innanzitutto adottando
il principio di precauzione per cui ogni sostanza chimica va rigidamente
regolamentata e, solo se in seguito si dimostra che è innocua, la
regolamentazione può farsi meno stringente. Quest'approccio si comincia
ad usare in Europa, che è sul punto di approvare la normativa REACH,
ma è ancora sottovalutato negli Stati Uniti. A rendere la situazione
ancora più grave c'è poi il fatto che si fa troppo poco anche per
limitare la diffusione di quelle sostanze unanimemente riconosciute
come nocive, a cominciare da metil-mercurio, PBC, piombo e arsenico.
Solo su piombo e mercurio ci sono delle regole volte a proteggere
i più piccoli, denuncia Grandjean, per gli altri 200 nella lista,
noti agenti tossici per il cervello, non esiste alcun regolamento
a misura di bambino. I contaminanti industriali quindi sono causa
di un'epidemia silenziosa, concludono gli esperti, già responsabile
di problemi di sviluppo del cervello in milioni di bambini nel mondo.
"Il cervello dei nostri bimbi è la risorsa economica più preziosa
che abbiamo - conclude Grandjean - dobbiamo adottare iniziative
di salute pubblica che lo proteggano".
www.gevam.it
NEGLI
STATI UNITI LE API SONO DIMINUITE DRASTICAMENTE – A RISCHIO I RACCOLTI
E L’ECOSISTEMA PER LA MANCATA IMPOLLINAZIONE
New
York - 7 Novembre 2006
Le Grandi Pianure e gli infiniti campi di grano e di mais del Midwest,
i granai degli Stati Uniti, sono a rischio perché le api, ormai
troppo poche, non svolgono più il loro indispensabile lavoro di
impollinazione. L'allarme è stato lanciato dal National Research
Council (Nrc) americano, l'equivalente a stelle e strisce del Cnr
italiano: negli Stati Uniti le api stanno scomparendo, con possibili
ripercussioni su tutta l'economia americana, mettendo gli agricoltori
in grosse difficoltà. Secondo gli entomologi americani del National
Research Council, il numero di api domestiche è diminuito negli
ultimi anni almeno del 30%. "Non sembra una notizia, ma la diminuzione
della popolazione di insetti impollinatori come le api è un cambiamento
che ha la capacità di alterare radicalmente l'ecosistema terrestre",
spiega preoccupata May Berenbaum, un'esperta dell'Università dell'Illinois.
Tre quarti delle piante dipendono infatti dall'opera fertilizzante
di questi piccoli insetti, oltre a quella dei calabroni, dei colibrì
e perfino dei pipistrelli. Negli Stati Uniti in particolare, le
api domestiche impollinano circa il 90% di tutte i raccolti sfruttati
commercialmente. "Il giro di affari che dipende dall'azione delle
api nei soli Stati Uniti oscilla tra i 10 ai 20 miliardi di dollari
l'anno", sottolinea Gene Robinson, uno degli entomologi a capo del
comitato scientifico che ha svolto lo studio, commissionato dalla
North American Pollinator Protection Campaign (Nappc), la campagna
di protezione delle api. È quindi comprensibile l'agitazione degli
agricoltori, che l'anno scorso avevano dovuto affittare o comprare
intere colonie di api, cosa che non accadeva dal lontano 1922, per
non mettere a rischio i loro raccolti. Diverse sono le cause scatenanti
della diminuzione dei preziosissimi animali. In primo luogo, l'uso
massiccio dei pesticidi, poi l'introduzione nel continente di agenti
patogeni e insetti alieni: recentemente quella di un particolare
acaro, oltre alle cosiddette api africane, più battagliere ma meno
produttive delle comuni api domestiche, di cui stanno prendendo
il posto. Gli esperti citano anche il progressivo deterioramento
dell'habitat naturale di molte specie, come quello dei pipistrelli,
o il cambiamento di clima che costringerebbe diverse specie di uccelli
a cambiare rotta migratoria. L'emergenza sarebbe comunque globale:
anche in Europa molte specie sarebbero in forte calo, se non in
pericolo di estinzione.
Fonte: E-gazette http://www.e-gazette.it
http://www.cfa-monferrato.it
DALL‘
ANALISI DEL SANGUE SI SCOPRONO LE TOSSINE PRESENTI E SI RIPERCORRE
LA BIOGRAFIA DI COME SI SONO ASSUNTE LE SOSTANZE
La
Repubblica - 22 Ottobre 2006
L'esperimento di un giornalista sul "National Geographic": è caccia
alle sostanze chimiche. E l'Europa di appresta a decidere se mettere
al bando gli agenti più pericolosi. Permettono di ricostruire la
mappa dei ricordi remoti e delle abitudini presenti, ma immergersi
in questo flusso di memoria porta a scoperte poco piacevoli. Sono
i veleni immagazzinati nel nostro corpo, accumulati in milioni di
piccoli atti dall'apparenza innocua, a costituire un archivio del
nostro passato che proietta un'ombra preoccupante sul futuro: quale
prezzo pagheremo per il contatto troppo ravvicinato con la nuvola
chimica che ci avvolge? Se lo è chiesto David Ewing Duncan, il giornalista
che, facendosi prelevare 14 fiale di sangue per un campionario completo
di analisi, ha fatto da cavia volontaria, pubblicando il risultato
del viaggio all'interno di se stesso sul numero del National Geographic
che uscirà sabato. Un percorso che lo ha portato a rintracciare
il primo momento di contaminazione nell'assunzione, attraverso la
placenta e il cordone ombelicale, di una parte della zavorra chimica
contenuta nel corpo della madre. Altre molecole indesiderate, come
i pesticidi, sono arrivate attraverso il latte materno. E anche
il momento dei primi giochi si è rivelato a rischio: il David bambino,
alla fine degli Sessanta, ingannava l'afa estiva con i suoi amici
su un campetto vicino a casa, nel Kansas. Questo campetto era però
una discarica che in seguito sarebbe stata inserita nell'elenco
dei siti considerati pericolosi dall'Epa, l'Agenzia per l'ambiente
degli Stati Uniti. Nemmeno l'ingresso nell'età adulta, e nell'era
di una coscienza ecologica diffusa, è servito a evitare il bombardamento
di molecole indesiderate. La delicatezza del profumo di lavanda
del suo shampoo era inquinata dalla presenza degli ftalati che fanno
parte dei cosiddetti pops, le sostanze organiche e persistenti che
possono causare perdita della fertilità e caduta del numero degli
spermatozoi, danni al sistema riproduttivo, possibile cancro dei
testicoli, delle ovaie o del seno. E un bel pranzetto a base di
pesce poteva nascondere un involontario pieno di mercurio, un metallo
pesante da cui è bene tenersi alla larga. Più difficile invece identificare
il cavallo di Troia attraverso cui sono passati i ritardanti di
fiamma, sostanze che all'esterno del nostro corpo svolgono un utile
lavoro di prevenzione, ma all'interno si trasformano in minaccia.
I ritardanti di fiamma sono nascosti nei tappeti, nella plastica
attorno ai televisori, nei materassi, nelle automobili, negli aerei.
Introdotte una trentina di anni fa, queste sostanze hanno prodotto
uno spray sottilissimo che è arrivato a contaminare i luoghi più
lontani e inaccessibili: hanno sconvolto il ciclo vitale degli orsi
polari e quello delle orche del Pacifico. Ma cosa si può fare per
ridurre il rischio chimico senza rinunciare ai vantaggi e alle sicurezze
che la tecnologia offre? "Bisogna intervenire con rapidità perché
per l'86 per cento dei 2.500 agenti chimici utilizzati in grande
quantità non abbiamo sufficienti informazioni sugli effetti sanitari",
risponde Maria Grazia Midulla, responsabile della campagna del Wwf.
"Tra pochi giorni la Commissione Ambiente del Parlamento europeo
avrà la possibilità di farlo: si dovrà pronunciare sull'obbligo
di sostituzione delle sostanze più pericolose nei casi in cui già
esistono dei sostituti, un passaggio della direttiva Reach sulla
regolamentazione dei prodotti chimici. Sarà quella l'occasione per
fare un passo in direzione di una sicurezza senza sacrifici". Green
Planet Natural Network : http://www.greenplanet.net
REACH: UNA VITTORIA CONTRO
LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE , UNA VITTORIA DI TUTTI I CITTADINI EUROPEI
22
Ottobre 2006
Con grande gioia il Comitato Scientifico EQUIVITA comunica l'esito
del voto per la seconda lettura del Regolamento REACH (1) avvenuto
in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo. L'emendamento 152,
in base al quale i test su animali dovranno essere abbandonati in
tutti i casi in cui sono disponibili metodi senza animali, indica
anche la tossicogenomica (2) tra le metodologie da seguire. Questo
dovuto riconoscimento alla tossicogenomica sarà determinante
per un rapido rinnovamento, da tempo auspicato (vedi le dichiarazioni
di Thomas Hartung, direttore ECVAM, riportate da “Nature” del 10/11/05)
nei metodi di indagine tossicologica. Sarà determinante per
la tutela della salute umana e per la fine di una ricerca, che oltre
ad immolare inutilmente milioni di animali, rendeva cavie tutti
noi umani, esponendoci in prima linea ai rischi delle sostanze tossiche.
Un grande ringraziamento a chi insieme a noi si è battuto
per l'approvazione del 152: i nostri partners Antidote Europe (Francia),
Europeans for Medical Progress (UK) e in particolare il WWF Italia
che ha sottoscritto la nostra lettera a tutti i deputati europei.
Il voto in Commissione ambiente di Bruxelles ha premiato il grande
lavoro degli ambientalisti, delle Ong e dei sindacati, oltre naturalmente
a quello dell'instancabile On. Guido Sacconi, relatore di REACH,
producendo un risultato anche migliore del previsto, non solo sul
fronte dei metodi di sperimentazione, ma anche per quanto riguarda
il numero di sostanze da testare, la sostituzione di quelle ad alto
rischio e le procedure di autorizzazione. La salute dei cittadini
europei sarà protetta dagli effetti delle sostanze chimiche
se questo voto verrà confermato in seconda lettura e, soprattutto,
se REACH sarà l'occasione:
per un rinnovamento completo dei metodi di ricerca mirati alla salute
ed all'ambiente
per una imminente fine della sperimentazione su animali.
(1) Regolamento per la Registrazione , Valutazione ed Autorizzazione
delle sostanze chimiche in Europa.
(2) Metodo d'indagine di tossicologia molecolare che consente di
osservare il modo in cui una sostanza altera la funzione dei geni
nella cellula umana, la risposta biologica e le reazioni che ne
conseguono, oltre alle modifiche a lungo termine.
La tossicogenomica non solo garantisce risultati altamente predittivi
per l'uomo, ma è anche molto meno costosa, straordinariamente
più rapida e non richiede l'uso di animali.
Comitato Scientifico EQUIVITA: www.equivita.org
Tel. +39.06.3220720, +39.335.8444949
email: equivita@equivita.it
Per leggere i nostri comunicati: http://www.equivita.it/comunicatistampa.htm
L'UTILITA'
DELLE FORMICHE
Il
Manifesto, 29 settembre 2006Roccafluvione
(Ascoli Piceno)
L'uomo che alleva le formiche sembra un gigante, quando, novello
Superman, solleva il tetto della casetta gialla. Dentro ci sono
2 milioni di Crematogaster scutellaris, minuscole formiche a testa
rossa, che l'allevatore chiama semplicemente "Crema". Gli insetti
corrono in cerchio, impazziti dalla paura, ma non abbandonano la
casa gialla. "Qui trovano lo zucchero da mangiare e anche il cotone
imbevuto d'acqua, così possono bere senza annegare. Bisogna conoscerle,
le formiche. Ci ho messo anni, per studiarle. E adesso sono il primo
imprenditore in grado di vendere formiche a chi ne ha bisogno. Sarebbero
tanti, i clienti, ma non ancora tutti sanno di avere bisogno delle
mie creature". L'uomo che vende le formiche abita in una casa di
sasso sulle colline di Ascoli, ma tiene le abitazioni delle formiche
in luoghi diversi, "altrimenti si ammazzano fra di loro". L'ultimo
affare, qualche giorno fa. Il Museo delle farfalle di Milano Marittima
aveva bisogno di un paio di milioni di formiche per mostrarle ai
bambini in visita. "Ho portato una delle mie casette. Ho guadagnato
500 euro. Come si possono contare le formiche? Si va a peso. Una
"Crema" pesa poco più di 3 milligrammi. Per fare un chilo ce ne
vogliono circa un milione". L'umanità intera, da secoli e secoli,
si dà da fare per cacciare questi animali dalle case e dalle colture.
Il signor Emidio Ferretti, 56 anni, apicoltore e inventore da sempre,
sostiene invece che le formiche sono una ricchezza da sfruttare.
"Anch'io, fino a dieci anni fa, mi davo da fare, come gli altri
allevatori di api, per sterminarle. Le formiche entrano negli alveari
per mangiare le api morte e per stare al caldo. Per eliminare questi
invasori, si usano il fuoco e i veleni chimici. Poi mi sono chiesto:
e se fossero utili? Mi sono messo a studiarle. Ho fatto tanti esperimenti,
ed ora posso produrre 60 chilogrammi di larve all'anno, a 400 euro
al chilo. Per ora non riesco però a vendere tutto. Ma il mercato
si è avviato, e spero bene. Vendo anche formiche vive, soprattutto
per il cinema. Le formiche che assalgono Margherita Buy nel film
"I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza sono proprio le mie".
All'inizio di tutta la storia c'è il brevetto numero 01308110 rilasciato
dal ministero delle Attività produttive nel novembre 2001. Si attesta
che l'"arnia razionale per l'allevamento delle formiche", è stata
inventata dal signor Ferretti. "Non posso raccontarle tutto, per
non farmi rubare l'idea. Sappia però che alla base di tutto c'è
una scoperta: se fornite di casa e di cibo, le formiche non lasciano
più il rifugio. Dentro la casetta ci sono tanti piani di legno,
e per stabilire la distanza dei diversi piani ho studiato le gallerie
che le formiche scavano sotto le pietre". È orgoglioso, il signor
Ferretti. "Stia attento, adesso le mostro l'altra specie. Si tratta
della formica Ercole, la Camponutus herculeanus: insomma, i formiconi
neri". La cassetta stavolta è bianca e l'allevatore solleva il tetto
con prudenza. "Questi, se mordono, fanno uscire il sangue. Sono
la specie dominante, qui in Europa. Sono i leoni delle formiche.
Sono bravissimi nella lotta contro altri insetti, e per questo sono
utilissimi in agricoltura". Le formiche possono essere scatenate
contro le cavallette che distruggono i campi. La strategia d'attacco
sembra elaborata da Napoleone. "Dal formicaio parte la scia, che
è poi la fila a doppio senso di marcia che vediamo accanto a tanti
formicai. Le operai, piccoline, vanno davanti, per prendere cavallette
o bruchi già morti. Le soldato e le guardiane si spargono invece
nel territorio delle cavallette, e qualcuna sale proprio in cima
ai fila d'erba. La cavalletta verde, appena mangiato, si aggrappa
sempre a un filo d'erba, per riposare. Dall'alto scende la formica
che con un morso le fa un buco in testa e la paralizza. Poi la cavalletta
viene spezzata e portata a casa. Per i bruchi servono tante formiche
soldato, che attaccano assieme a uccidono con tanti morsi". Le "Crema",
più piccoline, sono utili invece nell'impollinazione degli ulivi.
"Da quattro anni ho messo una casetta sotto un ulivo e i frutti
sono almeno raddoppiati. Danno comunque un grosso aiuto a tutti
gli alberi da frutta. Si infilano nelle gallerie dei tarli e li
mangiano, cacciano i ragnetti. Un docente dell'istituto di entomologia
dell'università di Bologna, che è venuto a visitare il mio allevamento,
mi ha detto che anche loro stanno pensando all'uso delle Crema per
eliminare le uova degli afidi dentro la corteccia degli ippocastani".
Le formiche sono utili anche in forma di larva. "Ogni anno fornisco
la ditta Bioplanet della Romagna che applica strategie per la lotta
biologica. Un chilo mi viene pagato 400 euro, e viene usato per
alimentare le larve delle coccinelle, che poi partono all'attacco
dei pidocchi di alberi da frutta e di ortaggi". Fa anche il misterioso,
il signore delle formiche. "Non posso rivelare tutto. Ma posso dire
che io ed un amico medico stiamo facendo esperimenti interessanti.
La pappa di larve di formiche è molto più nutriente della pappa
reale delle api, è quasi un elisir di lunga vita. Posso dire che
è afrodisiaca e chi l'ha provata è contento. In questo caso mescoliamo
le larve - io le ammazzo congelandole - nel frullatore, assieme
a olive, pane grattugiato, olio...". Su è giù per le colline, per
portare acqua e zucchero ai suoi tesori. "Il peggior nemico della
formica è la scolopendra. Si nasconde sotto una pietra, mangia tutte
le formiche che passano e poi quando la famiglia è indebolita entra
nel nido e lo devasta. Ho però la mia difesa: accanto a ogni casetta
metto una pietra. Se la scolopendra arriva, si nasconde proprio
lì. Io sollevo la pietra e l'ammazzo". Nell'allevamento sulle colline
c'è una terza specie, che il signor Emidio Ferretti chiama "formica
timida". "Ha una particolarità: le mascelle tenere. Così non riesce
a mordere. Ma anche per queste formiche ho un'idea: potrei venderle
a un regista di film del terrore. Migliaia di formiche timide su
un corpo umano... E senza nessun rischio". Ma non c'è tempo per
le fantasie. Le Crematogaster scutellaris stanno agitandosi troppo.
"Sarà mica arrivata la scolopendra?".
www.gevam.it
INQUINAMENTO
AMBIENTALE - ALLARME BAMBINI
tratto
dall'Articolo : "BAMBINI E ADDITIVI: LA CAUTELA E'
D'OBBLIGO"
Il Salvagente, 28 Settembre 2006“Uno studio
citato dalla dottoressa Cinzia La Rocca dell’Istituto Superiore
di Sanità, al recente convegno al SANA di Bologna, ha verificato
la presenza diffusa di metabolici di pesticidi nelle urine di un
gruppo di bambini che avevano partecipato a uno studio a Siena.
In quel caso la causa era stata individuata nelle azioni di disinfestazione
ambientale effettuate nello stesso periodo in cui veniva condotto
lo studio. Il consiglio in questo caso è attenzione agli insetticidi.
Bisogna allontanarsi dalle zone cittadine o rurali, dove vengono
utilizzati, ed evitare di usarne in casa. Se sullo spray è scritto
“aerare dopo l’uso è perché si tratta di sostanze velenose, che
uccidono gli insetti, ma provocano danni anche a noi. E ai bambini,
come al solito, di più.”
Venetia Villani
LOTTA
AI PESTICIDI - RIUNIONE INTERNAZIONALE A SANA
Delegazioni
di 19 Paesi alla conferenza annuale del Pesticide Action Network
- Europe(Sesto Potere) - Bologna,
9 settembre 2006
- “Maggiore impegno da parte dei governi per ridurre il consumo
dei pesticidi in Europa; sostegno e promozione dell’agricoltura
biologica, della lotta integrata e dei metodi condivisi per soluzioni
alternative, meno inquinanti e più salubri; linee guida comuni
per tutti gli stati europei e sostegno concreto per paesi nuovi
membri a rischio overdose chimica”.
Queste le richieste delle organizzazioni non governative di 18 paesi
riunitesi a Bologna al SANA per la conferenza annuale del Pan (Pesticide
Action Network Europea)
Attualmente le iniziative prese in Europa per ridurre l’uso
della chimica in agricoltura variano enormemente. Se Svizzera e
Germania si sono dotate di linee guida nazionali per la promozione
della lotta integrata, altre nazioni, come Danimarca, Svezia e Norvegia,
hanno programmi nazionali di riduzione dei pesticidi. Contemporaneamente
in Portogallo, per esempio, il consumo dei pesticidi è addirittura
aumentato del 100% negli ultimi 10 anni mentre nei nuovi stati indipendenti
dell’Est europeo la situazione è ancora più
critica, con grave rischio per i consumatori e per gli operatori
agricoli assolutamente disinformati rispetto ai pericoli legati
all’abuso e al trattamento scorretto di queste molecole chimiche
che inquinano anche i terreni e le falde acquifere e determinano
anche un serio problema di smaltimento dei residui.“La situazione
italiana – ha dichiarato Francesco Ferrante, direttore generale
di Legambiente –puntualmente monitorata da Legambiente con
il rapporto annuale Pesticidi nel Piatto, mostra lievi ma costanti
segnali di miglioramento. E’ evidentemente aumentata negli
anni la sensibilità delle istituzioni, dei consumatori e
anche degli operatori del settore rispetto al problema delle conseguenze
sulla salute e sull’ambiente dell’uso dei pesticidi,
ma molto rimane da fare: sia sul piano dell’informazione che
su quello dei controlli che tutt’ora risultano differenti
tra regione e regione, senza possibilità di confrontare i
dati forniti dai laboratori incaricati delle analisi sui residui.
Senza dimenticare poi il grave buco normativo che riguarda la non-valutabilità
del ‘multiresiduo’, cioè della presenza contemporanea
di più principi attivi (fino a 10) sullo stesso frutto o
ortaggio”.
“ Il leggero miglioramento della situazione italiana rispetto
agli anni scorsi – ha sottolineato Sofia Parente, coordinatrice
del Pesticide Action Network Europe di Londra – non può
giustificare la mancata adozione di un piano nazionale di riduzione
dell'uso di pesticidi. L’obiettivo del PAN Europe è
proprio questo: mettere in atto – insieme a Legambiente e
Aiab e alle altre organizzazioni non governative presenti - delle
azioni in questo senso, come già accade in molti Paesi Europei.
Individuare quali pesticidi ridurre o eliminare e proporre alternative
meno dannose per l'uomo e per l'ambiente tramite adeguate leggi
europee sarà il filo conduttore della nostra azione comune,
a partire dalla Direttiva per l’Utilizzo Sostenibile dei Pesticidi
recentemente presentata dalla Commissione Europea che introduce
alcune misure positive per gli Stati Membri che ancora non hanno
Piani d’Azione Nazionali per i pesticidi ma che purtroppo
non introduce alcuna misura forte ed efficace per ridurne l’uso
e rompere l’insostenibile legame tra il loro utilizzo e la
produttività agricola”.
Per informazioni: www.pan-europe.infoda
www.greenplanet.net
USA,
DICHIARATO BIOLOGICO UN PARCO CITTADINO.
Editoriale
dell'Hartford Courant del 10 agosto 2006:
Let Us Not Spray.
Si diffonde la messa al bando dei pesticidi nelle aree verdi urbane
Il consiglio di Plainville, all'unanimità, invita anche i residenti
ad astenersi dall'uso di prodotti chimici di sintesi sui prati di
casa. Il consiglio comunale della città di Plainville ha sposato
la causa della salute ambientale votando all'unanimità il divieto
dell'uso di fertilizzanti e antiparassitari di sintesi nel suo Paderewski
Park. Si ritiene si tratti del primo parco cittadino ufficialmente
dichiarato esente da trattamenti con sostanze chimiche nello Stato
del Connecticut. Il consiglio ha scelto il parco Paderewski, un
tempo di proprietà privata e acquistato dalla città un paio di decenni
fa perchè il suo laghetto, i campetti da baseball, il parco giochi
e l'area da pic nic sono usati dalle famiglie e dai bambini. Il
consiglio, inoltre, ha invitato i residenti ad astenersi dall'uso
di prodotti chimici sui loro prati di casa. Plainville dovrebbe
essere lodato per la sua iniziativa. Ci sono prove che collegano
l'uso di antiparassitari per la cura del prato ad alcune malattie.
I fertilizzanti a base d'azoto contribuiscono all'inquinamento delle
falde freatiche e, attraverso il rilascio dell'ossido di azoto,
al riscaldamento globale. Qualcuno potrà anche sostenere che questi
rapporti non sono stati definitivamente provati. Quel che Plainville
ha detto, saggiamente, è: teniamoci dalla parte della cautela. La
delibera di Plainville è importante perché il governo locale deve
essere alla testa della gestione sostenibile ed ecologica del territorio.
Ci sono punti positivi da segnalare. Una nuova legge vieta antiparassitari
nei giardini delle scuole elementari e dei centri per l'infanzia.
Il Department of Environmental Protection dello Stato sta preparando
materiali per contribuire ad addestrare gli operai comunali alla
cura dei prati con metodi biologici e sta iniziando un programma
pilota che misurerà i costi e le esigenze di manutenzione dei parchi
"verdi". Il Department non usa antiparassitari né fertilizzanti
nei parchi statali, che sono principalmente a bosco e usati per
sport all'aria aperta. Negli scorsi anni, qua e là alcune città
di altri Stati hanno già dichiarato i propri parchi pesticide-free.
In Connecticut, i funzionari del comune di Cheshire stanno sperimentando
metodi di difesa biologici su due dei quattro campi da baseball
in un parco della città per confrontare i risultati. Questa "via
verde" dovrebbe essere adottata da molte più città. Il buonsenso
ci dice che l'acqua pulita e la buona salute sono molto più importanti
di un prato perfetto ottenuto con veleni chimici.
Traduzione di Roberto Pinton per Greenplanet
Fonte: Green Planet Natural Network http://www.greenplanet.net
Fonte divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO"
http://www.cfa-monferrato.it
L'UNIONE
EUROPEA PROPONE REGOLE PIU' SEVERE SUI PESTICIDI
ENN,
Environmental News Network, 23 luglio 2006
Bruxelles. Venerdì scorso la Commissione Europea ha proposto
delle norme più restrittive per regolamentare l’uso
dei pesticidi. Queste norme comprendono l’obbligo per gli
agricoltori di registrarne i dati ed il divieto delle irrorazioni
aeree.Il Commissario per la Salute e la Tutela dei Consumatori Markos
Kyprianou ha dicharato che sono necessarie leggi più severe
per migliorare la tutela dell’ambiente e della salute umana.Kyprianou
ha detto “Assicurerò un livello più elevato
di protezione …. e al contempo offrirò maggiori scelte
agli agricoltori ed un aumento di competitività per l’industria
in questo settore”.Il progetto, che dovrà essere approvato
dai Governi dell’Unione Europea, ha anche il fine di inasprire
e semplificare le leggi per l’autorizzazione alla commercializzazione
dei nuovi pesticidi che arrivano sul mercato. Si prefigge anche
di obbligare i produttori di pesticidi a ridurre gli esperimenti
dei loro prodotti su animali.L’ufficio centrale dell’Unione
europea ha dichiarato che sono necessarie nuove leggi per impedire
l’uso eccessivo di pesticidi e per incitare la ricerca ad
adottare i metodi alternativi. Ha detto che l’uso continuo
dei pesticidi reca danno all’acqua, all’aria ed al suolo
e può essere causa, nel lungo termine, di problemi di salute
per gli umani, gli animali e le piante.“L’esposizione
prolungata ai pesticidi può recare: disturbi seri al sistema
immunitario, disordini sessuali, tumori, sterilità, malformazioni
alla nascita, danni al sistema nervoso e danni genetici” è
stato dichiarato dalla Commissione.La Commissione ha detto che nel
2003 sono state vendute in Europa 300.000 tonnellate di sostanze
pesticide, senza alcun segno di riduzione nell’uso rispetto
all’ultima decade.“Il 5% dei campioni di alimenti e
di mangime analizzati contengono ancora residui indesiderati di
pesticidi in quantità che superano i limiti massimi imposti
dalla legge” ha detto la Commissione, aggiungendo che la contaminazione
dei fiumi e dei piccoli corsi d’acqua è uno dei problemi
più gravi in Europa.L’uso degli irroratori per spruzzare
pesticidi sulle colture sarà vietato “salvo che in
casi particolari, rigidamente definiti” onde garantire che
i residui non finiscano nel più vicino corso d’acqua,
o in zone di natura protetta, nella quale potrebbero fare danno.Il
piano si appella anche al divieto di uso di pesticidi in aree particolamente
delicate, vicino a riserve naturali o parchi.FONTE: Associated Press
http://www.enn.com/today.html?id=10859
QUALI
CONSEGUENZE HANNO PER LA SALUTE LE SOSTANZE CHIMICHE POSTE IN COMMERCIO?
ENN,
Environmental News Network, 23 luglio 2006
Una delle conseguenze è la malattia MCS (Sensibilità Chimica Multipla)
non riconosciuta in Italia e di cui "non vogliamo sapere nulla".
Anzi c'è chi non la vuole riconoscere neppure come malattia. Perché
? Chi viene disturbato ? Non si può parlare di chimica ? Si disturbano
le grandi aziende chimiche ? La petrolchimica, la farmaceutica,
quella per l'agricoltura, ecc.e chi è collegato con loro ? Lunedì
30 Ottobre p.v. alle ore 17.00 nella sede della Circoscrizione Bassa
Valbisagno, via Canevari 38 - Genova Santina Pasqui, autrice del
libro "MCS, La Malattia Negata" (Ed. Gabrielli), parlerà della sua
esperienza di malata in lotta da anni contro il male e per il riconoscimento
almeno di una tutela sociale. Avvertenza importante per il pubblico:
Si chiede cortesemente a quanti vorranno partecipare alla presentazione
del libro, di porgere la massima attenzione per l'autrice evitando
di usare, in questa occasione, profumi, dopobarba, gel o altri prodotti
esalanti. Grazie. Da una vita normale ad una vita stravolta; abbandono
forzato del lavoro; interminabile ricerca di una cura; odissea per
individuare luoghi in cui trovare sollievo (a partire dalla stessa
camera e dal letto in cui dormire); lunghe e solitarie lontananze
nei sentieri dell'Alto Adige e sulla battigia di Finale Ligure.
Difficoltà a leggere un libro, a scrivere senza inchiostro evitando
anche i campi magnetici e i vapori della macchina da scrivere. In
forte sintesi la vita di Santina Pasqui. MCS è una malattia "negata"
da tanti, compresi i familiari. Purtroppo vi sono anche molti medici
(tra cui brilla l'associazione dei Medici del Lavoro) che ritengono
che sia "soltanto" una malattia psichica da curare con gli psichiatri.
E pensare che, proprio tra questi medici del lavoro, in Italia vi
sono quei pochi che studiano, diagnosticano la malattia e cercano
di curare questi malati ! Facciamo come con l'amianto, che non era
riconosciuto come causa di una gravissima malattia? L'ambiente di
lavoro, quello esterno e quello interno alle case sono fonte di
disagio e di malattie proprio per la presenza di molte sostanze
nocive. Perché questa associazione di Medici del Lavoro non propone
una ricerca interdisciplinare alle istituzioni pubbliche ? Questa
ricerca verrebbe effettuata da vari esperti quali allergologi, immunologi,
medici del lavoro, neuropsichiatri (ed altri) per adottare un protocollo
diagnostico comune e confrontare costantemente i risultati. Potrebbe
avvantaggiare l'individuazione eziologica di questa sindrome (etichettata
come idiopatica). Ma, soprattutto, questa ricerca interdisciplinare
potrebbe aiutare molto i malati che troverebbero medici competenti
e capaci di ascoltare i sintomi, evitando così di finire tra i pazienti
puramente psicopatici. Per la MCS vi è stata la proposta di riconoscimento
come malattia rara, ma non è stata accolta dall'Istituto Superiore
di Sanità. Alcune Amministrazioni Locali (Province e Comuni) hanno
approvato mozioni all'unanimità. Le Regioni potrebbero fare qualcosa,
ma non si va oltre una mozione unanime dei Consigli senza sfociare
in provvedimenti concreti e conseguenti. E' stata presentata una
proposta di legge in Parlamento perché sia riconosciuta come malattia
sociale. Ma si dice che non è diffusa e quindi non è "sociale"!
Intanto non si conosce nulla perché nessuno fa indagini almeno attraverso
i medici di famiglia, preparati da corsi di aggiornamenti adeguati.
Corsi che potrebbero essere tenuti anche da medici provenienti da
Stati (USA, Canada, Germania, ecc.) dove la malattia è riconosciuta,
dove vengono effettuate diagnosi personalizzate e ci si dedica a
curare i malati. Ma cosa vogliamo fare di queste persone ? Possiamo
almeno riconoscere la malattia come invalidante in modo che si possa
curare con il Servizio Sanitario Nazionale. Naturalmente anche all'estero,
se in Italia non siamo preparati. Questo incontro (come i due precedenti)
è organizzato dalla Circoscrizione Bassa Valbisagno, dal Circolo
Nuova Ecologia di Legambiente e dal Movimento Difesa del Cittadino
MDC di Genova - Via Caffa 3/5 sc b - 16129 Genova 010/3623036 -
genova@mdc.it
MALEDETTISSIME
ZANZARE! COME COMBATTERLE UTILIZZANDO I RIMEDI CHE CI METTE A DISPOSIZIONE
LA NATURA
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 21 Luglio 2006
Sono il flagello delle serate estive! Le zanzare, che insieme a
tafani e pappataci sembrano regolarmente prendersi gioco dei tentativi
dell'uomo per allontanarle, in realtà un tallone d'Achille
ce l'hanno: è l'olfatto, che si può ingannare con
profumi naturali.
''Gli oli essenziali di piante officinali ed aromatiche interferiscono
con i loro sensilli - spiega l'esperto, Piergiorgio Pietta del Cnr
di Milano - una sorta di radar di cui dispongono questi insetti,
recettori che evidenziano i liquidi corporei sulla pelle e li indirizzano
verso l'obiettivo''.
Come mandare in tilt questo radar? Attraverso rimedi che arrivano
dalla natura.
Perché quando ci si trova in un orto con basilico, rosmarino
e citronella non si viene punti? ''Perché molte piante -
afferma Pietta - contengono oli essenziali che coprono gli odori
della pelle e mettono fuori gioco il radar olfattivo degli insetti''.
In commercio esistono molti prodotti, basta scegliere quelli testati,
che contengano una buona dose di oli essenziali, non basta infatti
una semplice profumazione. Secondo l'esperto del Cnr per prevenire
le punture i jolly messi in campo dalla natura sono tanti: ''C'è
la lavanda, la menta pulegia e il timo cipriodora - non quelli che
si usano in cucina, ma varietà dove gli oli essenziali sono
particolarmente concentrati - oltre ad altre erbe aromatiche, come
basilico, rosmarino, citronella, verbena, chiodi di garofano e piante
come il geranio''. Una volta che il danno è stato già
fatto, invece, la natura fornisce anche le cure appropriate. ''Il
numero uno dei lenitivi è l'olio dell'albero del tè
(il 'tea tree oil') - precisa Pietta - che non si utilizza mai puro.
Ci sono creme che lo contengono con percentuali del 5-10 per cento
e leniscono il bruciore''. Una vera mano santa, visto che poi ci
si gratta e il risultato in genere è una bella bolla.
''Con queste creme il risultato è una piccola puntura ma
nessun gonfiore'', aggiunge l'esperto del Cnr.
''Altra soluzione utile antinfiammatoria può essere un composto
a base di calendula, mentre la piantaggine viene impiegata per lozioni
emollienti, che tolgono l'irritazione. Ovviamente funzionano solo
se la quantità di olio essenziale contenuta è adeguata,
quindi occorre acquistare prodotti testati - ricorda Pietta - Meglio
lasciar perdere rimedi fai da te, con intrugli casalinghi a base
di aceto ed erbe lasciate macerare. Forse saranno ottimi condimenti
in cucina, ma inefficaci per allontanare le zanzare''.
COLTIVAZIONE
DEL RISO IN ASCIUTTA
L'assessore casalese
Scoccati prepara una giornata di studi sulla coltivazione del riso
in asciutta, per ridurre le zanzare. L'assessore all'agricoltura
di Casale Monferrato, Enrico Scoccati, torna sulla proposta presentata
alcune settimane fa di passare alla produzione del riso in asciutta
per sconfiggere il proliferare delle zanzare. L'idea dell'assessore
è di organizzare in città in tempi brevi una giornata
di lavori congressuali su questo tema con la partecipazione di un
importante esponente del Ministero delle Politiche Agricole, degli
assessori regionali di Piemonte e Lombardia, dell'assessore provinciale
all'Agricoltura e di alcuni esperti in materia. Nel frattempo Scoccati
continua a sostenere l'efficacia del sistema in asciutta, per sei
ragioni: più razionale impiego delle risorse idriche, minor
proliferazione delle zanzare, benefici colturali, diminuzione della
produzione di gas serra, prevenzione per future emergenze sanitarie
e riduzione del passaggio di sostanze tossiche nei terreni.http://www.gevam.itFonte
divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO",
http://www.cfa-monferrato.it
ESTATE:
TINCHE E PIPISTRELLI CONTRO LE ZANZARE MA ANCHE BATTERI E FILI DI
RAME CONTRO LE LARVE
ANSA - Roma - 5 luglio 2006
C'erano le 'ovitrappole' per controllarne la diffusione, c'era la
'Plac larvattack' per ucciderne i piccoli, c'era la guerra batterica.
Questi fino a ieri i rimedi contro il maggior nemico dell'uomo durante
l'estate: la zanzara. Da oggi c'e'una novita' nel panorama della
battaglia stagionale contro il fastidioso insetto: tinche e pipistrelli,
golosi delle larve e degli adulti di zanzara usati come 'cani da
caccia' per stanare e poi uccidere il 'nemico'. Questa l'idea guida
del progetto contro la proliferazione delle zanzare del Consorzio
di bonifica Versilia-Massaciuccoli (con sede a Viareggio, in lucchesia).
La lotta biologica all'insetto sara' combattuta quindi con l'immissione
di circa diecimila tinche, che si cibano di larve, nei canali consortili
e con la collocazione di 'chalet estivi' per pipistrello e famiglia:
cassette in legno realizzate appositamente per ospitare colonie
del piccolo animale meta' roditore meta' volatile, consumatore abituale
di esemplari adulti di zanzara. Il progetto - sottolinea l'Anbi
- ha riscosso l'unanime consenso degli Enti Locali, soddisfatti
anche per la filosofia di rinaturalizzazione del territorio come
testimoniato dall'immissione in acqua delle autoctone tinche invece
della specie ittica della gambusia, importata dall'America''. Non
sempre e' pero' possibile realizzare questo 'contrattacco' alle
zanzare: in alcune zone questo rimedio naturale puo' essere fatale
all'ecosistema del luogo. Nelle Valli del Comacchio per esempio,
a causa del delicatissimo equilibrio ecologico, si e' scelto il
rimedio dei batteri, innocui per tutte le altre forme di vita e
invece letali per le zanzare.
L'azione contro le zanzare va combattuta anche attraverso la prevenzione:
fatali i ristagni di acqua, inutili gli insetticidi che non risolvono
il problema delle larve. All'indice quindi i sottovasi, causa per
il 39% della proliferazione del fastidioso insetto, ristagni in
cortili, giardini, orti terrazzi e balconi. Necessario anche l'intervento
attivo dei comuni che dovrebbero mappare le zone a rischio zanzara
e intervenire con addetti specializzati nell'attuazione di semplici
accorgimenti per evitare il proliferare delle larve. Ottimo rimedio
anche quello del rame nei sottovasi, consigliato dal Cnr: la cosidetta
'Plac larvattack', brevettata in tutto il mondo, agisce infallibilmente.
Ad impedire la schiusa delle uova sarebbero gli ioni attivi del
metallo che si liberano a contatto dell'acqua. E fra l'altro il
rimedio e' pulito e il rame e' riciclabile, niente a che vedere
con i veleni da inalare, nostro malgrado, durante la notte per rendere
inoffensivi gli adulti di zanzara. (ANSA).
VELENI
AL POLO NORD
“Mare in Italy” - 27 giugno 2006
Pesticidi e altri inquinanti alterano il sistema immunitario
e ormonale degli orsi polari e lo spessore delle ossa. Deformità
scheletriche, malattie della pelle, problemi riproduttivi, alterazione
degli ormoni tiroidei per foche e leoni marini Neanche l’Artico
è immune ai veleni prodotti dalle nostre società industrializzate.
La bianca coltre che copre il Polo Nord, da sempre è stata associata
ad un immagine di distesa incontaminata, secondo un nuovo rapporto
del Wwfr eso pubblico nei giorni scorsi, non è più così. La zona
del Circolo Polare Artico è contaminata da sostanze inquinanti che
giungono dagli Stati Uniti e dall’ Europa Occidentale. Gli inquinanti
sono trasportati da correnti oceaniche e venti che si spingono verso
nord che costituiscono una grave minaccia per la fauna artica. A
farne le spese sono soprattutto Orsi Polari, Foche, Leoni Marini
e Beluga detto anche delfino bianco, mammifero marino che vive nei
mari polari artici. In un fiume canadese sono stati trovati corpi
di beluga talmente intossicati da essere considerati rifiuti tossici.
Secondo il rapporto del Wwf i composti chimici presenti anche al
Polo Nord alterano il sistema immunitario ed ormonale degli orsi
polari ed anche i livelli di vitamina A e lo spessore delle ossa.
A foche e nei leoni marini causano deformità scheletriche, malattie
della pelle, problemi riproduttivi, alterazione degli ormoni tiroidei.
In sintesi, ad essere alterate risultano tutte le principali funzioni
vitali. Non sono però ancora chiari gli effetti degli inquinanti
sulla fauna selvatica. Ad essere maggiormente nocive sono sostanze
utilizzate nell’industria e nell’agricoltura presenti anche nelle
nostre case e nei nostri elettrodomestici come ad esempio i ritardanti
di fiamma bromurati (bfr) ed i composti perfluorinati. Ci sono poi
i perfluorottani che vengono impiegati nella produzione di polimeri,
adesivi, cosmetici, rivestimenti per tappeti. Non mancano pesticidi
come il famoso Ddt che seppur sia stato proibito nella maggior parte
dei paesi continua ad essere usato nei paesi in via di sviluppo.
"ZANZARA
TIGRE, ATTENZIONE AGLI INSETTICIDI"
Articolo
di Fulco Pratesi dal Corriere della Sera del 25 Giugno 2006 (PDF,
170 Kb)
L’AMBIENTE
È IN PERICOLO A DIRLO ORA SONO ANCHE GLI UCCELLI
Perso il 30%
della fauna avicola. Troppi pesticidi e prodotti chimici, scomparse
siepi, filari e zone incolte.Il giornale, 20 giugno
2006«Se prendiamo gli uccelli come termometro per misurare
lo stato di salute dell'ambiente, il risultato che otteniamo è allarmante:
negli ultimi sei anni le zone agricole dell'Italia hanno perso oltre
il 30 per cento della propria fauna avicola». Sono le dichiarazioni
di Lorenzo Fornasari, presidente dell'associazione FaunaViva, alla
presentazione dei risultati dei primi sei anni di attività del progetto
Mito2000, sul monitoraggio degli uccelli nidificanti in Italia,
che si è tenuta ieri a Milano. Coordinato dal Ciso (Centro italiano
studi ornitologici), con la collaborazione di Lipu-BirdLife Italia,
il programma di monitoraggio ha eseguito, nell'arco di sei anni,
l'osservazione di 72 specie comuni di uccelli, riscontrando come
quasi un terzo di esse mostri un significativo calo. Tra i volatili
più a rischio anche animali tipici e rappresentativi del territorio
italiano come la rondine, il cardellino e l'allodola. «Gli uccelli
non sono solo un tesoro naturale da conservare - ha sottolineato
Fornasari - ma anche un gruppo ricco e diversificato, che esprime
in modo articolato e precoce i cambiamenti che avvengono nell'ambiente
che ci circonda, anche quelli che determiniamo con i nostri comportamenti.
I dati raccolti in questa prima fase del progetto non sono solo
un segnale d'allarme che ci sprona ad attuare degli efficaci piani
di conservazione delle specie - ha concluso - ma anche una chiara
indicazione di come la gestione del territorio non segua criteri
di sostenibilità.» «Particolarmente grave è la situazione della
Pianura Padana, una delle aree biologicamente più importanti del
Paese - ha spiegato Elisabetta De Carli, responsabile dell'elaborazione
dati del progetto - dove la rarefazione degli uccelli ha raggiunto
punte altissime, portando quasi a livello d'estinzione specie come
lo strillozzo o l'averla capirossa». «Quando parliamo di conservazione
della natura - ha illustrato Claudio Celada, direttore dell'Area
conservazione natura della Lipu - non possiamo prestare attenzione
solo alle specie rare. La diminuzione massiccia delle specie di
uccelli nell'ambiente agricolo ci dicono come le politiche agricole
portate avanti fino ad ora in base alle direttive europee non siano
più sostenibili». «Il processo di massimizzazione della produttività
agricola del territorio ha portato, oltre all'aumento dell'utilizzo
di pesticidi e prodotti chimici, alla scomparsa di elementi come
le siepi e i filari, o di zone non raccolte, che hanno sempre costituito
risorse alimentari preziose per i volatili».
www.greenplanet.net
ANTIPARASSITARI
PERICOLOSI
"IL SALVAGENTE", 8-15 giugno 2006
Gli scienziati Usa protestano contro il presidente Bush per l'imminente
rilascio di autorizzazioni per antiparassitari potenti e rischiosi
per la salute dei bambini. Lo rivela una lettera diffusa dal Peer,
l'ente non profit che riunisce migliaia di scienziati americani.
I protagonisti della ricerca citano "la prova evidente",
che la direzione dell'Epa (agenzia per la protezione ambientale)
ha scelto di ignorare, che questi " antiparassitari danneggiano
lo sviluppo dei sistemi nervosi dei feti, dei neonati e dei bambini".
Gli organofosforici sono derivati dai gas nervini utilizzati nella
seconda guerra mondiale e sin dagli anni Novanta le accademie scientifiche
usa hanno criticato la normativa dell'Epa su questi antiparassitari.
L'amministrazione Clinton aveva avviato le procedure per bandirli,
ma quella di Bush ha cambiato politica.
SALVATE
IL PIPISTRELLO!
Il mattino, 24 agosto 2005
Dei pesticidi
viventi, utilissimi all’uomo e all’agricoltura: un piccolo esemplare
divora in una sola notte fino a 5mila zanzare...Non è vero
che amano incastrarsi tra i capelli: con i loro ultrasuoni riescono
a distinguere perfino un albero di pesche da uno di albicocche.
E neppure che succhiano il sangue come vampiri. Le 37 specie europee
di pipistrelli - 34 in Italia - si cibano esclusivamente di piccoli
insetti, frutta e polline. Semmai, l’unico peccato di cui possiamo
accusare questi unici e innocui mammiferi volanti sulla Terra è
quello di essere alquanto bruttini. Non altro. Per il resto, sono
dei pesticidi viventi, utilissimi all’uomo e all’agricoltura. Basti
pensare che un piccolo pipistrello è in grado di divorare in una
sola notte fino a 5mila zanzare.
La legge.
Catturare o uccidere pipistrelli è proibito ora anche in Italia.
Il Senato ha infatti dato il via libera definitivo alla ratifica
di un accordo europeo, conosciuto come «Eurobats», siglato a Londra
il 4 dicembre 1991, che vincola i Paesi aderenti a prendere una
serie di misure a difesa dei chirotteri (è il loro nome scientifico).
Bisognerà identificare i siti dove i volatili si rifugiano ed evitare
che vengano danneggiati dalle attività umane. Gli agricoltori, sulle
cui terre trovano riparo i pipistrelli, dovranno usare pesticidi
non nocivi per i loro ospiti. Lo Stato italiano, dal canto suo,
si è impegnato a spendere 62mila euro l’anno per finanziare la campagna
di protezione.
La casa.
I pipistrelli, attualmente tra i mammiferi più minacciati, sono
fra le specie che meglio indicano il livello di declino ecologico
dell’ambiente, grazie alla loro rapida reazione demografica ai cambiamenti
degli ecosistemi. L’agricoltura intensiva, la cementificazione e
l’inquinamento hanno profondamente alterato il loro habitat naturale.
Oltre alla scarsità di cibo i pipistrelli hanno anche un altro problema:
quello di trovare casa. Per aiutarli, cominciamo a rendere più accoglienti
i luoghi dove amano vivere, come vecchi solai, tronchi cavi, case
abbandonate, grotte o caverne. In alternativa possiamo tentare con
le cassette-nido costruite in cemento e segatura: se i nostri piccoli
amici vi si adattano, sostituendo così i rifugi perduti per colpa
dei tempi moderni (finestre sbarrate, abbaini inviolabili e sottotetti
impenetrabili), è molto probabile che da pochi e isolati ospiti
potrebbe un domani formarsi una colonia.
I batbusters.
Sono 40 i ricercatori universitari, muniti di bat detector e strumenti
sofisticati che anche quest’estate hanno girato l’Italia setacciando
case e alberi. Obiettivo: catturare questi mammiferi alati, ma per
il loro bene. Il team si chiama Girc (Gruppo italiano ricerca chirotteri).
«Dobbiamo assolutamente proteggere questi animali, che rappresentano
un quarto di tutti i mammiferi - dice Paolo Agnelli, zoologo del
museo di storia naturale La Specola di Firenze e membro del Girc
- il nostro lavoro è appunto quello di individuare i loro rifugi
in Italia e di salvaguardarli».
LIETO
EVENTO ALL'ACQUARIO DELLA LAGUNA DI ORBETELLO
dal
18 agosto 2005 al 19 agosto 2005
L'Accademia Mare Ambiente, l'associazione no profit incaricata della
gestione scientifica e didattica dell'acquario della Laguna di Orbetello,
è lieta di annunciare un lieto evento verificatosi all'acquario.
Alcune femmine di Gambusia (Gambusia affinis), avendo trovato negli
acquari della struttura di Talamone l'ambiente adatto per riprodursi,
poco dopo l'immissione nelle vasche predisposte per il parto, hanno
dato alla luce un discreto numero di piccoli che rapidamente hanno
iniziato ad alimentarsi. Oltre alle Gambusie nell'acquario Lagunare,
visitabile gratuitamente fine al 31 Agosto, sono ospitate più di
50 differenti specie di organismi animali e vegetali tipici della
laguna di Orbetello che convivono pacificamente nelle grandi vasche
panoramiche. Le vasche che ospitano le Gambusie in riproduzione
sono state posizionate al termine del percorso espositivo dell'acquario,
cosicché i visitatori, dopo aver attraversato virtualmente la laguna
di Orbetello in un percorso che dalla foce marina li conduce nelle
zone più interne ed ammirato i principali ecosistemi lagunari riprodotti
nelle grandi vasche, potranno osservare i piccoli avannotti e le
loro "mamme" nelle due vasche appositamente allestite. Nelle vasche
da 800 litri del percorso espositivo dell'acquario sono inoltre
stati riprodotti fedelmente i differenti ambienti tipici della Laguna
ed introdotte oltre alle numerose spe cie animali anche alcune specie
della tipica flora lagunare come l'alga Gracilaria e le piante Ruppia,
Cymodocea e Zostera per le quali sono allo studio prove di acclimatazione
e crescita. INFO GAMBUSIA La Gambusia è un piccolo pesciolino argenteo
di circa 5 cm che vive stabilmente nella laguna di Orbetello e nei
canali limitrofi ma è originario del Nord America. Infatti, la Gambusia
è stata introdotta in Italia nel 1922 con lo specifico obiettivo
di combattere la diffusione della malaria. I risultati di questa
lotta biologica sono stati ottimi. Infatti, con l'introduzione della
Gambusia nelle nostre acque interne, si e' riusciti a diminuire
in poco tempo del 90% il numero di zanzare malariche. Uno solo di
questi esemplari non più lungo di 6 mm riesce a mangiare oltre 150
larve di zanzara al giorno. Così anche se la malaria non è più un
pericolo, la Gambusia continua ad essere un importantissimo organismo
utile per diminuire il numero di zanzare che ci infastidiscono nelle
serate estive. Scheda specifica prelevata dal sito internet "http://www.iii.to.cnr.it/pesci/gambusia.htm"
NOME LATINO: Gambusia affinis (Baird & Girard 1853) FAMIGLIA: Poeciliidae
ORDINE: Cyprinodontiformes.
da www.provincia.grosseto.it
PESTICIDI.
POLEMICA SUI TEST NEGLI ESSERI UMANI – DOSSIER DEI DEMOCRATICI AMERICANI
29 Giugno 2005
Un dossier di due parlamentari democratici americani, la senatrice
Barbara Boxer e il deputato Henry Waxman, ha fatto esplodere la
polemica sull'utilizzo di esseri umani, tra cui anche bambini, nella
sperimentazione degli effetti sanitari dei pesticidi e la disponibilità
dell'Environmental Protection Agency (EPA) ad esaminarli, per decidere
gli standard ammissibili.
La possibilità di esaminare questi dossier era stata sospesa nel
1998, durante la presidenza Clinton, ma è stata riaperta dall'Amministrazione
Bush, sotto la pressione dei produttori. Lo scorso mese la Camera
dei Rappresentanti ha approvato un emendamento per vietare questo
tipo di esperimenti, che verrà riproposto al Senato da Barbara Boxer.
Attualmente l'EPA sta esaminando, o si appresta a farlo, 24 studi,
durante i quali sono stati somministrate intenzionalmente dosi di
pesticidi ad esseri umani, comprese sostanze conosciute come altamente
pericolose, sospettate di avere effetti cancerogeni e neurotossici.
Durante e dopo i test, molti partecipanti hanno sofferto di gravi
attacchi di tosse, offuscamento della vista e irritazione agli occhi,
gravi reazioni cutanee, emicranie, sudorazione su tutto il corpo.
La maggior parte di questi studi sono stati sottoposti all'EPA dai
produttori di pesticidi e sembrano violare costantemente gli standard
etici di sperimentazione.
I due parlamentari sottolineano che il problema della sperimentazione
dei pesticidi negli esseri umani è controversa. Infatti, a differenza
degli studi clinici sui farmaci, i pesticidi sono indicati come
tossici e non prospettano a coloro che vi si sottopongono alcun
beneficio terapeutico.
Waxman ha osservato che se lo scopo di queste ricerche fosse stato
quello di trovare pesticidi più sicuri e meno dannosi per l'ambiente,
questo tipo di sperimentazioni avrebbe potuto avere un senso. Ma
lo scopo dei produttori è invece esattamente l'opposto: ottenere
l'autorizzazione al commercio per sostanze chimiche più vecchie
e più pericolose.
Undici studi hanno riguardato organofosfati, una classe di pesticidi
sviluppata negli anni '30. come composto del gas nervino, utilizzato
a scopi militari. Un esperimento ha utilizzato il Chloropicrin,
un agente chimico utilizzato anche nella prima guerra mondiale,
per il suo alto potere irritante. Un altro studio ha esposto esseri
umani ad una sostanza chimica molto simile a quella che ha ucciso
migliaia di persone a Bhopal, in India.
In 14 studi non c'è stato alcun controllo medico dei partecipanti
ai test nelle 24 ore successive alla conclusione dell'esperimento.
Boxer e Waxman hanno esaminato 22 dei 24 studi che sono in mano
all'EPA, che li ha messi a loro disposizione, riscontrando carenze
nella validità scientifica delle sperimentazioni per l'esiguo numero
dei partecipanti, danni a coloro che ne sono stati coinvolti, omissioni
nel riportare effetti avversi, gravi lacune nell'acquisizione del
consenso informato dei soggetti sottoposti ai test, cui venivano
nascosti i rischi cui andavano incontro, non veniva detto che la
sperimentazione riguardava pesticidi e anzi, a volte, la ricerca
veniva spacciata come riguardante medicine.
Ecco alcuni esempi di ciò che hanno scoperto i due parlamentari
americani:
Nel 2004, a 127 giovani adulti è stato spruzzato negli
occhi e nel naso il Chloropicrin, oppure sono stati tenuti fino
a un'ora, per quattro giorni consecutivi, in una stanza contenente
vapori della sostanza. Circa il 10% di coloro che sono stati esposti
al Chloropicrin nella terza fase dell'esperimento hanno riportato
gravi effetti avversi. Il modulo per il consenso informato dei partecipanti
non riportava il fatto che la sostanza è un insetticida utilizzato
nel gas lacrimogeno, né che è sospettato di avere effetti tossici
a livello neurologico e respiratorio. Inoltre, veniva stabilito
un limite al risarcimento dei danni che i partecipanti ai test avrebbero
potuto riportare.
Sempre nel 2004, sei persone hanno ricevuto una dose orale dell'insetticida
Dimethoate. Il modello di consenso informato non identificava la
sostanza come un insetticida e non dava alcuna informazione sui
possibili rischi. Infatti, l'informativa scritta affermava che "not
a single health effect is expected", senza informare che secondo
le agenzie governative il Dimethoate è sospettato di effetti carcinogeni
e tossici a livello sanguigno o cardiovascolare, gastrointestinale
o del fegato, renale e cutaneo.
Nel 2000, 34 persone hanno ricevuto una dose orale dell'insetticida
Malathion. Anche in questo caso, il modello di consenso informato
poneva limiti agli eventuali risarcimenti.
Lo stesso è successo in un esperimento che nel 1999 ha coinvolto
40 persone, cui è stata somministrata una dose orale di Oxamyl.
Sempre nel 1999, ad otto persone è stata somministrata la stessa
dose di Azinphos-Methyl per 28 giorni consecutivi. Tutti e otto
hanno manifestato reazioni avverse, che non sono state giudicate
correlate all'assunzione del pesticida. Per cinque di loro la causa
fu individuata in malattie virali. Il modello di consenso informato
prevedeva che se un partecipante ai test si fosse ritirato prima
della loro conclusione, non gli sarebbe stato corrisposto il pagamento
pattuito di 2.400 dollari.
Le aziende che hanno finanziato i 22 studi esaminati dai parlamentari
americani sono: Cheminova, Chloropicrin Manufacturers Task Force,
Amvac Chemical Corporation, DuPont, Gowan Company, Bayer, AgrEvo
USA Company, Metam Sodium Task Force c/o Zeneca Ag Products, NOR-AM
Chemical Company, Rhone Poulenc, Amchem Products, Shell Chemical.
http://www.cbgnetwork.org/966.html
LA SPECIE
UMANA E’ MINACCIATA
“IL
MANIFESTO”, 8 maggio 2004
“La specie umana è in pericolo”. Esordisce così
la dichiarazione presentata ieri da un nutrito gruppo di scienziati
europei all’Unesco, a Parigi, dove è cominciata una
conferenza trans-atlantica di specialisti di tumori convocata dalla
francese Associazione per la ricerca e la cura del cancro. La dichiarazione
– meglio, un appello – è intitolata “ Dichiarazione
internazionale sul pericolo dell’inquinamento chimico”
e porta le firme di scienziati della reputazione di François
Jacob, Luc Montaigner, Jean Bernard, Jean-Pierre Changeux, Jean
Dosset, con l’adesione di ambientalisti come Edward Goldsmith
o Jean Marie Pelt, e di intellettuali come Jacques Attali, Pierre
Boulez, Edgar Morin, Jean Pierre Vernant. Ne dà notizia il
quotidiano “Le Monde”, che cita ampi passaggi dell’appello.
Leggiamo: “Gli umani sono esposti oggi ad un inquinamento
chimico diffuso, occasionato da molteplici sostanze o prodotti chimici”.
“Certe di queste sostanze o prodotti si accumulano negli organismi
viventi, compreso il corpo umano”, ma “sono dei perturbatori
ormonali, possono essere cancerogeni, mutageni (che provocano mutazioni
nel genoma, che passeranno dunque ai figli) o reprotossici (che
minano le funzioni riproduttive)”. A causa della combinazione
di queste molteplici sostanze e prodotti “è divenuto
estremamente difficile stabilire sul piano epidemiologico la prova
assoluta di un legame diretto tra l’esposizione a l’una
o l’altra di queste sostanze o prodotti e lo sviluppo delle
malattie”. E però “la situazione sanitaria si
degrada ovunque nel mondo”; “l’incidenza globale
dei tumori aumenta ovunque al mondo”; “oggi in Europa
il 15% delle coppie è sterile”. “un bambino su
sette è asmatico, molto probabilmente a causa dell’inquinamento
delle città e delle abitazioni”. E numerosi indici
legano queste evoluzioni alla produzione di prodotti chimici sparsi
nell’ambiente. Per questo i firmatari dell’appello affermano
che “lo sviluppo di numerose malattie attuali è conseguenza
del degrado ambientale” e che “ l’inquinamento
chimico costituisce una minaccia grave per i bambini e per la sopravvivenza
umana”. Chiedono che sia sistematicamente applicato il Principio
di Precauzione, che siano vietati i prodotti chimici di cui è
certo o probabile il carattere cancerogeno, mutageno o reprotossico,
e che siano adottate norme più rigorose sui prodotti chimici,
come hanno già fatto Norvegia, Danimarca e Svezia. L’appello
metterà di sicuro del peso a favore di un progetto europeo
di regolamentazione per l’industria chimica in discussione
ormai da qualche tempo. Il progetto REACH (acronimo di Registration,
Evaluation, Authorization of Chemicals) è stato proposto
dalla Commissione Europea nel 2001 e ha da subito trovato una furibonda
opposizione da parte dell’industria chimica – come stupirsi?
- L’industria sostiene che un tale insieme di regole e limitazioni
farebbe salire i costi e che l’industria quindi diverrebbe
meno competitiva dei suoi concorrenti stranieri, in particolare
sui mercati terzi. Una prima direttiva è stata varata nel
2003, in una versione molto indebolita, ma i cancerologi e gli scienziati
(e ambientalisti) riuniti alla conferenza in corso a Parigi chiedono
che la regolamentazione per l’industria chimica sia rafforzata.
C’è da dire che l’industria ha ricevuto un sostegno
notevole dal presidente francese Jacques Chirac, sotto forma di
una lettera cofirmata con il premier britannico Blair e il cancelliere
tedesco Gerhard Schroeder e indirizzata al presidente della Commissione
Romano Prodi: i tre sostengono che la direttiva REACH “è
troppo burocratica e inutilmente complicata” e si allarmano
per la competitività dell’industria europea. Inutile
dire che anche l’amministrazione statunitense è contraria
a quella direttiva (i prodotti americani in Europa dovrebbero adeguarsi).
I sostenitori del progetto di regolamentazione fanno notare invece
che l’Europa, il più ampio mercato al mondo per la
chimica, ha la possibilità di diventare un catalizzatore
di riforme normative in tutto il mondo. Marina Forti
L'INQUINAMENTO
DANNEGGIA LA MENTE DEI BAMBINI
Lanci
- BBC, 29 Marzo 2004
L'inquinamento sta danneggiando sempre di più le potenzialità mentali
dei bambini. Lo rivelano i risultati di uno studio, condotto dalla
Organizzazione mondiale della sanità e dall'Università di Udine,
sui danni provocati dall'inquinamento. I dati sono stati analizzati
nel corso del meeting internazionale svoltosi a Malta intitolato
"Il futuro dei nostri bambini". Nel 2001 la percentuale di bambini
in aree urbane con alti livelli di sostanze chimiche nel sangue
(10 mg per decilitro) è cresciuta dallo 0.1% al 30.2%. Questo fenomeno
è da attribuire principalmente al piombo, vero e proprio veleno
per i piccoli. Tuttavia si possono includere anche i pesticidi,
la diossina, il benzene etc. L’Oms afferma che il numero di bambini
con danni celebrali permanenti dovuti all'inquinamento si aggira
all'incirca tra i 15-18 milioni. "L'unico sistema per proteggere
i bambini è la prevenzione" sottolinea Marc Danzon, direttore regionale
per l'Europa della Oms. "Ma purtroppo – aggiunge - l’idea di prevenzione
è stata ritenuta dalle industrie, per molto tempo, una seccatura,
un ostacolo ai propri interessi. Se questo principio fosse stato
applicato prima, si sarebbero salvati milioni di vite umane”.
PIANTE AROMATICHE
PER ALLONTANARE GLI INSETTI
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 4 agosto 2003
Zanzare, moscerini, pappataci, formiche volanti, tafani e vespe
si possono tenere lontani in modo naturale: con un mazzetto di geranio,
rosmarino, timo e basilico che contengono oli essenziali. Dagli
esperti, rimedi naturali anche per curare le punture d'insetti
ROMA, 04/08/03 - Zanzare, moscerini, pappataci, formiche volanti,
tafani, vespe. Ogni estate questi insetti invadono la nostra vita
e le nostre vacanze. Che fare? Secondo gli esperti le «armi
chimiche», come zampironi, fornellini elettrici e insetticidi,
possono essere utili ma non sempre sono innocue per la salute. E,
anzi, si possono sostituire con altri trucchi altrettanto efficaci
a vincere l’eterna battaglia estiva contro gli insetti. Ecco
le regole naturali, fornite da Piergiorgio Pietta, dell’Istituto
di Tecnologie Biomediche del Cnr di Milano, per mantenere a distanza
queste presenze moleste e per intervenire una volta che ci hanno
colpito. «In generale, - spiega Pietta - tutte le erbe ricche
di oli essenziali, cioè delle sostanze volatili responsabili
del profumo e dell’aroma nelle erbe aromatiche, sono in grado
di tenere lontano i fastidiosi insetti estivi». «Quando
si è vicini a piante di lavanda, di menta, di rosmarino oppure
in un bosco di eucalipti - continua - è difficile infatti
essere attaccati da questi insetti. E questo perchè queste
piante, come anche timo, geranio, citronella e melissa, diffondono
un olio volatile formato da terpeni profumati per noi, ma repellenti
per gli insetti».
« Un rimedio - suggerisce quindi lo studioso del Cnr - è
quello di riporre nella stanza in cui ci si trova un mazzo di queste
erbe, oppure di umettare con i loro oli essenziali della carta assorbente
da disporre in punti strategici del locale». «Ci sono,
inoltre, prodotti a base di questi oli essenziali, che possono essere
usati a livello locale». «Un consiglio: fate prima una
prova di tolleranza, - suggerisce Pietta - mettendone un poco sull’avambraccio.
Se non provocano irritazione, si possono usare tranquillamente in
maniera più estesa».
Ma, nonostante questi accorgimenti, spesso le zanzara e i moscerini
persistono.
E dunque? «In questo caso - consiglia il ricercatore - per
lenire il dolore della puntura è molto indicato l’olio
di «Melaleuca alternifolia», conosciuto anche come «Tee
tree oil» (olio dell’albero del tè), pianta di
origine australiana».
« Quest’olio - sottolinea Pietta - è un potente
antisettico, blocca il dolore e limita fortemente il prurito».
«L’olio - avverte però lo studioso del Cnr -
non va usato puro, ma diluito (circa il 5%) in creme, pomate o gel
reperibili in commercio. Per idratare la pelle offesa, diminuirne
il rossore ed, eventualmente, favorire la rigenerazione del tessuto
colpito sono indicate la calendula (creme al 10% di estratto titolato
di calendula) ed il gel d’aloe».
Info: www.cnr.it
MIELE A
RISCHIO A CAUSA DELLA LOTTA ALLE ZANZARE
da
www.elbaoggi.it Anno III - numero 103, Sabato
28 Giugno 2003
No ai veleni, dice Legambiente intervenendo sulla deprecabile usanza
di inondare certe zone di insetticidi per liberarsi dalle zanzare.
Occorre, dice il Cigno verde, prendere invece la strada della prevenzione
e della lotta biologica a quest'insetto, quantomeno per salvare
le api e il miele di qualità che si produce all'Elba e che
invece viene, in questi giorni, messo a rischio proprio dagli insetticidi
Gli Apicoltori Elbani hanno scritto un'allarmata lettera alla Asl
e ai comuni elbani per ricordare il rischio che corrono le api con
le tradizionali misure di disinfestazione per mosche e zanzare che
stanno iniziando in questi giorni.
La stessa Legge Regionale 95/69 dice espressamente: "è
vietato eseguire qualsiasi trattamento alle piante legnose ed erbacee
che possa essere dannoso alle api dall'inizio della fioritura fino
alla completa scomparsa dei petali".
I trattamenti di disinfestazione dovrebbero essere eseguiti al di
fuori di un raggio di circa 3 km. dagli alveari, ma questo spesso
non avviene perché i centri urbani nei quali si fa la disinfestazione
contro gli "insetti molesti", in una piccola isola come
la nostra, sono spesso molto più vicini agli alveari.
Questo rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza delle api
e a rischio la purezza di un miele di grandissima qualità
ottenuto con metodi biologici che prevedono proprio l'esclusione
dell'uso di sostanza chimiche ed insetticidi.
Oggi esistono delle metodologie alternative che permettono di sostituire
le molecole chimiche di sintesi impiegate durante la disinfestazione
delle zanzare. In molti comuni, che hanno problemi dovuti alla proliferazione
di zanzare molto più acuti che all'Elba, si stanno ottenendo
dei buoni risultati impiegando il Bacillus thuringiensis israelensis,
un batterio specifico contro le larve di zanzara, assolutamente
innocuo per gli altri animali e per l'uomo.
Ma si hanno buoni risultati anche attraverso il trattamento, con
prodotti antilarvali, dei tombini stradali e di quelli nei giardini
privati e di tutte le piccole raccolte d'acqua (sottovasi, annaffiatoi,
bacinelle, bidoni, ecc.).
La prevenzione resta, comunque, il piu' economico e miglior sistema
di lotta: basta non creare ristagni d'acqua per evitare il proliferare
delle zanzare. Eliminare i ristagni d'acqua di qualsiasi tipo (pozzanghere,
barattoli, vecchi pneumatici, contenitori negli orti, ecc.) aiuta
a difendersi dalle punture.
Per le mosche basterebbe ricordare che depongono le uova nei posti
adatti allo sviluppo delle larve. Qualsiasi materiale organico umido
in fase di decomposizione può essere sfruttato dalle larve
per accrescersi. Ecco perche' la prima e piu' importante operazione
per ridurre la presenza di questi pericolosi insetti e' quella di
eliminare i luoghi di sviluppo.
Che cosa fare dunque? Ecco la risposta: chiudere ermeticamente i
sacchi della spazzatura prima di metterli nei cassonetti di raccolta,
tenere sempre chiusi i contenitori dei rifiuti organici, lavare
periodicamente i contenitori dei rifiuti domestici, pulire ogni
settimana gli allevamenti di animali domestici, fonte principale
di sviluppo, interrare immediatamente i letami sparsi nei campi.
In questo modo si riduce notevolmente l'impiego di insetticidi che
non risolvono il problema in modo definitivo e sono sempre nocivi
per le api innanzitutto ma anche per pipistrelli, rondini ed altri
uccelli insettivori e, infine, anche per l'uomo.
Chiediamo ai comuni di non risolvere tutto con la semplice disinfestazione
normata con delibere che quasi nessuno legge e che contengono obblighi
che pochi osservano, ma di avviare una reale opera di informazione
dei cittadini, di cura del territorio urbano e di rispetto per l'allevamento
delle api, usando metodi di lotta biologica e abbandonando gli insetticidi
chimici.
Legambiente Arcipelago Toscano
LOTTA ALLE
ZANZARE, MA NON SOLO A QUELLE!
da
www.elbaoggi.it Anno III - numero 101, Sabato
14 Giugno 2003
Intervento della Associazione degli agricoltori biologici elbani
nel quale si critica certo isterismo nel volersi liberare dal fastidio
rappresentato dalle zanzare. C'è anche infatti chi, per uccidere
questi insetti, non esita ad usare in zone abitate e coltivate notevoli
quantità di pesticidi che hanno gravi... "effetti collaterali"
E arrivata l'estate e con i primi caldi, si sa, giungono le zanzare.
C'è fobia in tutti gli esseri umani per questo insetto che
certo innocuo non è, visto che è stato il veicolo
attraverso il quale si diffondeva un tempo la malaria. Erano però
altri tempi, di insetti potenzialmente pericolosi per l'uomo ce
ne sono, ma siamo noi spesso ad esasperare le situazioni immaginando
catastrofi inesistenti.
La nostra Associazione di agricoltori biologici, si occupa tra l'altro
di tutela della biodiversità, materia con cui lavoriamo giornalmente,
perché la biodiversità è tutto ciò che
ci circonda, buono e cattivo, bello e brutto, pericoloso e non pericoloso,
velenoso e non velenoso.
Perché il bello e il brutto sono in ciò che vediamo
(insetti, uccelli, mammiferi, fiori, erbe, piante) ma il pericolo
è tanto in quello che vediamo, quanto in ciò che non
vediamo (virus e batteri) pur essendo tuttavia parte del ciclo vitale
Molti insetti e animali sono pericolosi, ma lo sono anche certe
piante e certi fiori che contengono particolari alcaloidi utili
in medicina ma pericolosi alla salute in dosi massicce (spartanina,
reserpina, atropina). Ciò che genera in noi agricoltori biologici
profondo risentimento è il proliferare di fobie e trattamenti
effimeri contro la zanzara, con massiccio impiego della lotta chimica.
Queste pratiche ci fanno seriamente arrabbiare e ci preoccupano
perchè a noi che, in quanto agricoltori biologici, non facciamo
uso di sostanza chimiche, a noi che nel nostro piccolo cerchiamo
di difendere il buono e il cattivo facendo interventi biologici
solo quando la soglia di attacco di malattie crittogame o di insetti
supera un certo limite (cioè l'infestazione totale), a noi
che cerchiamo di preservare al meglio l'ambiente e la sua biodiversità,
a noi... dà fastidio che qualcuno distrugga il nostro lavoro
e i nostri mezzi con cui riusciamo a fare agricoltura biologica.
Per questo siamo poco disposti a tollerare che qualcuno, colpito
dal calore estivo in un tardo pomeriggio o ancor peggio alle prime
luci dell'alba, ti svegli, con il suo micidiale lanciapesticida
e decida di fare "l'ammazzazanzare" distruggendo in un
battibaleno quello che tu hai faticosamente costruito offrendo quel
piccolo, ma sostanziale contributo all'ambiente e alla salute delle
persone.
E' bene infatti sottolineare, ai distratti e agli assatanati del
"pesticida" che "l'ammazzazanzare" non ammazza
solo le zanzare, ma tutto ciò che c'è intorno, visto
che viene spruzzato ovunque indiscriminatamente senza avere il rispetto
degli altri e del lavoro degli agircoltori.
Evidentemente le responsabilità non sono solo di chi in proprio
ha deciso di fare "l'ammazzazanzare", ma di tutti i soggetti
della catena sino agli amministratori dei vari enti pubblici che
dovrebbero impegnarsi per l'estate a fare delle mappe e proibire
i trattamenti di lotta chimica vicino alle aziende biologiche nelle
aree parco, o per lo meno preavvisare le Associazioni referenti
perché si possano organizzare limitando i danni.
Invece, come sempre, si fa tutto alla chetichella, preferendo esporsi
magari alle sanzioni di legge per i danni che gli agricoltori dovessero
denunciare al loro lavoro e alla salute. A questi signori non interessa
se, dopo un trattamento col pesticida contro le zanzare, troviamo
api morte davanti alle arnie, farfalle agonizzanti, rondini appena
nate morte perché i genitori le hanno imbeccate con mosche
avvelenate.
Credo sia difficile aspettarsi una presa di coscienza perché
la logica di certi soggetti, volti a spremere il turista e trasformare
il nostro Arcipelago in un mega complesso alberghiero, è
che la pianta sporca perché perde le foglie o i petali dei
fiori, o è dannosa perché spacca il manto stradale
che d'estate si surriscalda e ti fa ribollire anche le ossa, oppure
è "potenziale veicolo di incendi" (perfetto tagliamo
tutti i boschi per eliminare il problema!).
Costoro si lamentano dei barbagianni perché, dicono, portano
sfortuna, o dei pipistrelli perché sono brutti e danno fastidio
al turista che ha sborsato una bella sommetta per l'appartamento
(o meglio la "seconda casa" concesso in affitto, spesso
in nero). Costoro intraprendono la guerra alle zanzare la cui proliferazione
non è eccessiva rispetto allo scorso anno, il problema è
che questi insetti si riproducono in abbondanza solo grazie alla
scomparsa dei loro predatori naturali (anfibi e uccelli) di cui
abbiamo distrutto l'habitat "tombando" col cemento fossati
e zone umide.
Certo sarà un bel modo di fare turismo quando non ci sarà
nessun essere vivente e solo cemento e il brulicare di turisti in
ciabatte e costume... (ma ci saranno davvero questi turisti in una
tale situazione?).
Agnese Nannini
Presidente ABAE - Associazione Agricoltori Biologici Elbani
ZANZARE
RESISTENTI AGLI INSETTICIDI
Le scienze - Edizione italiana di "Scientific
American", 13 maggio 2003
Identificata una mutazione genetica che
consente agli insetti di sopravvivere ai prodotti chimici
Una
mutazione genetica potrebbe spiegare come le zanzare portatrici
di malattie siano in grado di resistere a una vasta classe di insetticidi.
Lo suggerisce uno studio condotto da Mylène Weill dell’Università
di Montpellier II, in Francia, pubblicato sulla rivista “Nature”.
Gli insetticidi realizzati con organofosfati e carbammati vengono
usati in tutto il mondo per tenere sotto controllo le zanzare. I
prodotti bloccano un enzima chiave nel sistema nervoso degli insetti,
chiamato acetilcolinesterasi, paralizzandoli e uccidendoli rapidamente.
Le zanzare però sviluppano in fretta una resistenza a queste
sostanze chimiche, specialmente nelle aree urbane dove vengono soprattutto
usate. Come si evolve questa resistenza è sempre stato un
mistero. “Per la prima volta - spiega Weill - abbiamo identificato
il gene che codifica per l’acetilcolinesterasi. Abbiamo scoperto
che un’unica differenza molecolare in questo gene è
alla base della resistenza ai due tipi di insetticida”. I
ricercatori hanno finora identificato la mutazione in una varietà
di zanzara che trasmette la malaria, Anopheles gambiae, e in diverse
popolazioni di Culex pipiens responsabili del famigerato virus del
Nilo dell’Ovest. Il team sta ora studiando altre zanzare resistenti
agli insetticidi, come la Aedes aegypti, che trasmette la dengue
e la febbre gialla, per vedere se condividono la stessa mutazione.
Anche se la scoperta potrà permettere lo sviluppo di nuovi
insetticidi, tuttavia secondo Weill è improbabile che la
guerra chimica contro gli insetti potrà mai essere vinta.
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