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E’ possibile difendersi realmente dalla “ZANZARA TIGRE”?

Se ne parlerà domenica 17 febbraio 2013, alle ore 9.30
a Casalpalocco (ROMA) presso il Centro Sociale Polivalente, viale Gorgia di Leontini 171

La globalizzazione e il cambiamento del clima continuano a immettere nel nostro Paese anche organismi sconosciuti e spesso indesiderati, come l’Aedes albopictus, meglio nota come la Zanzara tigre, con la quale in Italia conviviamo da più di 10 anni.

Proprio in questo periodo, sia le Amministrazioni pubbliche che i privati cittadini si stanno preparando a contrastarla, e nelle Assemblee condominiali viene inserita, per l’approvazione, la voce DISINFESTAZIONE, che, normalmente, si riferisce allo spargimento di sostanze chimiche sulle abitazioni, nell’acqua e sugli spazi verdi.

Perciò, nel corso degli ultimi anni, per eliminare la Zanzara tigre sono stati irrorati o immessi nell’ambiente centinaia di migliaia di tonnellate di pesticidi, facendo divenire le “disinfestazioni chimiche” una normale prassi stagionale di intervento: ma è proprio questa la soluzione giusta?
Purtroppo, è ormai noto ed evidente che, anche malgrado tali ed onerosi interventi, nelle giornate estive le zanzare sono sempre più numerose. Perché?

E’ possibile risolvere realmente il problema?
Esistono metodi efficaci d’intervento?
Ci sono conseguenze per la salute delle persone e degli animali, in relazione alle sostanze chimiche così abbondantemente diffuse nell’ambiente?

Per dare elementi di riflessione sull’argomento, il Consorzio di Casalpalocco sponsorizza il Convegno:

“ZANZARA TIGRE”
Come e perché difendersi nel modo corretto

al quale interverranno, come Relatori, importanti rappresentanti di diverse discipline (Docenti universitari, Medici, Tecnici, Esperti di Comunicazione, ecc..), che faranno il punto nella situazione e daranno una informazione scientificamente corretta sull’argomento, rispondendo anche alle domande che verranno loro poste.

Domenica mattina, 17 - febbraio – 2013 ore 9,30
Centro Sociale Polivalente di Casalpalocco
viale Gorgia di Leontini 171, Roma


L’ingresso è libero
INFORMAZIONI cell: 338-2790993

Roma, 7 febbraio 2013

 

VELENI IN CITTA'

National Geographic Italia  -  5 maggio 2010


La primavera, assieme agli uccelli migratori, ai fiori e alle farfalle, ci regala altri arrivi meno piacevoli.

Nelle nostre città iniziano ad esempio a circolare strani furgoncini muniti di grandi bidoni e di “cannoni”  branditi verso le chiome degli alberi e le facciate delle case. Sono i mezzi delle brigate motorizzate adibite alla lotta antizanzara. Grazie all’arrivo, anni fa, delle tropicali zanzare tigre – che in un primo momento provocarono, nei nostri organismi ancora privi di specifici anticorpi, ponfi e bolle – l’esercito dei disinfestatori ha ripreso lena. E irrora, soprattutto nei parchi e nei giardini privati (spesso con la richiesta di condomini e amministratori) nuvole di pesticidi.

Sono sostanze innocue, sostengono gli operatori.
Basta però leggere le avvertenze per l’uso scritte sui contenitori e gli inviti a chiudere le finestre e a non esporsi, per capire che qualche problema ci deve essere. Come del resto testimonia la progressiva scomparsa di animali insettivori come i pipistrelli, gli uccelli, le libellule (grandi divoratori di zanzare) e le farfalle.

Se nelle campagne (dove la densità di popolazione è infinitamente minore) l’uso di queste sostanze è vincolata da severe norme di sicurezza, nelle città questo non avviene.
E dato che l’aumento del numero di tumori (soprattutto infantili) e di malattie come il Parkinson e l’Alzehimer è legato in gran parte a quello delle sostanze chimiche usate in agricoltura, (più 20% nel 2008) sarebbe bene che le autorità cittadine ponessero grande attenzione a questi problemi.,

Esistono contro le zanzare tecniche meno pericolose, come l’intervento contro le raccolte d’acqua ove vivono le larve di questi insetti, le zanzariere, i repellenti ecologici, la messa in opera di batbox (nidi artificiali per pipistrelli) eccetera. Anche perché, dato che gli effetti dei pesticidi si rivelano anche dopo 20 anni e che i tumori infantili e le malattie neurovegetative legati alle sostanze chimiche immesse nell’ambiente aumentano anno dopo anno,  penso sia meglio sopportare una puntura oggi che essere vittime di un cancro  o di un Parkinson domani.

 

Fulco Pratesi

Articolo originale

 


CORVIALE, CONTRO LE ZANZARE ARRIVANO LE CASE DEI PIPISTRELLI

Corriere della Sera - sabato 4 luglio 2009

La Capitale lancia la sua ultima battaglia per la vivibilità dei quartieri periferici. Lotta al degrado delle periferie? Un piano per il ricovero degli immigrati senzatetto? Una campagna anti prostituzione? Macché, il Comune di Roma non ce l'ha con le lucciole, bensì con le zanzare. E per combatterle ha scoperto nuovi alleati. Contro le zanzare, a Corviale, arrivano i pipistrelli. L'idea è dell'Ater, l'istituto che in città gestisce migliaia di case popolari. Nel quartiere di Corviale ha installato 25 «Bat-box», letteralmente: scatole per pipistrelli.

PIPISTRELLI

REGOLATORI NATURALI - Si tratta di «casette» per i chirotteri così utili alla lotta contro le zanzare: ogni piccolo mammifero può cibarsi di duemila insetti per notte e quindi essere un regolatore naturale contro l'invadenza dell'anofele. Le Bat-box sono state installate sugli alberi nei pressi degli edifici gestiti da Ater. «La nostra Amministrazione, mantenendo fede alle promesse fatte agli inquilini, lancia un segnale importante sulla strada del rispetto e della tutela ambientale con l'installazione, presso gli stabili di Corviale, delle Bat-box, stru mento estremamente efficace e biologico di lotta alle zanzare», spiega Luca Petrucci, presidente dell'Ater del Comune di Roma.

GIA' DIFFUSE TRA TOSCANA E TRENTINO - Le casette sono state installate dal Consorzio nazionale servizi (Cns) che si occupa dei servizi di pulizia e igiene ambientale per conto dell'Azienda. «L'Ater - prosegue Petrucci - ha sposato un progetto del Museo di Storia naturale dell'Universitá di Firenze, che si basa appunto sull'installazione, su alberi o stabili, delle Bat-box, casette di legno utilizzate per offrire rifugio ai pipistrelli, i quali sono degli eccezionali predatori di zanzare». Corviale ospita il primo esperimento del genere sul territorio del Lazio, mentre altre regioni italiane, tra le quali Toscana, Trentino Alto Adige, Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Liguria hanno giá aderito all'iniziativa.

ESPERIMENTO DA ALLARGARE - «E' intenzione dell'Azienda - ha concluso il presidente dell'Ater - coinvolgere nell'iniziativa, dopo l'esperimento-pilota di Corviale, via via tutti gli stabili che insistono sulle nostre proprietá, compatibilmente con le caratteristiche strutturali del territorio, perchè crediamo fermamente in questo progetto che permette di conciliare le esigenze degli utenti con la tutela e il rispetto dell'ambiente. Mi preme sottolineare che l'installazione delle cassette, avvenuta in questi giorni, dará principio all'insediamento dei pipistrelli che, di conseguenza, inizieranno ad avere efficacia nei prossimi mesi e, più concretamente, a partire dal prossimo anno». E per tutte le altre periferie tormentate dalle zanzare? In attesa che il Campidoglio si decida a fare qualcosa di più delle periodiche disinfestazioni, un sito internet racconta come costruire da sé la bat-box a casa.

IN VENDITA AL SUPERMERCATO - Altrimenti fate una gita al supermercato, ma in Toscana: in quella regione, infatti, da oltre un anno sono in vendita bat-box prefabbricate. Sugli scaffali di una grande catena di ipermercati ci sono bat-box in legno multistrato di betulla, senza collanti e coloranti nocivi, inodori, di circa 35 centimetri di larghezza per 60 d’altezza e solo 5 centimetri di spessore. Sono state progettate dal gruppo di ricercatori del Museo di Storia Naturale, Sezione di Zoologia «La Specola» dell’Università di Firenze, in base alle esperienze acquisite sulle specie di pipistrelli italiani. E hanno dato buoni risultati nelle sperimentazioni effettuate già da alcuni anni in vari Comuni della Toscana. Importante la localizzazione delle bat-box: i pipistrelli le utilizzeranno come rifugio se saranno ben collocate e facilmente individuabili. Meglio montarle su una parete esterna di casa, a circa 4 metri d’altezza dal suolo, magari vicino alla vegetazione; oppure sul tronco di un albero.
 
Vedi immagini:
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_luglio_4/bat_box_corviale-1601533158040.shtml
Vedi anche PIPISTRELLI e BAT BOX

 

TRA SOSTANZE TOSSICHE E CAUTELE (Notizia legata alla precedente)

Corriere della Sera, Fulco Pratesi - mercoledì 1° luglio 2009

La vicenda di Castel Sant'Angelo, dei ratti avvelenati e dei gabbiani che se ne cibano induce a qualche ragionamento di tipo ecologico-sanitario.
In primo luogo sull'uso disinvolto e spesso irresponsabile di sostanze tossiche in città.


La pratica delle disinfestazioni (portata avanti da ditte interessate con la connivenza di amministratori, sia pubblici sia condominiali) ha assunto dimensioni preoccupanti. Ignorando i limiti e Ie norme che vigono nelle campagne dove la popolazione umana e molto piu rarefatta, s'irrorano sostanze chimiche dannose (basta leggere le istruzioni sui contenitori) in città, ove la densità umana e altissima, chiedendo solo agli abitanti di chiudere Ie finestre e tenere al sicuro bambini e animali domestici.


In secondo luogo sono errati gli obiettivi di queste pericolose operazioni. Se destinate alle zanzare, Ie irrorazioni rivolte agli individui adulti sono inefficaci e hanno il risultato di sterminare i piu validi avversari di questi ditteri, come pipistrelli e uccelli insettivori, rane e libellule, tutte specie che stanno scomparendo assieme alle lucciole pasoliniane, Ie farfalle e Ie cicale.


Ma i danni maggiori (ancorché a scoppio ritardato) sono quelli alla salute uma na, soprattutto negli organismi in fase di sviluppo come i bambini.
Mentre i tumori, grazie al progresso della medicina, sono sempre meglio curati, il loro numero é in costante ascesa. Ed é provato che Ie cause che li provocano sono le gate strettamente all’irresistibile moltiplicazione delle molecole chimiche immesse nell'ambiente senza adeguata sperimentazione.  

         
E veniamo ai protagonisti animali della recente vicenda.
Non per fare un'opinabile difesa dei parassiti urbani. Ma i ratti - considerati dei diffusori di malattie e simbolo di sporcizia, oltretutto schifosi (anche se con una coda bella piumosa sarebbero amati come gli scoiattoli) - svolgono quasi sempre un'utile azione eliminando i rifiuti organici, che potrebbero, essi sì, causare danni. Se non ci fossero immondizie, i nostri ratti si limiterebbero a nutrirsi d'insetti, vermi, chioccioline, pescetti e altre creature selvatiche lungo Ie rive del Tevere.
Infine i gabbiani. Quelli che, adempiendo imprudentemente alla loro funzione di spazzini, si sono nutriti dei ratti avvelenati non avranno molte speranze di sopravvivenza. Sono ben note Ie tragiche catene di morte che un uso incosciente di veleni puo scatenare nel mondo animate.

 


CASTEL SANT’ANGELO, TOPI MORTI NEI GIARDINI FREQUENTATI DAI BAMBINI
Allarme Derattizzazione «fai da te», le mamme chiamano i vigili

Corriere della Sera, Ilaria Sacchettoni – martedì 30 giugno 2009

I giardini di Castel Sant’Angelo sono stati interdetti dalla polizia municipale del XVII Gruppo. Ieri l’area del parco giochi era infestata di roditori morti. Nei giardini, all'altezza del fiume, i topi hanno sempre circolato in molti. In questo caso si é trattato di una derattizzazione eseguita privatamente dagli organizzatori della kermesse estiva «Invito alla lettura». I responsabili assicurano che l'iniziativa era nota al Municipio ma la polizia municipale non era stata informata. L'intervento é stato eseguito senza un avviso ne’ una delimitazione. Disgustati e spaventati i frequentatori del parco: sono state le mamme infuriate e preoccupate a chimare i vigili.

Alfred Hitchcock avrebbe gradito. Verso le diciannove ai giardini di Castel Sant'Angelo un gabbiano pesante si tuffa sulla prima carcassa di roditore che incontra, cominciando a lavorarla con il becco. I cadaveri saranno una quindicina. Di topi, si sa, la zona e piena. Tempo fa, dopo piogge insistenti, arrivarono perfino sotto al Palazzo di Giustizia. Saltellavano in piazza Cavour sotto il monumento a Camillo Benso.
Ma in questo caso si tratta di topi morti. La faccenda e inquietante. Cos'é successo?

Una derattizzazione «privata» senza alcun avviso pubblico. I corpi dei ratti sono allineati lungo il perimetro di Castel Sant'Angelo, l’antico fossato dove ora é il parco giochi con altalena e scivolo. Sopra, pochi metri più in là è stata allestita la manifestazione estiva «Invito alla lettura», storica kermesse estiva che, dopo un breve esilio a Villa Borghese (era il 2003 e fioccarono le proteste degli organizzatori), é tornata a Castel Sant'Angelo. II gabbiano non se ne va, mentre dal fiume arriva un secondo e poi un terzo, tutti affamati. Mamme e papà con bambini e cani al seguito sono divisi tra disgusto e preoccupazione. Poco prima qualcuno dei molti fruitori dei giardinetti é incappato nel corpo stecchito di un roditore che, zampe all'aria e incisivi in fuori, delimita l’area perimetrale e ha chiamato le forze dell'ordine.


Alle diciotto la zona è stata transennata dal nucleo di polizia giudiziaria del XVII Gruppo della Municipale ma il mistero non s'é ancora sciolto. Finché non arriva uno degli organizzatori della manifestazione estiva: «Abbiamo fatto intervenire una ditta...». Derattizzazione privata sul suolo pubblico. Niente avviso, nessuna delimitazione dell'area: la zona e stata cosparsa di trappole velenose («Quale, che tipo di sostanze sono state utilizzate?» domanda l’istruttore Marco Milani, chiedendo una relazione in merito) e poi lasciata incustodita. Due dipendenti della dita con sacchetti della spazzatura si affacciano verso le 19.30. La Municipale li allontana e invece chiama l'Ama, avverte la Asl e decide di presidiare con una pattuglia per la notte. «Siamo sbalordite - commentano due signore della zona - noi qui ci portiamo il cane due volte al giorno, potevano avvelenarlo». Giurano gli organizzatori che la presidenza del XVC Municipio era stata avvisata della presenza dei topi. I vigili verificano che la concessione di suolo pubblico era stata regolarmente rilasciata e non risulta una preventiva richiesta di derattizzazione in zona.
«La zona era infestata. Credevo di fare un favore, invece mi ritrovo sul banco degli imputati» esclama Franco Maccaroni, uno degli organizzatori della kermesse. Intanto i gabbiani continuano a beccare.


INQUINAMENTO INDOOR E PATOLOGIA RESPIRATORIA NEI PREMATURI.
A cura di Giacomo Toffol, Associazione Culturale Pediatri - http://www.acp.it/

ISDE* Italia News - n°350 - giovedì 18 giugno 2009

I nati pretermine hanno un rischio aumentato di sviluppare patologie respiratorie. Uno studio di coorte effettuato negli USA su 124 bambini con peso molto basso alla nascita (VLBW) dimostra come questo rischio possa essere almeno in parte attribuibile all’ esposizione a fattori ambientali modificabili. (Halterman JS, Lynch KA, Conn KM et al. Environmental exposures and respiratory morbidity among very low birth weight infants at 1 year of life. Arch. Dis. Child. 2009;94:28-32). Lo studio ha coinvolto una coorte di dimessi da un centro di cure intensive neonatali di Rochester, New York.

Al momento dell’arruolamento sono state richieste ai genitori informazioni sulle condizioni sociodemografiche della famiglia e sull’ esposizione prenatale al fumo di sigaretta. All’età di un anno mediante interviste telefoniche sono stati indagati i problemi respiratori dei bambini (necessità di visite mediche e di ricoveri per patologia respiratoria, presenza di una diagnosi medica di asma) e la presenza  di fattori di rischio nell’ambiente di vita: fumatori in casa, presenza di muffe, di animali, di stufe a legna, utilizzo nell’anno trascorso di prodotti chimici per il controlli di parassiti.

Ha completato il follow-up l’86% degli arruolati. La necessità di cure mediche per problemi respiratori è risultata molto comune (il 47% ha richiesto almeno una visita medica per problemi respiratori, l’11% è stato ricoverato almeno una volta, il 9% ha avuto una diagnosi di asma). La maggioranza dei soggetti era esposta ad almeno un fattore ambientale nocivo (82%): presenza di animali (56%), coabitazione con almeno un fumatore (33%),  presenza domestica di muffe (14%), stufe a legna (13%),  uso di antiparassitari (13%). Anche dopo aver controllato i dati in base a: caratteristiche demografiche,  storia familiare di asma o allergia, peso alla nascita, presenza o meno di broncodisplasia, si è evidenziato come la convivenza con un fumatore e l’esposizione a antiparassitari risultavano associate in modo indipendente tra loro ad un aumento della necessità di cure mediche per problemi respiratori (OR 2.62 con CI 1.09 – 6.29 per il fumo), (OR 4.41 CI 1.22 – 15.94 per gli antiparassitari). Un ulteriore conferma quindi dell’impatto dei fattori ambientali, peraltro facilmente modificabili, sulla salute dei bambini.  


*Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia Affiliata a. ISDE - International Society of Doctors for the Environment


LA SOIA GM CORRESPONSABILE DELL'ESPLOSIONE DI DENGUE IN ARGENTINA

Estratto da "El escandaloso caso de la soja trasgenica", Pagina 12, Horacio Verbistky - 26 aprile 2009

Un recente studio dell’ingegnere agronomo Alberto Lapolla lega l’epidemia di dengue in Argentina e nei paesi limitrofi al fenomeno della “soizzazione”, ovvero alla coltivazione su vastissima scala della soia Roundup Ready della Monsanto.
La presenza massiccia di zanzare delle specie Aedes e Culex in luoghi ed epoche non abituali, ad esempio nella pampa umida molto oltre la stagione estiva, è stata notata da diversi anni. Nel 2008 l’invasione degli insetti è proseguita fino a maggio, nonostante la diminuzione della temperatura.
Tra il 2007 e il 2008 sono stati registrati casi di febbre gialla in Bolivia, Paraguay, Brasile e Argentina settentrionale, ma il contagio è stato ricondotto alla presenza di viaggiatori. L’epidemia di dengue di quest’anno, però, ha evidenziato la presenza della temibile Aedes aegypti, vettore della febbre gialla e della dengue.
Lo studio di Lapolla rivela che la mappa delle regioni colpite dall’invasione delle zanzare e quella delle regioni in cui la soia gm della Monsanto è irrorata con il glifosate e i suoi compagni di viaggio, 2-4D, atrazina, endosulfan, paraquat, diquat e clorpirifos, sono perfettamente sovrapponibili. Si tratta di un territorio composto da Bolivia, Paraguay, Argentina, Brasile e Uruguay significativamente ribattezzato dalla Syngenta “Repubblica Unita della Soia”. Qui, come reiterati studi hanno denunciato, i predatori naturali delle zanzare sono stati decimati dai potenti agrotossici: pesci, anfibi, rospi e rane sono pressoché scomparsi nella prateria della pampa e nei suoi principali specchi e corsi d’acqua consentendo alle zanzare di riprodursi indisturbate.

CINQUE ANNI DI CARCERE PER AVER NEBULIZZATO INSETTICIDI IN GIARDINO - IL MAGISTRATO ACCUSA DI REATO ECOLOGICO UN PENSIONATO DI BARCELLONA

da "EL PAIS", Père Rios, Barcellona - giovedi 26 Giugno 2008

Reato ecologico per aver trattato con insetticidi organofosforici i sette alberi del giardino di casa sua. Questa è l'accusa che grava su un pensionato di Barcellona, che la prossima settimana siederà sul banco degli accusati. Il Pubblico Ministero chiede cinque anni e tre mesi di prigione. " Non mi rendo conto d'aver fatto niente di male", spiega Joan Borràs Flavià. A 75 anni, non smette di meravigliarsi e ritiene che all'origine di tutto ci possa essere una dissidio tra vicini.Il conflitto risale al 2002, quando Rosa Bonich Bonich lo denunciò al Municipio. La donna occupa una delle varie abitazioni che circondano la casa del pensionato, situata al numero 42 di Calle de Baltasar de España, a Sant Joan Despí (Baix Llobregat). Lo accusava di averle provocato una grave affezione respiratoria, tramite la nebulizzazione di sostanze chimiche sugli alberi del suo giardino: due aranci, un mandarino, un nespolo, un noce un limone ed un nocciolo.Dopo la denuncia, furono condotte diverse indagini ed analisi e si scoprì la presenza, appena misurabile, di FENTION e di FOSMET, due antiparassitari organofosforici molto utilizzati, però altamente tossici e le cui etichette non ne proibiscono l'impiego negli spazi urbani.Nel 2005, la vicina si costituì contro Borras per lesioni. Secondo lei, la nebulizzazione dei suddetti insetticidi, le avrebbe causato "una grave infermità respiratoria e psichica".Nuove indagini avevano concluso che gli alberi erano abbandonati ed il giudice istruttore di Sant Feliu di Llobregat archiviò il caso. Fu allora, però, che entrò in scena il P.M., che fece ricorso e chiese un supplemento di indagini all'Istituto Nazionale di Tossicologia.Il pensionato aveva fatto presente che la casa della donna è situata a sei metri di distanza e che gli altri vicini, anche di età avanzata, non si sono mai lamentati di alcuna affezione, ma in base alle considerazioni rilasciate dall'Istituto Nazionale di Tossicologia, relative agli effetti che possono avere gli antiparassitari organofosforici sulla salute, il P.M. chiese al giudice che aprisse un processo contro Borràs, e così si è verificato.

NELL' EUROPA NASCE IL FRONTE TRASVERSALE ANTIPESTICIDI

Bruxelles - 22 Ottobre 2007

Il Parlamento europeo esamina oggi tre relazioni sul pacchetto legislativo riguardante l´utilizzo sostenibile dei pesticidi, la commercializzazione dei prodotti sanitari e la corrispondente strategia tematica. La discussione si annuncia vivace, visto che la maggioranza dei parlamentari europei chiede norme più rigorose di quelle proposte dalla Commissione Ue (e molto più di quelle attuate attualmente da molti dei 27 Paesi dell'Unione Europea) per le autorizzazioni e per l´uso dei pesticidi, soprattutto per tutelare gestanti e bambini e gli altri soggetti più vulnerabili. Quella che si profila è però una larga maggioranza trasversale, che va dai Popolari ai Verdi, che punta a regole molto più restrittive di quelle proposte dalla Commissione e che avrà certamente un grosso peso politico sulle decisioni future dell'Ue e degli stessi ministri europei dell'agricoltura.L'esame del Parlamento europeo riguarda i primi due stadi del ciclo di vita dei pesticidi: commercializzazione di nuovi prodotti ed utilizzo quotidiano, mentre rimane fuori dalla discussione la fase in cui diventano rifiuti. Ad illustrare il progetto di parere del Parlamento sulla strategia tematica è una relazione della deputata slovacca Irena Belohororska, del Gruppo dei non iscritti, che contiene le raccomandazioni di promuovere un´agricoltura che usi meno pesticidi e con alternative non chimiche.I parlamentari europei chiedono comunque obiettivi quantitativi di riduzione, i soli che secondo loro "possono indurre gli Stati membri a diminuire i pesticidi utilizzati". La verde tedesca Hiltrud Breyer, nella sua relazione al Parlamento, si occupa della proposta di regolamento sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari che dovrebbe rendere più attuale la direttiva europea che risale al 1991.

Dovrebbero essere riviste le procedure di autorizzazione per i nuovi prodotti e rafforzate le misure di protezione dell´ambiente e della salute e ridotti i test clinici sugli animali e nello stesso tempo favorire la concorrenza industriale per la produzione di prodotti di minor impatto per gli agricoltori e gli altri utilizzatori.

L´Autorità per la sicurezza degli alimenti dell'Ue dovrà stilare anche una "lista positiva" delle sostanze attive alla quale dovranno attenersi le autorità nazionali per autorizzare i nuovi prodotti fitosanitari. "Le nuove disposizioni riguardanti i componenti dei pesticidi - spiega una nota del Parlamento europeo - sono distinte dalle norme stabilite da Reach per evitare che queste sostanze siano sottoposte a due procedure di autorizzazione".La proposta della Commissione europea prevede che la maggior parte delle nuove sostanze sia autorizzata per dieci anni, quelle a minor rischio per 15 anni e quelle che possono essere sostituite da sostanze meno tossiche per soli sette anni, i deputati europei chiedono che "tale periodo sia ridotto a cinque anni per promuovere il ricorso ad alternative non chimiche". Da sottolineare che mentre la Commissione propone che i successivi rinnovi delle autorizzazioni abbiano una durata illimitata, i parlamentari chiedono che non eccedano dieci anni e sostengono la proposta di vietare le sostanze genotossiche, cancerogene , tossiche per la riproduzione o che hanno un impatto sul sistema endocrino, mentre per le deroghe minori chiedono restrizioni più severe di quelle che dovrebbe prevedere la Commissione Ue. I deputati chiedono anche di aggiungere alle sostanze vietate quelle con effetti neurotossici o immunotossici e di valutare meglio gli effetti che possono risultare dalla miscela di diverse sostanze in un prodotto . Per l´autorizzazione dei prodotti, la Commissione europea suggerisce di dividere l´Ue in tre zone: Nord, Centro e Sud dove ogni prodotto autorizzato da uno Stato membro verrebbe automaticamente autorizzato in tutta la sua zona geografica, ma i deputati sono contrari e preferiscono un sistema unico "di mutuo riconoscimento" nel quale ogni Stato avrebbe un certo margine di manovra per accogliere, rifiutare o rendere più stringente l´autorizzazione.Il secondo stadio di vita dei pesticidi, cioè il loro utilizzo in agricoltura e silvicoltura, ma anche nei parchi pubblici, non è ancora regolamentato da una norma Ue, per questo la Commissione europea propone una direttiva sull´utilizzo sostenibile dei pesticidi che, tra l'altro, vuole affidare agli Stati membri l'elaborazione di piani d´azione nazionali (Pan) che identifichino colture, attività ed aree a maggior rischio pesticidi e gli obiettivi per portare a soluzione questi problemi. La direttiva prevede l'abolizione dell'irrorazione aerea (con qualche deroga) e l'individuazione di aree dove l'utilizzo di pesticidi deve essere nullo o minimo. Per proteggere i corsi d´acqua, la Commissione propone zone "cuscinetto" dove siano totalmente vietati immagazzinamento e uso di pesticidi e i deputati europei chiedono che queste siano di una larghezza minima di 10 metri. La relazione di Christa Klass, una deputata tedesca del Partito Popolare Europeo, chiede norme più severe condivise dalla maggioranza trasversale dei deputati che, pur d'accordo con i Pan, chiedono che questi si rifacciano ad un obiettivo di riduzione dell'uso di pesticidi del 25% entro 5 anni e del 50% entro 10 nell'intera Unione Europea, e fissino severi obiettivi nazionali soprattutto per le sostanze particolarmente attive o tossiche. I deputati chiedono agli Stati membri di "instaurare delle tasse o dei prelievi sui pesticidi con l´obiettivo, a livello nazionale, di finanziare i Pan e, a livello Ue, di scoraggiare l´uso di pesticidi".

http://www.greenreport.it



SALVATE I BAMBINI DAL RISCHIO PESTICIDI

Il Manifesto- 21 Settembre 2007

Tendiamo a sottovalutare il rischio rappresentato dai «pesticidi», nome generico per i numerosi prodotti chimici insetticidi (agricoli e non), funghicidi, e così via (l'eufemismo più in voga è fitofarmaci). Eppure si tratta di rischio a lungo termine, e riguarda non solo chi manipola direttamente questi prodotti (i lavoratori agricoli ad esempio).
In un recente studio condotto su 60 bambini tra 1 e 6 anni, figli di lavoratori agricoli nella Carolina del Nord, negli Usa, è risultato che quasi il 90 per cento aveva tracce di pesticidi nelle urine. Lo studio è riportato dalla rivista Environmental Health Perspective (www.ehponline.org), ed è stato condotto da un gruppo di medici e epidemiologi che hanno anche intervistato le madri - in spagnolo, perché si tratta di lavoratori latinos - e osservato le condizioni residenziali e ambientali in cui vivono i bambini. La conclusione è semplice: i ricercatori hanno cercato 14 metaboliti dei pesticidi più comunemente usati e nei campioni di urine di quei bambini ne hanno trovati 13.
In media, ogni bambino aveva quattro diversi pesticidi nella pipì: segno, dicono i ricercatori, che i figli di lavoratori agricoli sono sottoposti a molteplici fonti di esposizione ai pesticidi, e che queste sostanze restano nell'ambiente (in cui i bambini vivono) per lunghi periodi. I bambini con ogni probabilità sono esposti ai pesticidi perché abitano vicino ai campi in cui lavorano i loro genitori, perché ci vanno e ci passano del tempo - magari ci giocano accanto - o perché le sostanze manipolate restano sugli abiti dei genitori. Ovviamente anche gli adulti sono esposti al rischio, ma ancor più i bambini per la loro età e per l'organismo ancora in fase di rapido sviluppo: «L'effetto di sostanze tossiche sul loro sistema neurologico può essere devastante», fa notare Danielle Nieremberg, ricercatrice del Worldwatch Institute di Washington (dal cui sito riprendiamo la notizia di questo studio). La ricerca condotta in Carolina del Nord è limitata a una comunità di braccianti ispanici, ma il risultato è senza equivoci e dovrebbe allarmare: i ricercatori affermano che per evitare una tale esposizione dei bambini ai pesticidi sono necessarie diverse misure per modificare le condizioni ambientali in cui i piccoli vivono, e misure di protezione per i loro genitori. Aggiungono che sarebbero necessarie ulteriori ricerche per misurare in modo più preciso l'esposizione di lavoratori e loro figli, e gli effetti sulla salute dell'esposizione contemporanea a multiple sostanze.
Del resto, anche i bambini di ambienti urbani sono spesso esposti a sostanze chimiche nocive - di uso domestico invece che agricolo, ma non meno tossiche e forse perfino meno controllate. L'articolo del Worldwatch Institute cita altri studi sui pesticidi metabolizzati dall'organismo di bambini, anche in questo caso scelti tra i figli di lavoratori latinos, in quartieri urbani poveri. Cita poi lo studio pubblicato nel 2006 dalla rivista Pediatrics, che faceva notare come le donne incinte di New York sono comunemente esposte ad alcuni insetticidi usati nelle case contro gli scarafaggi: lo studio rivelava che i bambini con alti livelli di esposizione prenatale al clorpyrifos (ormai vietato negli Usa nelle zone residenziali) mostrano ritardi nello sviluppo motorio e mentale.
Il consumo mondiale di pesticidi è aumentato in modo esponenziale negli ultimi quarant'anni: secondo la stima ripresa dal Worldwatch, nel 1961 si usavano in media 0,49 chili di «fitofarmaci» per ettaro coltivato, nel 2004 se ne usano circa 2 chili. Per l'industria chimica mondiale è un affare colossale, ma al costo di un rischio enorme per la salute umana: non solo di chi lavora i pesticidi o di chi li usa, ma anche dei loro figli. E di chi li mangia o li beve. Insomma: i bambini latinos della Carolina del Nord sono un altro argomento a favore di un'agricoltura con meno pesticidi. Marina Forti

ORMAI E' TRASCORSO QUASI UN ANNO DALLA PUBBLICAZIONE SU UNA DELLE PIU' FAMOSE RIVISTE MEDICHE DI UNO STUDIO SUI DANNI NEUROLOGICI AL SISTEMA NERVOSO IN VIA DI SVILUPPO CAUSATI DA NUMEROSE SOSTANZE CHIMICHE IMMESSE DALL' UOMO NELL' AMBIENTE (The Lancet, Nov 8, 2006 - Vol. 368).

18 Settembre 2007

Gli autori hanno denunciato alla comunità scientifica internazionale una "Pandemia Silenziosa", vale a dire una vastissima epidemia di danni neurologici, più o meno gravi, provocata dall'azione tossica sul sistema nervoso in via di sviluppo di agenti chimici che lo raggiungono attraverso l'inquinamento del cibo, dell'acqua e dell'aria. Epidemia della quale nessuno parla. Pochi mesi fa nelle Isole Faroe si è svolta una importantissima conferenza internazionale sulla tossicità di numerose sostanze chimiche su organi ed apparati in via di sviluppo ( http://www.pptox.dk/Consensus/tabid/72/Default.aspx ). Gli scienziati sono giunti alle seguenti conclusioni:- le sostanze chimiche presenti nel corpo della madre sono condivise con il feto ed il neonato;

- il bambino viene esposto a dosi superiori a quelle della madre per il suo minor peso corporeo;

- la suscettibilità all'azione tossica di varie sostanze è maggiore durante lo sviluppo, dal momento del concepimento all'adolescenza;

- le conoscenze attuali hanno permesso di sostituire l'antico paradigma sviluppato oltre 400 anni fa da Paracelso: "La dose fa il veleno", con l'attuale verità scientifica: "Il momento dell'esposizione fa il veleno". Vale a dire che più precoce è l'esposizione ad una sostanza tossica e maggiori sono i danni. Anche dosi prima ritenute talmente basse da non essere pericolose, oggi sappiamo che causano danni molto importanti all'organismo.

- malattie neurologiche,cardiovascolari, respiratorie, immunologiche, dell'apparato della riproduzione, disfunzioni endocrine, alcuni tipi di cancro, l'obesità ed alterazioni genetiche sono la conseguenza dell'esposizione nelle prime fasi della vita a sostanze chimiche tossiche;

- di particolare importanza è la capacità di modificare l'espressione genetica. Vale a dire di cambiare il fine dell'attività di un gene. Tale modifica può predisporre ad una malattia e viene trasmessa alle generazioni successive. Un apporto considerevole alla presenza nell'ambiente di questi veleni lo danno la combustione del carbone, dell'olio combustibile e dei rifiuti.Nel passato si cercava di dare una dote ai figli. Adesso che la società è evoluta le cose sono cambiate ed a loro lasciamo una minaccia. Un rischio legato al loro patrimonio genetico. Questo nuovo tipo di dote sarà tramandata ai figli dei figli e così via fino alle generazioni più lontaneLoro non ce lo perdoneranno.Dr. Giovanni GhirbaPediatra - Medici per l'Ambiente e la Salute dell'Alto Laziowww.gevam.it

VELENI CONTRO LE ZANZARE NOCIVI E CONTROPRODUCENTI

La Repubblica5 agosto 2007

Da mesi, in varie città (e anche a Roma) camionette con potenti irroratori girano per le aree verdi spruzzando pericolosi insetticidi contro le zanzare. E i risultati si vedono: sono scomparse le farfalle, eliminati i pipistrelli e uccelli insettivori (veri nemici delle zanzare). E anche le cicale, che, nel giardino di casa mia iniziavano a cantare ogni anno verso il 7 luglio, non si sono più sentite.
Cercare di sterminare le zanzare adulte con nuvole di veleni non serve a nulla, contribuisce a cancellare i nemici naturali di questi insetti e aumenta la loro resistenza a tali prodotti. Inoltre è nocivo per la nostra salute. Un po’ più di tolleranza e l’uso di rimedi meno pericolosi (come zanzariere e repellenti naturali) ci metterebbero al riparo da danni alla salute assai più gravi. Fulco Pratesi

ESTATE: PRODOTTI ANTI-ZANZARE 'ANNULLANO' CREME SOLARI, MIX DANNOSO

Roma - Adnkronos Salute - 30 Luglio 2007

Creme solari meno efficaci per proteggere la pelle dai raggi Uv se usate insieme a preparati anti-zanzare, insetticidi o insettorepellenti. E il mix dei due prodotti, frequente in estate, può essere ancora più insidioso: i solari, infatti, facilitano l'assorbimento, attraverso la pelle, delle sostanze chimiche contenute nelle formulazioni antipuntura, ma anche di insetticidi e diserbanti (spesso utilizzati nelle stagione calda per contrastare la rapida crescita delle erbacce ) dispersi nell'aria e nell'ambiente. Lo ricorda Laura Cavalli, farmacista di Zea centro studi, organismo che promuove lo sviluppo delle discipline naturali. ''L'effetto filtro delle creme solari - spiega l'esperta - viene alterato dai prodotti insetticidi e insettorepellenti, come dimostrano diversi studi clinici. In pratica queste molecole, in alcuni punti, rompono la 'rete' meccanica che la crema solare forma. Così, nei punti che restano scoperti, ci si può ustionare. In questi casi non sono rari, infatti, gli eritemi a macchia di leopardo''. Il problema si ha anche nei prodotti solari che contengono, nella loro stessa formulazione, insettorepellenti. Altro rischio nell'uso dei solari è il maggiore assorbimento di sostanze chimiche nocive. ''Queste creme - spiega Cavalli - sono composte da sostanze che penetrano nella pelle, per veicolare i principi attivi. E' possibile, quindi, che trascinino con se le molecole dei prodotti anti-zanzare, rendendole più nocive''. Purtroppo ciò avviene anche per altre molecole dannose ''che restano disperse nell'aria: se, per esempio, si è vicino a una siepe o in un prato in cui è stato spruzzato un prodotto, questo lentamente evapora. E può arrivare alla pelle. Con la crema il passaggio 'dentro' la cute è una conseguenza più che probabile. Tutto questo - denuncia - è il frutto dell'uso indiscriminato di sostanze che devono tenere lontane le zanzare e che in realtà poi colpiscono l'uomo''. ''Le creme solari comuni - spiega Cavalli - contengono l'oxybenzone, un filtro di sintesi, la cui presenza nella composizione deve essere per legge evidenziata perché può essere irritante e non è fotostabile. I prodotti comunemente utilizzati come insettorepellenti contengono, invece, il Deet (dietiltoluamide), una molecola ad azione insetticida considerata poco tossica ma che, in alcune categorie di persone, soprattutto anziani e bambini, può causare allergia, ipotensione, cefalea e disorientamento''. Il Deet, tra l'altro, spesso si ritrova anche nella composizione di alcune creme solari. Diversi studi scientifici hanno evidenziato i problemi legati all'uso combinato di questi prodotti. In particolare si è scoperto che la presenza di Deet, nelle preparazioni usate come filtri solari, diminuisce l’efficacia schermante per i raggi UV; aumenta la permeabilità cutanea alla sostanza e all’oxybenzone (filtro solare di sintesi); aumenta la permeabilità cutanea ai composti organici presenti nell’ambiente come erbicidi e disinfestanti, anche quelli dispersi nell'aria; inoltre l’isomero 'orto' presente nella miscela del Deet, commercialmente utilizzata, ha una tossicità due volte maggiore dell’isomero 'meta'. L'esperta ricorda che la maggiore permeabilità della pelle alle sostanze chimiche con l'uso delle creme solari è particolarmente allarmante per ''chi lavora in campagna, abita in zone rurali o vive in zone residenziali ricche di verde, lavora all’aperto, si occupa del proprio giardino, usa giustamente filtri solari, ma si può trovare in un ambiente inquinato da sostanze tossiche, che non solo possono essere dannose per l'uomo, ma anche per altri insetti utili come per esempio gli impollinatori''. Il consiglio, dunque, è di ''usare solari con filtri naturali, insettorepellenti naturali a base di oli essenziali'', ma anche di impegnarsi ''a non usare e a non fare usare erbicidi e insetticidi tossici per l'uomo e per l'ambiente''.

Adnkronos


La città e i pericoli nascosti

AMBIENTE E VELENI

Corriere della Sera - 23 luglio 2007

In questi ultimi tempi la cronaca romana si è spesso occupata di veleni. Prima le preoccupazioni dell' assessore all' Ambiente della Regione, Filiberto Zaratti, che - ispirandosi a una ricerca e alle dichiarazioni del professor Veronesi sull' aumento tremendo dei tumori nei bambini - denunciava la sempre più massiccia presenza di agenti inquinanti nel nostro ambiente, dalle polveri sottili provocate dal traffico, alle cancerogene emissioni di gas radon, dalle diossine provenienti dalla combustione delle plastiche alle radiazioni elettromagnetiche. Un altro episodio sconcertante è stato quello dei cosiddetti «bocconi avvelenati » sparsi da criminali in vari parchi della provincia, e specificatamente in quello di Monte Mario, che hanno portato all' avvelenamento e alla morte tra atroci dolori di cani e gatti. Vi sono state poi le proteste degli ambientalisti e di alcuni scienziati sulle irrorazioni aeree di insetticidi contro la zanzara tigre, una misura che non solo è inutile e dannosa in quanto elimina gli antagonisti naturali delle zanzare (come lo stesso Comune ammette), ma espone la popolazione a rischi di intossicazione. Ciononostante, ancor oggi circolano automezzi di ditte specializzate attrezzati per questa pericolosa bisogna. Ma l' estate dei veleni non finisce qui. Da qualche tempo, girando per la città, si notano alberi di grandi dimensioni deperienti e spesso morti. Le chiome diventano rossicce, le foglie cadono e in poche settimane la pianta viene abbattuta. Il fatto che questa «malattia» colpisca indiscriminatamente e contemporaneamente essenze di diversa specie, fa nascere il sospetto che tali presenze arboree - considerate un intralcio alla costruzione di autorimesse, di essere colpevoli di sommuovere con le radici i giardini e i marciapiedi, di portare in casa «bestie» ma soprattutto ladri - siano vittime di abili e organizzati «avvelenatori ». Nella mia passata esperienza di architetto ho dovuto più volte misurarmi con costruttori i quali, per ricavare un terreno in città privo di imbarazzanti alberature, non esitavano a ricorrere a questi ignobili mezzi. Così, mentre il Comune si impegna civilmente a piantare nuovi alberi negli spazi pubblici, i privati operano nella direzione opposta, a tutto discapito dell' aria che respiriamo. Perché, molti non lo sanno, oltre a fornire ossigeno e catturare CO2, sulle chiome si sedimentano le particelle carboniose e inquinanti che altrimenti finirebbero negli alveoli polmonari nostri e dei nostri bambini. Fulco Pratesi


Uno studio sull'Artico pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica. Composti di profumi e detergenti si sciolgono nel mare senza lasciare tracce

SU SCIENCE LA CACCIA AGLI INQUINANTI INVISIBILI. SONO UN TERZO DELLE SOSTANZE "INNOCUE".

Secondo i ricercatori canadesi andrebbero rivisti i criteri con cui si classificano le sostanze dannose e pericolose"La Repubblica", 22 Luglio 2007OrsoROMA - Inquinano senza lasciare traccia. Al punto che un terzo delle sostanze inquinanti potrebbe essere stato "ignorato". E' il risultato di uno studio canadese pubblicato dalla rivista Science, secondo cui i criteri con cui si classificano i composti dannosi andrebbero rivisti. La ricerca effettuata su animali che vivono nell'Artico ha infatti evidenziato come una serie di sostanze finora considerate innocue siano invece dannose.

I ricercatori canadesi dell'università di Burnaby hanno studiato una serie di molecole organiche, residui di pesticidi e detergenti, che non sono considerate pericolose perché non si accumulano negli anelli più bassi della catena alimentare, alghe e piccoli pesci. Verificando la loro presenza in animali più grandi, come beluga, anatre e orsi polari, i tossicologi ne hanno però trovato alti livelli. La spiegazione è che queste sostanze si sciolgono facilmente in acqua, e quindi vengono eliminate dagli animali muniti di branchie, mentre è più difficile espellerli per quelli che respirano nell'aria come beluga, anatre, orsi polari.

La misura più comune della tendenza di una sostanza chimica a bioaccumularsi, cioè ad aumentare la sua concentrazione man mano che si sale nella catena alimentare, si concentra sulla sua solubilità nell'acqua. I policlorobifenili (Pcb), ad esempio, molto utilizzati dall'industria come lubrificanti e isolanti, non si sciolgono nell'acqua, ed è quindi molto difficile per gli organismi marini espellerli, tanto che nei pesci se ne trovano concentrazioni fino a 100 volte superiori a quelle delle alghe.

I tossicologi dell'università canadese di Burnaby hanno analizzato una serie di sostanze che invece si sciolgono facilmente nell'acqua, e quindi non si accumulano nei tessuti degli abitanti degli oceani. La lista dei composti studiati comprende pesticidi come il lindano, ma anche composti organici presenti in profumi e detergenti. Il risultato è stato che il livello di queste sostanze non aumenta in alghe, licheni e piccoli pesci, mentre c'è bioaccumulazione negli animali più grandi.

"Stiamo ignorando moltissime sostanze - sostiene Frank Gobas, che ha coordinato lo studio - bisogna cambiare il modo di valutare la pericolosità degli inquinanti e riscrivere le regole". Secondo i ricercatori la spiegazione del fenomeno sta nelle caratteristiche della respirazione dei diversi organismi studiati: quelli che respirano nell'acqua bioaccumulano le sostanze come i Pcb o il Ddt perché queste non si sciolgono, a differenza di quelle oggetto di questo studio che invece sono espulse facilmente.

Negli animali che non hanno le branchie invece sia gli inquinanti idrosolubili che quelli non idrosolubili si accumulano nei tessuti, e non vengono eliminati, anche per il lento ritmo di respirazione. Il problema riguarda anche l'uomo: nel latte umano della popolazione degli Inuit i tossicologi canadesi hanno trovato alti livelli delle sostanze studiate.

L'Artico è una zona particolarmente sensibile per gli inquinanti, a causa delle correnti atmosferiche e della temperatura che ne fanno il "deposito" degli inquinanti di tutto il mondo. Lo scorso anno il Wwf ha lanciato un allarme sugli effetti delle sostanze chimiche sugli animali della zona, che vanno dalle malformazioni ai disordini metabolici all'infertilità.

Oltre che dall'inquinamento, gli animali sono minacciati anche dagli effetti del riscaldamento globale: un ultimo esempio lo ha fornito uno studio apparso questa settimana sulla rivista Polar Biology, secondo cui gli orsi polari sono sempre più costretti a lunghe migrazioni per trovare le condizioni adatte a fare il nido a causa dello scioglimento dei ghiacci. Monitorandone gli spostamenti via satellite gli scienziati dell'Istituto americano per la Sorveglianza Geologica (Usgs) hanno trovato che sulle coste artiche ormai nidifica il 37 per cento degli orsi in meno rispetto al 1998, mentre gli altri si spostano sempre più all'interno.

Repubblica.it



I PESTICIDI SONO UN RISCHIO SANITARIO SOTTOVALUTATO, ELEVANO SOPRATTUTTO IL RISCHIO DI TUMORI AL CERVELLO

News GEVAM n. 72 - 3 Luglio 2007

I contadini particolarmente esposti ai pesticidi, ma anche le persone che li usano per le loro piante d'appartamento, hanno il doppio di possibilita' di sviluppare un tumore al cervello. Lo rivela uno studio francese pubblicato sulla rivista "Occupational and environmental medecine" del 5 giugno. L'indagine e' stata condotta su oltre cinquecento pazienti e, con altri studi scientifici gia' noti, mostra come l'esposizione ai pesticidi aumenti i rischi di diversi tipi di cancro (glioma, sarcoma, cancro della prostata) oltre che di patologie neurodegenerative. Sarebbe bene proseguire con questi studi, per cercare d'associare i rischi all'una o all'altra famiglia di pesticidi presenti nell'alimentazione.Fonte : Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori - http://www.aduc.it

TUMORI AL CERVELLO CAUSATI DA PESTICIDI

7 Giugno 2007

Anche l'insetticida da usare per le piante in casa e' accusato di favorire l'insorgenza di tumori al cervello. A dirlo e' una ricerca francese, pubblicata su Occupational & Environmental Medicine, che ha evidenziato come chi lavori nell'agricoltura "moderna" (quella con i pesticidi) abbia una possibilità tripla di sviluppare un glioma, rispetto alla media della popolazione. Chi usa insetticidi domestici si espone ad un rischio doppio

http://www.ecoblog.it/



 


PESTICIDE ACTION NETWORK – PAN

Pesticide Action Network (PAN) è una rete di oltre 600 organizzazioni non governative, dove le istituzioni e gli individui di oltre 90 paesi lavorano per sostituire l'uso di insetticidi pericolosi con alternative ecologicamente sane. I suoi progetti e le sue campagne sono coordinati da cinque Centri Regionali Autonomi: Nord America PAN, America Latina PAN, Europa PAN, Asia e Pacifico PAN, Africa PAN.
Pesticide Action Network Europe è stata formata nel 1983. L’obiettivo principale del suo lavoro è fare partire misure per agevolare una riduzione dell’ uso di insetticidi su tutto il territorio. Le attività includono la riduzione a livello nazionale di insetticidi, la promozione dell’agricoltura organica e sostenibile, affrontare il problema degli insetticidi a livello di Unione Europea, la pubblicazione di un notiziario trimestrale PAN Europe, l’organizzazione di una conferenza annua.

http://www.pan-europe.info/



INQUINAMENTO e VIE AEREE DEL BAMBINO

Le patologie determinate dalla presenza di inquinanti atmosferici sono molteplici e in costante crescita negli ultimi anni: l’eczema atopico, le dermatiti da contatto, le congiuntiviti, come anche malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio e dell’apparato respiratorio, rappresentano una causa di frequente consultazione del medico.

Si stima, per esempio, che l’incremento del 30% dell’asma e delle malattie allergiche, registrato nell’ultimo decennio, sia riconducibile all’inquinamento atmosferico (Fonte: FIMMG). A esso sono imputabili disturbi quali la secchezza delle mucose respiratorie, la riduzione delle normali difese aspecifiche con maggiore rischio di infezioni, fino a vere e proprie sindromi che si manifestano con una diminuzione della funzione respiratoria.

Ciò è particolarmente vero nei bambini, nei quali le vie aeree hanno diametri minori rispetto all’adulto e fenomeni irritativi o infiammatori che, se nell’adulto provocano solo lievi disturbi, nel piccolo paziente possono causare un’ostruzione significativa. Inoltre, in rapporto alle loro dimensioni, i bambini hanno un maggiore fabbisogno di ossigeno, per cui respirano più rapidamente e inalano per ogni Kg di peso corporeo più elementi inquinanti. Il bambino è anche esposto al fumo passivo dei familiari, passa più tempo all’aperto, spesso facendo attività fisica e aumentando così gli scambi polmonari e il rischio di inalare inquinanti.

Quando questi ultimi si concentrano sulle mucose superando livelli accettabili perché siano garantiti meccanismi di difesa, si innesca una risposta difensiva che si manifesta in una maggiore produzione di muco bronchiale, più denso e più viscoso del normale. Questo fenomeno, inizialmente difensivo appunto, finisce per divenire controproducente, poiché porta a una diminuzione della depurazione del muco bronchiale e a una conseguente minore rimozione di inquinanti, germi e allergeni.

www.automedicazione.it/



Conferenza Internazionale sulla programmazione fetale e la tossicità nell’età dello sviluppoTorshavn, Isole Faroe – 20 -24 maggio 2007 Dichiarazione delle isole Faroe, giovedì, 24 maggio 2007

Effetti sulla salute umana dell’esposizione alle sostanze tossiche presenti nell’ambiente nell’etA' dello sviluppo

Background La vita fetale e la prima infanzia sono periodi caratterizzati da un’elevata sensibilità ai rischi ambientali. L’esposizione tossica agli inquinanti chimici nel corso di queste fasi di maggiore vulnerabilità può causare malattia e disabilità nei neonati, nei bambini e nell’intero ciclo della vita umana. Tra gli effetti dell’esposizione tossica riconosciuti in passato, ricordiamo le malformazioni congenite e altri esiti negativi della gravidanza. Tali esiti possono essere immediatamente visibili e sono stati messi in relazione con l’esposizione alle sostanze tossiche durante o subito dopo la gravidanza. Anche gli effetti meno evidenti di tale esposizione possono condurre in seguito a importanti anomalie funzionali e a un aumento del rischio di malattia. La nozione di “plasticità” riferita allo sviluppo funzionale degli organi e al rischio di malattia ha trovato numerose conferme sia in studi sperimentali sia in studi epidemiologici. Il periodo della vita in cui ha luogo l’esposizione alle sostanze tossiche – specie nei periodi critici di sensibilità - è per tanto divenuto un fattore da tenere in grande considerazione nelle valutazioni tossicologiche. Tra il 20 e il 24 maggio del 2007, ricercatori del campo della salute e della chimica ambientale, della biologia dello sviluppo, della tossicologia, dell’epidemiologia, della nutrizione e della pediatria si sono radunati a Torshavn, nelle isole Faroe, per la Conferenza Internazionale sulla programmazione fetale e la tossicità nell’età dello sviluppo. Intento della conferenza era quello di evidenziare le nuove conoscenze sugli effetti dell’esposizione tossica in età prenatale e nella prima età post-natale e i loro effetti prolungati sulla persona nel corso della vita umana.Per la prima volta i principali esperti della materia hanno focalizzato i loro studi sui dati umani e sull’interpretazione dei risultati di laboratorio per far luce sui rischi che l’ambiente provoca alla salute umana. Stato dell’arte della ricerca Il feto in formazione è straordinariamente sensibile alle perturbazioni dell’ambiente intrauterino. Lo sviluppo fetale si adatta all’ambiente intrauterino degli alimenti e degli apporti energetici per prepararsi alle previste condizioni ambientali post-natali. Se si verifica un divario tra l’ambiente prenatale e quello post-natale, possono verificarsi anomalie nel metabolismo energetico, nelle funzioni endocrine e nello sviluppo degli organi. L’evoluzione sembra aver favorito un fenotipo programmato per il massimo risparmio nell’uso di energia. Ciò tuttavia, in un ambiente caratterizzato da notevole disponibilità di cibo e limitato dispendio energetico, può accrescere la possibilità di sviluppare obesità, sindrome metabolica e malattie associate. Anche i meccanismi fisiologici implicati nello sviluppo del metabolismo energetico e nutritivo sono fortemente sensibili agli effetti tossici delle sostanze chimiche presenti nell’ambiente. L’esposizione alle sostanze chimiche durante la vita prenatale e la prima età post-natale può determinare effetti importanti sull’espressione genetica. Questa determina il normale sviluppo e predispone al rischio di malattia durante l’adolescenza e la vita adulta. Molte sostanze presenti nell’ambiente possono alterare l’espressione genetica mediante metilazione del DNA e rimodellamento della cromatina. Questi mutamenti epigenetici possono causare modifiche permanenti in determinati organi e tessuti e un accresciuto rischio di malattia che può coinvolgere persino le generazioni successive (…).L’esposizione in età prenatale al dietilstilbestrolo, farmaco estrogenico per donne incinte oggi caduto in disuso, determina un accresciuto rischio di cancro alla vagina, all’utero e al seno. Bassi livelli di esposizione in fase di sviluppo a un particolare ingrediente della plastica, il bisfenolo A, possono dar luogo a un più elevato rischio di cancro al seno o alla prostata. L’esposizione in età prenatale al vinclozolin, un comune fungicida, è anch’essa responsabile del successivo sviluppo del cancro. Tutte queste, sono sostanze solo marginalmente, o affatto, cancerogene per l’organismo adulto, ma sono tuttavia pericolose per il feto in via di sviluppo. Inoltre, quando l’esposizione a un agente cancerogeno avviene nelle prime fasi dello sviluppo, l’aspettativa di vita è superiore al periodo di latenza necessario allo sviluppo della malattia. Il funzionamento del sistema riproduttivo umano può essere fortemente danneggiato dai cambiamenti che si verificano nell’ambiente ormonale intrauterino. Negli uomini la sempre maggiore incidenza di cancro ai testicoli, bassa qualità del seme e criptorchidismo sono stati tutti messi in relazione con l’esposizione in fase di sviluppo al fumo materno e a sostanze chimiche dannose per il sistema endocrino, ad esempio il dietilstilbestrolo. Ulteriori fattori di rischio comprendono trattamenti per la fertilità della donna, esposizione agli ftalati ed esposizione professionale ai pesticidi con sospetta attività estrogena e antiandrogena. L’esposizione in età perinatale a sostanze chimiche che interferiscono con il sistema endocrino, come bifenili policlorinati o polibrominati, endosulfan, o composti del DDT, possono influenzare lo sviluppo puberale e la maturazione sessuale durante l’adolescenza. L’espressione di alcuni di questi effetti potrebbe essere accentuata da una predisposizione genetica.Il cervello è particolarmente sensibile all’esposizione alle sostanze tossiche durante lo sviluppo. Lo sviluppo cerebrale avviene nel corso di una serie complessa di fasi che devono essere completate nel giusto ordine e al momento giusto. Lievi riduzioni dell’attività cerebrale possono avere gravi ripercussioni sulla funzionalità sociale e sulla capacità di svolgere attività economiche, anche in assenza di ritardo mentale o di malattie evidenti. Anche nel caso che singole sostanze neurotossiche contaminanti abbiano solo effetti trascurabili, la combinazione di diverse di queste sostanze, insieme ad altri fattori avversi, come lo stress materno o la riduzione della funzionalità tiroidea, può determinare una notevole diminuzione dell’attività cerebrale e predisporre allo sviluppo di gravi malattie degenerative.Anche il sistema immunitario è soggetto a un importante sviluppo prima e dopo la nascita. Recenti prove dimostrano che l’esposizione ad alcune sostanze chimiche immunotossiche, come bifenili policlorinati e atrazina, e lo stress materno possono far sì che il sistema immunitario reagisca in modo assolutamente anomalo a proteine sconosciute e quindi anche ai vaccini. Tali effetti potrebbero essere causati da un cambiamento nell’equilibrio del sistema immunitario, con una maggiore suscettibilità alle infezioni e un maggior rischio di allergie nel bambino.Mentre la ricerca sugli effetti delle sostanze tossiche nella fase dello sviluppo ha finora messo in luce il ruolo dell’esposizione materna e dell’ambiente neonatale, vi è la possibilità che anche l’esposizione per via paterna incida sullo sviluppo del bambino. Studi sperimentali indicano che le radiazioni ionizzanti, il fumo e certe sostanze chimiche possono essere importanti e che determinate esposizioni possono influenzare anche l’equilibrio nel sesso dei bambini. Conclusioni • Tre aspetti della salute del bambino sono importanti in relazione ai rischi della tossicità nell’età dello sviluppo. In primo luogo il peso delle sostanze chimiche presenti nel corpo della madre sarà condiviso dal feto o dal neonato ed è probabile che il bambino sia esposto a dosi tanto più grandi quanto maggiore è il peso corporeo. In secondo luogo la suscettibilità a effetti avversi è maggiore nel corso dello sviluppo, che va dal periodo precedente la nascita fino all’adolescenza. Infine l’esposizione alle sostanze tossiche presenti nell’ambiente può condurre a danni funzionali permanenti e a un incremento del rischio di malattia. • La ricerca sul ruolo dell’ambiente nella programmazione della salute e della malattia nella fase dello sviluppo ha pertanto condotto a un nuovo paradigma nella conoscenza tossicologica. Il vecchio paradigma, sviluppato oltre quattro secoli fa da Paracelso, recitava “la dose fa il veleno”. Tuttavia per l’esposizione prolungata nella fase del primo sviluppo, il fattore più determinate è quello relativo al periodo in cui ha luogo l’esposizione, per cui ‘il periodo fa il veleno”. Tale paradigma esteso deve essere tenuto nella massima considerazione se si desidera salvaguardare il feto e il bambino da rischi evitabili (…). • Tra i meccanismi coinvolti, particolare preoccupazione è causata dalle modifiche dell’espressione genetica dovute ad alterata marcatura epigenetica. Queste possono condurre non solo a una maggiore suscettibilità alle malattie nel corso della vita, ma anche alla trasmissione degli effetti negativi alle generazioni successive. • La maggior parte delle malattie croniche è caratterizzata da multicausalità e da complessità. La comprensione di questi processi richiede un approccio più olistico focalizzato sui sistemi e la biologia dei tessuti. Raccomandazionio Gli studi sull’eziologia della malattia umana devono includere per tanto il primo sviluppo e caratterizzare in modo appropriato i fattori che determinano le funzioni degli organi e il successivo rischio di malattia. Tali relazioni possono essere analizzate al meglio in futuri studi a lungo termine, mentre le esistenti o programmate coorti di nascita devono essere utilizzate a questo scopo (…). o La valutazione dell’esposizione chimica ambientale deve porre l’accento sul periodo del primo sviluppo. I dati sull’esposizione già oggi abitualmente raccolti devono essere ottimizzati perché sia possibile utilizzarli negli studi epidemiologici. Il sangue e tessuto del cordone ombelicale, il latte umano e altri campioni biologici possono essere utilizzati per valutare i biomarcatori di esposizione e rilevare le modifiche dell’espressione genetica. o Poiché gli uomini sono esposti a numerose sostanze chimiche durante il periodo dello sviluppo e per tutta la durata della loro vita, in un approccio alla malattia che si proponga di analizzare l’intera vita umana, è necessario prendere in considerazione la compresenza di più forme di esposizione. Deve essere inoltre studiata l’interazione con altri fattori legati allo stile di vita, come l’assunzione di sostanze nutrienti essenziali e l’ambiente sociale. La ricerca deve infine considerare il ruolo della variazione genetica e della predisposizione genetica alla malattia. o I test tossicologici e le valutazioni di rischio delle sostanze chimiche ambientali devono tenere conto della vulnerabilità caratteristica del primo sviluppo e delle implicazioni a lungo termine degli effetti avversi della programmazione. Nonostante già esistano protocolli per i test di valutazione della tossicità riproduttiva e dello sviluppo neurotossico, il loro utilizzo non è parte della pratica corrente e il potenziale di questi effetti non è per tanto necessariamente considerato nella determinazione dei livelli di sicurezza dell’esposizione ambientale.Le prove raccolte indicano che la prevenzione contro l’esposizione tossica alle sostanze chimiche ambientali dovrebbe mirare a proteggere il feto e il bambino in quanto parti della popolazione altamente vulnerabili. In virtù della continua esposizione ai numerosi tossici ambientali, è necessario mettere nuovo impegno nella prevenzione del danno. Tale opera di prevenzione non deve attendere la produzione di prove dettagliate su ciascun fattore di rischio poiché il ritardo nell’assunzione delle necessarie decisioni condurrebbe alla propagazione dell’esposizione tossica e delle sue conseguenze a lungo termine. Le pratiche attualmente in uso devono essere pertanto riviste per rispondere alla necessità di proteggere le fasi più vulnerabili della vita mediante un maggiore ricorso all’approccio precauzionale e alla riduzione dell’esposizione. Questa dichiarazione è stata elaborata dalla Commissione scientifica internazionale della conferenza sulla base dei commenti e dei suggerimenti offerti dai partecipanti. La dichiarazione, rivista solo a fini editoriali, sarà inclusa negli atti della conferenza.

ZANZARA TIGRE: VADEMECUM SU COME SOPRAVVIVERE AGLI ATTACCHI ESTIVI FACENDO USO DI METODI NATURALI

17 maggio 2007

La lotta alle zanzare si svolge ormai da tempo attraverso il massiccio impiego di sostanze chimiche che, oltre a rivelarsi totalmente inutili, diventano anche un pericolo per la nostra salute. Grazie a quest’utilizzo indiscriminato, abbiamo avvelenato l’ambiente e compromesso la vita dei principali “nemici” della zanzara, il cui numero è andato crescendo di anno in anno.

Sono i rimedi naturali che, oltre ad essere del tutto innocui, sono anche i più efficaci. Ad esempio, il Neem, l’albero sacro dell’India, è un potentissimo repellente: il suo olio essenziale può essere utilizzato direttamente sulle parti esposte del nostro corpo, oppure come anti-larvale sui sottovasi o sulle grondaie. Può essere utilizzato anche sugli animali domestici. Ma vi sono anche altri oli essenziali utilissimi come repellenti: il cedro, il geranio africano, la citronella, il basilico sacro (pianta diversa dal basilico nostrano) che tengono lontani gli insetti.

Se invece veniamo punti, è consigliabile utilizzare come lenitivo essenze come eucalipto e basilico, evitando invece qualsiasi prodotto chimico la cui pericolosità è accertata soprattutto quando ci si espone alla luce del Sole. L’unico piccolo inconveniente degli oli essenziali è che devono essere applicati sul corpo ogni ora circa per rinnovarne l’effetto.

Oltre a cambiare le nostre abitudini, possiamo cercare di aiutare le specie “nemiche” delle zanzare, sia adulte che allo stadio larvale. Per quanto riguarda l’insetto adulto, il maggior antagonista è il pipistrello: ogni esemplare di questo innocuo mammifero può arrivare a mangiarne duemila in una sola serata! Per attirarlo si può provare ad installare delle bat-box, appositi rifugi in legno di dimensioni contenute e di tipologie differenti a seconda del luogo dove vengono installate: alberi, pali, pareti di abitazioni, ecc.

Anche gli uccelli insettivori possono concorrere alla limitazione delle zanzare, poiché se ne cibano insieme ad altri insetti. E molti anfibi si nutrono di zanzare: rospi, raganelle & company ma – purtroppo – sono sempre più rari a causa della distruzione degli habitat.

Un ruolo importantissimo nel controllo delle larve hanno i pesci, in particolare la tinca che ne è particolarmente ghiotta; sembra inoltre che anche la Gambusia, un piccolissimo pesciolino americano, sia in grado di distruggere un notevole numero di larve di zanzara, ma attenzione! Va immesso solo in piccoli specchi d’acqua chiusi e privi di sbocchi naturali: si tratta infatti di un pesce di origine americana che, se mescolato alle specie autoctone italiane potrebbe alterare il nostro ecosistema acquatico.

http://www.enpa.it/



STRAGE DI API : REVINE CONDANNATO
Il Comune risarcirà il danno del veleno antizanzare

Revine 15 maggio 2007

Gli apicoltori Gino Fregonese e Giuseppe Dal Gobbo hanno vinto la causa contro il Comune riguardante il risarcimento del danno causato dalla strage di api provocata da un insetticida irrorato con l’uso di un elicottero sopra i laghi di Revine e Tarzo e nelle immediate vicinanze dove si trovavano numerosi alveari. Il comune di Revine è stato condannato dal Tribunale di Treviso a risarcire i danni causati dall’insetticida utilizzato contro le zanzare, che ammontano a circa 10 mila euro ai quali si aggiungono le spese per altri 8 mila euro. Le api sono state uccise dal Phenotrin*, un veleno dichiarato dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie “molto tossico sia per le api che per i pesci”. L’allarme è stato lanciato dall’apicoltore Mario Anacleto De Luca di Cison, considerato un grandissimo esperto in materia di apicoltura e i cui mieli hanno vinto numerosi premi nazionali per la loro purezza e bontà. E’ intervenuto sulla segnalazione dei colleghi. Ha visitato gli alveari, ha raccolto i campioni di api morte e ha documentato fotograficamente sia i danni che l’elicottero in azione. Gli apicoltori, attraverso la loro associazione APAT, avevano ottenuto incontri con i sindaci di Tarzo e Revine Lago, rappresentanti dell’Usl 7 e del servizio veterinario della Regione che però non erano giunti ad alcuna conclusione. L’apicoltore de Luca, che è anche socio WWF, ha allora chiesto l’intervento del rappresentante locale del WWF Luciano De Blasi, che si è documentato sugli effetti dell’insetticida attraverso le strutture del prof. Giorgio Celli, docente nell’Istituto di Entomologia agraria dell’Università di Bologna. A questo punto la Direzione del Servizio Sanitario Regionale ha proceduto all’immediata sospensione dei trattamenti. Dal Gobbo e Fregonese hanno deciso di chiedere ai Comuni il risarcimento dei danni. Il Tribunale ha dato loro ragione. I laghi di Revine e Tarzo sono stati dichiarati Sic (siti di importanza comunitaria) per la ricchezza della loro biodiversità, la fragilità di questo ambiente è ben nota e quindi si impone la massima attenzione in ogni intervento. La Tribuna di Treviso* Per ulteriori informazioni sul piretroide Phenotrin:

www.italservizi.it/schede_tecniche/india%20schede%20sicurezza/factulv.pdf



USA: ARRIVANO I BIONEERS

USA: arrivano i bioneers, dall'inglese biological e pioneers, i nuovi pionieri ambientalisti. Sono decine di migliaia ed hanno fondato oltre duecento comunità negli Stati Uniti. Vengono considerati dai mass media e dai politici un vero movimento culturale, il più interessante dell'ultimo ventennio, trasversale, apartitico, influente. I sondaggi rivelano che sono sempre più numerosi gli americani decisi a impegnarsi nel risanamento del globo. Il governo Bush pare non tenerne conto ma il mercato sì, eccome …

Fonte Primaria: L'Espresso

Sono i duri e puri dell'ecologia. Milizia pacifica del nuovo ambientalismo nato negli Usa. E sono forti dell'appoggio di Hollywood:
Mangiano bio. Coltivano secondo natura. Guidano auto a basso impatto di inquinamento. Riciclano. Costruiscono eco e tengono d'occhio i consumi. E indicano tutti il verde, quando si tratta di scegliere il colore preferito. Quello dei soldi? No, della terra. Da proteggere e guarire. Perché - dicono loro - se il pianeta si salva, si salvano anche gli uomini. Parola di bioneers (dall'inglese biological e pioneers), i nuovi pionieri ambientalisti decisi a salvaguardare il mondo: scienziati e artisti, medici e sciamani, giardinieri e agricoltori, architetti, giornalisti, preti, poliziotti, mamme, insegnanti. Si incontrano una volta all'anno in California e ogni minuto sul web, nella community virtuale di www.bioneers.org . Scrivono libri, conducono programmi radio e tv, disegnano fumetti. Organizzano incontri, conferenze e workshop. Si scambiano consigli, informazioni, testimonianze. Fondano associazioni, si mobilitano per risanare un quartiere, un bosco, un acro di terreno, un corso d'acqua. Per piantare un albero o raccogliere un frutto, per difendere la qualità del cibo, delle medicine, degli indumenti. Negli Usa, dove hanno sede - in New Mexico - ma non soltanto. Nell'ultimo biennio, il movimento verde ha conquistato simpatizzanti anche oltre confine, in Canada, Messico, Brasile, Giappone e in Europa (Gran Bretagna, Spagna, Russia, Croazia). E dire che, quindici anni fa, quando il fondatore Kenny Ausubel coniò per primo la definizione di 'bioniere', ora entrata di diritto nelle enciclopedie e nei dizionari inglesi, non erano che un centinaio, per di più etichettati dalla stampa come l'ennesima formazione di stampo new age.
Oggi, i bioneers sono decine di migliaia - oltre duecento le comunità negli Stati Uniti - e vengono considerati un vero movimento culturale, il più interessante e capillare del Paese a stelle e strisce nell'ultimo ventennio. Trasversale, apartitico, influente. Tanto da meritarsi l'attenzione della classe politica, di attori, registi, sociologi. E oltre dodicimila presenze, tra partecipanti e ascoltatori via satellite, all'annuale appuntamento con la Bioneers Conference (vero e proprio festival dei bio-pionieri: il prossimo è fissato a San Rafael, California, dal 20 al 22 ottobre). Insomma, sono diventati una forza della natura. Quasi una milizia armata di pazienza e buone intenzioni.
I loro principi? Sostenibilità e salute, interdipendenza e cooperazione.
"Ogni giorno cerchiamo soluzioni e strategie per 'restaurare' il pianeta", spiega Kenny Ausubel. "Le soluzioni? È la Terra stessa a indicarle. Nel mondo naturale, tutto è strettamente connesso e tutto lavora per la propria conservazione. Non ci sono sprechi, non ci sono malattie. Basta osservare, studiare. E rendersi conto che chi ha messo in pericolo la salute del pianeta ha il dovere di prendersene cura. Non è un caso che i Bioneers siano nati negli Usa: il rimedio, come recita un detto dell'Amazzonia, si trova sempre vicino al veleno", conclude.
Come loro la pensano molti connazionali. Le statistiche parlano chiaro: sono sempre più numerosi gli americani decisi a impegnarsi nel risanamento del globo. Coloro che si dichiarano preoccupati per le sorti dell'ambiente sono cresciuti dal 66 al 77 per cento in due anni (fonte: Gallup polling data). Gli uragani abbattutisi sul Nordamerica negli ultimi anni (Katrina su New Orleans in primis) hanno dimostrato che c'è in gioco la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti. E le campagne eco-oriented di Robert Fitzgerald Kennedy Jr. e di Al Gore hanno fatto proseliti, così come il film-documentario interpretato proprio da Al Gore e diretto dal regista David Guggengheim ha spopolato nelle sale cinematografiche d'oltreoceano. Si intitola 'An inconvenient truth' e spiega, senza mezzi termini, le conseguenze del surriscaldamento globale. I colpevoli? Petrolio, governi e multinazionali, d'accordo. Ma anche ogni essere umano, negli Stati Uniti o in ogni altro metro quadrato del mondo.
"Il futuro della Terra dipende da ognuno di noi e dai nostri comportamenti", si infervora l'architetto e designer William McDonough, autore della bibbia dei greeners, 'Cradle to Cradle' (giunto alla quinta ristampa), nonché accanito sostenitore della bioneer-filosofia e della necessità per le aziende di trasformarsi e diventare eco-friendly. "Il mio consiglio? Prendete l'oggetto che più vi è caro - l'auto, la borsa, le scarpe - e rivolgetevi al produttore. Pretendete che la replichi rispettando la natura e le sue 'istruzioni'", dice.
Per niente facile. Ma con lui si sono schierati tanti volti noti dello star system, a dare il buon esempio di impegno eco-sostenibile. Lo hanno fatto, tra gli altri, Billy Bob Thorton e Daryl Hannah, Kevin Bacon e Robert Redford, James Taylor e Cameron Diaz.
Ognuno di loro ha confessato il suo 'segreto verde'. E se riciclare è l'imperativo in casa Thorton, la Hannah fa scorta di cibo soltanto nei supermarket biologici. Bacon fa attenzione al packaging ed evita la plastica di sacchetti e confezioni, mentre Redford e Taylor preferiscono dare il loro contributo alle associazioni ambientaliste. La Diaz è più radicale. Oltre a utilizzare soltanto detersivi bio-compatibili e degradabili, da conduttrice di Trippin' (nel 2005, su MTV) ha costretto amici e colleghi dello showbiz, compreso il fidanzato Justin Timberlake, a viaggiare con lei alla scoperta di parchi nazionali e mete naturalistiche. Lo scopo? Imparare le regole fondamentali dell'eco-turismo.
L'attrice è stata tra le prime, con Leonardo Di Caprio, ad acquistare e guidare l'auto che secondo i bioneers risulta, a tutt'oggi, la più eco-corretta: la Toyota Prius Hybrid Sinergy Drive. Ha due motori, uno elettrico e uno tradizionale. E consente di risparmiare sul carburante (e pertanto di limitare le emissioni di ossido di carbonio). Con meno di 4 litri di benzina fa oltre 80 chilometri , per la gioia dei bioneers e della casa automobilistica giapponese.
Così sono le Prius ad affollare i parcheggi e i garage dei pionieri biologici, insieme alle biciclette, ai nuovi materiali ecologici e ai pannelli solari nelle case a basso impatto ambientale. Secondo il settimanale 'Newsweek', che alla fortissima tendenza verde ha dedicato un intero numero, sono in aumento gli americani e gli europei che stanno rivoluzionando il loro stile di vita, assumendosi le proprie responsabilità. Le grandi aziende non possono stare a guardare. Tesco, ad esempio, colosso inglese del commercio, ha ufficializzato la decisione di trasformare i propri supermarket in veri eco-store: registratori di cassa alimentati da un innovativo sistema eolico, forno-panetteria a energia solare, toilette ad acqua piovana e l'invito, rivolto a tutti i clienti, a non usare buste di plastica per gli acquisti. Anche altre catene hanno annunciato di voler percorrere lo stesso cammino, come la statunitense Wal Mart, che ha puntato su carte e materiali provenienti non dal petrolio ma dal grano, per impacchettare i giocattoli. E ha acquistato grandi quantità di cotone bio per i capi d'abbigliamento sportivi: 190mila tute da yoga sono state vendute in sole dieci settimane. "Gli acquirenti non sono le poche star di Hollywood", ha commentato Lee Scott, amministratore del gruppo, "bensì i nuovi LOHAS", cioè gli 'illuminati' che hanno scelto di adottare bio-comportamenti nella loro routine quotidiana. LOHAS è l'acronimo di Lifestyle Of Health and Sustainibility, cioè uno stile di vita improntato alla salute e alla sostenibilità ambientale. Lo stesso predicato dai Bioneers sul web, nei programmi radio e tv (premiati e riconosciuti a livello internazionale), nelle loro pubblicazioni: una nuova etica per un nuovo eco-mondo. Nel quale, però, come fa notare il filosofo Umberto Galimberti in un intervento su 'Repubblica', "la natura oggi può sopravvivere soltanto grazie all'assistenza tecnica che, un giorno, l'ha compromessa, modificando le condizioni d'esistenza del mondo umano e animale nel loro ricambio organico naturale". Non basta. "L'etica di cui disponiamo - che ha subordinato tutti gli enti di natura all'uomo, in conformità al messaggio biblico- non è adeguata alla salvaguardia della natura e quindi neanche dell'uomo, che ha nell'ambiente la condizione imprescindibile della sua esistenza", prosegue Galimberti. Così oggi il pericolo non viene più dalla natura, ma dal potere conseguito dall'uomo per dominarla. Fino all'usura.
A questo sfruttamento del pianeta, i 'bionieri' hanno proposto e opposto le loro soluzioni. Si sono incaricati di farsi rete, community, luogo di connessione e punto di incontro tra i tanti singoli che, nei luoghi e nelle condizioni più diverse, si impegnano per instaurare una 'bio-crazia' consapevole. "A un certo punto mi sono reso conto che tanti stavano lavorando nella stessa direzione, ma nessuno di loro lo sapeva", riprende Kenny Ausubel, l'ideatore del bioneer-pensiero. "Ho ritenuto che dovessero conoscersi, incontrarsi e confrontarsi. Così sono nati i bio-pionieri. In realtà esistevano già, ma non avevano un nome e non facevano gruppo". Oggi, quel gruppo sta rivoluzionando il mondo che intende salvare. E, in piena Age of Nature Restoration (l'età della restaurazione del pianeta), come dicono loro, hanno riscoperto che l'unione fa la forza. Della natura.
Come mi sta il bambù?
C'è il cotone organico e c'è la fibra di bambù. Ci sono le alghe, il vinile riciclato, la canapa. Sono i nuovi materiali ecologici, utilizzati da stilisti e designer per progettare una moda e uno stile ecologicamente corretto. A cominciare dal cotone rigorosamente bio che brand statunitensi come Ynnub e ParkVogel hanno già adottato per abiti e t-shirt. Anche Katherine Hamnett, in Inghilterra, è scesa in campo annunciando che presto lancerà sul mercato una collezione realizzata al cento per cento in organic-cotton. La fashion- designer Stella McCartney, invece, da sempre animalista, ambientalista e vegana, ha riscoperto il fascino del vinile. Riciclato e riciclabile, però, per realizzare borse e portafogli. Panda Snack è il nome di un'azienda che produce magliette in fibra di bambù, antibatteriche e morbidissime. Ma nel panorama della moda hi-tech e verde, ci sono le alghe di SeaCell, la fibra ricavata da alghe e cellulosa che rilascia sulla pelle minerali e vitamine benefiche, e con la quale si realizza soprattutto underwear, ma anche biancheria per la casa. Infine, la cara vecchia canapa: è il suo momento. Tutti la vogliono, Giorgio Armani e Adidas inclusi.
Colpito dal raggio verde. L'ultima mutazione di Leonardo DiCaprio
Ci aveva già provato con The Aviator, il film diretto da Martin Scorsese. Oltre a interpretarlo, ne era stato il co-produttore. Ora però Leonardo DiCaprio, 32 anni, fa sul serio, e produce il suo primo docufilm, del quale è anche ideatore e voce narrante, per denunciare lo sfruttamento della natura da parte dell'uomo. Titolo: 'L'Undicesima ora', nelle sale americane in autunno. Con lui, nel progetto, c'è anche Kenny Ausubel, 56 anni, il papà dei Bioneers che ai successi dei documentari è abituato. Giornalista, sceneggiatore e filmaker, ha infatti vinto nel 1990 il Premio per il miglior documentario giornalistico con Hoxsey: How Healing Becomes a Crime, incentrato sulla figura del medico americano che, per primo e contro tutti, sperimentò cure alternative sui pazienti malati di cancro. Insieme, Ausubel e DiCaprio hanno lavorato per diffondere i dati sulla salute del pianeta, l'uno nel ruolo di consulente per la sceneggiatura, oltre che di se stesso intervistato dall'attore, l'altro nelle insolite vesti di produttore e documentarista. Del resto, la passione verde di Di Caprio non è una novità. Negli anni, ha finanziato diversi progetti volti a proteggere l'ambiente e, agli inizi del 2006, ha trasformato il suo sito www.leonardodicaprio.com in un eco-web ricco di informazioni utili e link ecologisti. Con L'undicesima ora, l'attore - che è anche proprietario di un'intera isola al largo del Belize, Blackadore Cay - si conferma impegnato in prima linea tra i bioneers e deciso a non essere classificato soltanto come un sex symbol patinato.

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L'ISDE ITALIA RENDE PUBBLICA LA LETTERA INVIATA ALLE AUTORITA' GOVERNATIVE ITALIANE

13 Novembre 2006

Lettera aperta Prot. 73/06
Al Ministro della Salute
Lungotevere Ripa, 1 - 00153 Roma

Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
Via Cristoforo Colombo 44 - 00147 Roma
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi - Piazza Colonna 370
00186 Roma - Italy

Al Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale, 00187 Roma

Illustrissimi Presidenti e Ministri,
Nei giorni 10 e 11 giugno si è svolta ad Arezzo la Conferenza Programmatica
dell' Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia. A voi, che solo da
poche settimane siete alla guida del nostro Paese ed in particolare dei due
Ministeri - Salute ed Ambiente - desideriamo fare giungere innanzi tutto i
nostri più sentiti auguri per un impegno di così grande spessore e
responsabilità e che auguriamo sia il più proficuo possibile nell' interesse
dell' intera comunità nazionale. Salute ed Ambiente rappresentano per noi
"Medici per l'Ambiente" beni inscindibili, la cui tutela e difesa
costituiscono il fine assoluto del nostro impegno. Particolarmente in questo
momento di gravi difficoltà economiche per il nostro Paese, e si fa sentire
la necessità di limitare la spesa Sanitaria crescente, riteniamo doveroso
riaffermare con forza che solo con una seria politica di Prevenzione
Primaria, ovvero riducendo l'esposizione di tutta la popolazione ai rischi
derivanti dall' inquinamento ambientale, e riducendo drasticamente ogni
esposizione occupazionale si potrà ragionevolmente sperare di avere una
popolazione più sana, economicamente più produttiva e si potranno arginare
i costi crescenti senza "tagli" impopolari e ricadute negative sui livelli
di assistenza attualmente forniti, perchè - ricordiamo - " curando l'
ambiente eviteremo di curare noi stessi"!
Entrando più nello specifico, nel manifestare disponibilità, se lo riterrete
opportuno, a inviarvi gli atti del nostro convegno, vi rendiamo partecipi
dei sentimenti di profonda preoccupazione - vorremmo dire sgomento - ma
anche di costruttivo impegno che hanno pervaso le nostre giornate aretine.
I principali motivi di preoccupazione che riteniamo di dovervi segnalare e
sui cui auspichiamo ovviamente la vostra attenzione sono, per chiarezza
espositiva, riassunti brevemente di seguito.
1) Chiediamo che la recente legge delega in tema ambientale n° 152
03/04/2006 venga immediatamente revocata: riteniamo che la sua attuazione
rappresenti un danno incalcolabile per la tutela di settori strategici quale
quello che disciplina i rifiuti tossici e nocivi, i bacini idrici, le
emissioni di gas serra e che si possano pertanto arrecare danni
incalcolabili per la salute dell' inera nazione..
2) L' accumularsi di conoscenze sugli effetti di numerosi agenti chimici di
sintesi: Composti Organici Volatili (VOC), fra cui si annoverano:
Policlorodibenzodiossine, Policloridibenzofurani, Policlorobilfenili,
Atrazina, ecc., ci preoccupa particolarmente.
Tali sostanze sono persistenti (emivita dai 7 ai 10 anni), liposolubili,
bioaccumulabili, vengono anche definite : "endocrine disruptors" in quanto
interagiscono con molteplici funzioni cellulari e biologiche, in
particolare hanno mostrato di interferire negativamente con: Sistema
Endocrino, Sistema Nervoso, (in particolare degli organismi in via di
sviluppo), Sistema Immunitario e Riproduttivo, ed esplicano inoltre effetti
cancerogeni. Dati recenti confermano inoltre il sospetto che queste sostanze
possano agire anche sulle cellule germinali estendendo quindi il loro
effetto alle generazioni future.
Chiediamo che venga drasticamente ridotto l'uso di erbicidi e pesticidi, che
venga effettuato un attento monitoraggio di quelli che rimarranno in uso e
venga contemporaneamente valorizzata una agricoltura più rispettosa della
salute umana.
3) L'emergenza legata ai cambiamenti climatici, che già ora stanno
determinando conseguenze drammatiche sulla salute umana (aumento di gravità
e frequenza di eventi estremi, desertificazione - alluvioni, aumento di
malattie veicolate da vettori - encefalite, malaria, aumento di patologie
legate ad aumento dei UVA - malattie immunitarie, melanomi, cataratta)
impone una drastica riduzione delle emissioni gassose, nonché l' adozione di
politiche che prevedano l'abolizione degli sprechi, un serio
ridimensionamento dei consumi, l'impiego e lo sviluppo di tecnologie pulite
per la produzione di energia.
4) L' inquinamento atmosferico da particolato delle nostre città : già ora
la stessa OMS ha calcolato in 28 miliardi di EURO la cifra che ogni anno il
nostro paese potrebbe risparmiare riducendo l' inquinamento ambientale, si
fa notare come a tutt'oggi esistano limiti per il PM 10 e non per il
particolato PM 2.5 e tanto meno per quello ultrafine, i cui effetti nocivi
sulla salute umana sono ancora superiori: è indifferibile una diversa
organizzazione della mobilità e chiediamo che si giunga ad un ripensamento
della concezione delle città che devono essere vivibili prima di tutto per i
nostri bambini.
5) La gestione dei rifiuti che vede il proliferare in Italia di impianti di
incenerimento che, fra tutte le tecniche è la più costosa e meno rispettosa
dell'ambiente e della salute e su cui la nostra Associazione si è già
chiaramente espressa col documento del 5 gennaio 2006 e che ci permettiamo
di allegare integralmente.
Si chiede che vengano immediatamente tolti gli incentivi che solo nel
nostro paese vengono dati ai gestori per tali impianti e che venga attuata
seriamente la Politica delle "R" (Riduzione, Riuso, Recupero, Raccolta
Differenziata), evitando in tal modo le sanzioni da parte della Comunità
Europea.
6) Il problema delle neoplasie: se da un lato siamo assolutamente
consapevoli del ruolo svolto dal fumo di tabacco nell' indurre il cancro - e
riteniamo pertanto una grande conquista la legge che anche in Italia
contrasta drasticamente tale abitudine - dall'altro consideriamo che
l'amplificazione del ruolo che viene attribuito ai fattori dietetici nel
determinare tali patologie possa indurre a trascurare il ruolo che altri
agenti inquinanti chimici e fisici ecc. hanno anche a dosi "molto basse"
nell'induzione di effetti avversi a breve e lungo termine: il progressivo
aumento della incidenza di neoplasie specie nel sesso femminile e nei
bambini non può essere ascritto, a nostro avviso alle sole abitudini
dietetiche o al fumo, e non può che essere collegato al progressivo e
generalizzato degrado del nostro ambiente.
7) I bambini e gli organismi in accrescimento - dall' embrione al feto ed al
neonato- rappresentano gli esseri più delicati e sensibili all' esposizione
di sostanze tossiche od agenti fisici: anche dosi apparentemente "sicure"
possono compromettere il loro futuro sviluppo. Non dimentichiamo che i
"limiti di legge" rappresentano sempre un compromesso fra conoscenze
scientifiche ed interessi di mercato e sono sempre riferiti agli organismi
adulti: coloro che dovrebbero essere da noi maggiormente protetti risultano
i più esposti con danni e conseguenze che spesso non possiamo neanche
pienamente ipotizzare (si pensi agli endocrine disruptors)
8) Le conoscenze circa gli effetti sulla salute umana delle centinaia di
migliaia di sostanze alle quali siamo esposti riguarda solo una minima parte
di quelle oggi in produzione ed ogni anno diverse centinaia di molecole
vengono immesse sul mercato senza che alcuna verifica a priori sia
richiesta: ci uniamo a tutti coloro che esigono l' attuazione del progetto
REACH affinché, ancora una volta interessi commerciali non prevarichino
interessi collettivi.
9) Il Problema dell'accesso ai farmaci essenziali: la tutela dei diritti di
proprietà intellettuale non può andare contro il diritto alla vita di intere
generazioni che, soprattutto in Africa stanno scomparendo per pandemie, in
primo luogo per l' AIDS.
Ci uniamo alle ONG, in particolare a Medici Senza Frontiere, che da anni
chiedono che vengano rivisitate le regole ed accordi a questo riguardo e
chiediamo alle istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali
d'adoperarsi affinché l'OMS recuperi il ruolo guida che le compete
coerentemente con i principi della Dichiarazione dei Diritti dell' Uomo
che ne hanno ispirato la nascita.
10) Il Problema dell' acqua: milioni di persone ancora oggi non hanno
accesso all' acqua potabile e la spinta alla privatizzazione di un bene che
riteniamo pubblico e comune ha investito anche il nostro paese. Riteniamo
che i danni prodotti da una liberalizzazione del mercato anche rispetto a
beni assolutamente essenziali sia ormai sotto gli occhi di tutti e che sia
giunto il momento che i governi democraticamente eletti riprendano il
controllo di settori cruciali per la vita di tutti.

La complessità dei problemi che anche solo così succintamente abbiamo
esposto e che riguardano i fondamenti stessi della nostra società, la
ripartizione delle risorse, l' etica del nostro vivere, non suscita tuttavia
in noi sentimenti di rassegnazione o di disarmante impotenza: proprio l'
amore ed il rispetto per ogni forma di vita e la profonda consapevolezza che
è arrivato un momento cruciale per il futuro del nostro stesso pianeta ci
stimola ad impegnarci in prima persona affinché riscoprendo il senso più
profondo del nostro lavoro, vengano riaffermati i Diritti espressi nella
Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, che riteniamo il fondamento
della società umana e che non può che essere fondata su equità e giustizia.
Grati per l' attenzione Vogliate accettare i sentimenti della più profonda
stima.

Dr. Roberto Romizi
Presidente - ASSOCIAZIONE MEDICI PER L' AMBIENTE - ISDE ITALIA

Fonte divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO"
http://www.cfa.monferrato.it

RISULTATI SHOCK DA UNO STUDIO MEDICO USA : OLTRE 200 SOSTANZE CHIMICHE NOCIVE HANNO PROVOCATO UN BOOM DI DISTURBI CEREBRALI E DELLO SVILUPPO NEI BAMBINI

“La Repubblica” - Roma 9 Novembre 2006

Sono quanto mai allarmanti i risultati del più vasto studio mai condotto sugli effetti dell'inquinamento nello sviluppo cerebrale dei minori. La ricerca, effettuata da un gruppo di ricercatori americani della Harvard School of Public Health di Boston e pubblicata sulla rivista medica britannica The Lancet, giunge a conclusioni drammatiche. Si stima ad esempio che tutti i bambini nati nei paesi industrializzati tra il 1960 e il 1980 siano stati esposti al piombo dei carburanti e che quest'esposizione abbia più che dimezzato il numero di persone con quoziente intellettivo (QI) oltre 130 (considerato tipico di un'intelligenza notevole) e aumentato invece il numero di persone che totalizzano meno di 70, ha spiegato Philippe Grandjean, il coordinatore di questo enorme lavoro in cui è stata passata in rassegna tutta la letteratura scientifica mondiale sull'argomento. I composti chimici inquinanti, sottolinea ancora lo studio, causano problemi di sviluppo del cervello in milioni di bambini portando a disturbi comportamentali quali l'autismo o l'iperattività sino anche al ritardo mentale. I medici della Harvard School hanno individuato ben 202 voci, ma purtroppo non si tratta di una lista definitiva. I contaminanti ambientali soprattutto di derivazione industriale sono moltissimi ma finora solo per pochi si hanno dati certi sui loro effetti nocivi per la salute e comunque è stata sempre trascurata la questione dell'esposizione a basse dosi che agisce indisturbata e può causare seri problemi di salute soprattutto per i più piccoli. Si calcola infatti che circa un bambino su sei abbia un disturbo dello sviluppo, quasi tutti riguardanti il sistema nervoso. La preponderanza di disturbi del sistema nervoso non è casuale, si deve al fatto che, sin dallo sviluppo fetale fino a tutta l'adolescenza, il cervello è particolarmente vulnerabile e basta poco per corrompere il suo naturale percorso di sviluppo. Ciò può favorire la comparsa di disturbi del comportamento come la sindrome da iperattività e deficit d'attenzione (ADHD) o di malattie neurologiche come l'autismo, oppure può determinare dei cambiamenti nell'intelligenza del bambino. Milioni di bambini nel mondo, avvertono gli studiosi nella loro ricerca, sono oggi vittime ignare di "un'epidemia silenziosa". "Silenziosa" perché si tratta di problemi subclinici, ma il cui impatto è enorme: deficit di sviluppo cerebrale significano ridotte capacità (e quindi produttività) per gli adulti di domani. Un flagello che potrebbe essere combattuto, suggeriscono ancora gli autori dello studio, innanzitutto adottando il principio di precauzione per cui ogni sostanza chimica va rigidamente regolamentata e, solo se in seguito si dimostra che è innocua, la regolamentazione può farsi meno stringente. Quest'approccio si comincia ad usare in Europa, che è sul punto di approvare la normativa REACH, ma è ancora sottovalutato negli Stati Uniti. A rendere la situazione ancora più grave c'è poi il fatto che si fa troppo poco anche per limitare la diffusione di quelle sostanze unanimemente riconosciute come nocive, a cominciare da metil-mercurio, PBC, piombo e arsenico. Solo su piombo e mercurio ci sono delle regole volte a proteggere i più piccoli, denuncia Grandjean, per gli altri 200 nella lista, noti agenti tossici per il cervello, non esiste alcun regolamento a misura di bambino. I contaminanti industriali quindi sono causa di un'epidemia silenziosa, concludono gli esperti, già responsabile di problemi di sviluppo del cervello in milioni di bambini nel mondo. "Il cervello dei nostri bimbi è la risorsa economica più preziosa che abbiamo - conclude Grandjean - dobbiamo adottare iniziative di salute pubblica che lo proteggano".

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NEGLI STATI UNITI LE API SONO DIMINUITE DRASTICAMENTE – A RISCHIO I RACCOLTI E L’ECOSISTEMA PER LA MANCATA IMPOLLINAZIONE

New York - 7 Novembre 2006

Le Grandi Pianure e gli infiniti campi di grano e di mais del Midwest, i granai degli Stati Uniti, sono a rischio perché le api, ormai troppo poche, non svolgono più il loro indispensabile lavoro di impollinazione. L'allarme è stato lanciato dal National Research Council (Nrc) americano, l'equivalente a stelle e strisce del Cnr italiano: negli Stati Uniti le api stanno scomparendo, con possibili ripercussioni su tutta l'economia americana, mettendo gli agricoltori in grosse difficoltà. Secondo gli entomologi americani del National Research Council, il numero di api domestiche è diminuito negli ultimi anni almeno del 30%. "Non sembra una notizia, ma la diminuzione della popolazione di insetti impollinatori come le api è un cambiamento che ha la capacità di alterare radicalmente l'ecosistema terrestre", spiega preoccupata May Berenbaum, un'esperta dell'Università dell'Illinois. Tre quarti delle piante dipendono infatti dall'opera fertilizzante di questi piccoli insetti, oltre a quella dei calabroni, dei colibrì e perfino dei pipistrelli. Negli Stati Uniti in particolare, le api domestiche impollinano circa il 90% di tutte i raccolti sfruttati commercialmente. "Il giro di affari che dipende dall'azione delle api nei soli Stati Uniti oscilla tra i 10 ai 20 miliardi di dollari l'anno", sottolinea Gene Robinson, uno degli entomologi a capo del comitato scientifico che ha svolto lo studio, commissionato dalla North American Pollinator Protection Campaign (Nappc), la campagna di protezione delle api. È quindi comprensibile l'agitazione degli agricoltori, che l'anno scorso avevano dovuto affittare o comprare intere colonie di api, cosa che non accadeva dal lontano 1922, per non mettere a rischio i loro raccolti. Diverse sono le cause scatenanti della diminuzione dei preziosissimi animali. In primo luogo, l'uso massiccio dei pesticidi, poi l'introduzione nel continente di agenti patogeni e insetti alieni: recentemente quella di un particolare acaro, oltre alle cosiddette api africane, più battagliere ma meno produttive delle comuni api domestiche, di cui stanno prendendo il posto. Gli esperti citano anche il progressivo deterioramento dell'habitat naturale di molte specie, come quello dei pipistrelli, o il cambiamento di clima che costringerebbe diverse specie di uccelli a cambiare rotta migratoria. L'emergenza sarebbe comunque globale: anche in Europa molte specie sarebbero in forte calo, se non in pericolo di estinzione.

Fonte: E-gazette http://www.e-gazette.it
http://www.cfa-monferrato.it

DALL‘ ANALISI DEL SANGUE SI SCOPRONO LE TOSSINE PRESENTI E SI RIPERCORRE LA BIOGRAFIA DI COME SI SONO ASSUNTE LE SOSTANZE

La Repubblica - 22 Ottobre 2006

L'esperimento di un giornalista sul "National Geographic": è caccia alle sostanze chimiche. E l'Europa di appresta a decidere se mettere al bando gli agenti più pericolosi. Permettono di ricostruire la mappa dei ricordi remoti e delle abitudini presenti, ma immergersi in questo flusso di memoria porta a scoperte poco piacevoli. Sono i veleni immagazzinati nel nostro corpo, accumulati in milioni di piccoli atti dall'apparenza innocua, a costituire un archivio del nostro passato che proietta un'ombra preoccupante sul futuro: quale prezzo pagheremo per il contatto troppo ravvicinato con la nuvola chimica che ci avvolge? Se lo è chiesto David Ewing Duncan, il giornalista che, facendosi prelevare 14 fiale di sangue per un campionario completo di analisi, ha fatto da cavia volontaria, pubblicando il risultato del viaggio all'interno di se stesso sul numero del National Geographic che uscirà sabato. Un percorso che lo ha portato a rintracciare il primo momento di contaminazione nell'assunzione, attraverso la placenta e il cordone ombelicale, di una parte della zavorra chimica contenuta nel corpo della madre. Altre molecole indesiderate, come i pesticidi, sono arrivate attraverso il latte materno. E anche il momento dei primi giochi si è rivelato a rischio: il David bambino, alla fine degli Sessanta, ingannava l'afa estiva con i suoi amici su un campetto vicino a casa, nel Kansas. Questo campetto era però una discarica che in seguito sarebbe stata inserita nell'elenco dei siti considerati pericolosi dall'Epa, l'Agenzia per l'ambiente degli Stati Uniti. Nemmeno l'ingresso nell'età adulta, e nell'era di una coscienza ecologica diffusa, è servito a evitare il bombardamento di molecole indesiderate. La delicatezza del profumo di lavanda del suo shampoo era inquinata dalla presenza degli ftalati che fanno parte dei cosiddetti pops, le sostanze organiche e persistenti che possono causare perdita della fertilità e caduta del numero degli spermatozoi, danni al sistema riproduttivo, possibile cancro dei testicoli, delle ovaie o del seno. E un bel pranzetto a base di pesce poteva nascondere un involontario pieno di mercurio, un metallo pesante da cui è bene tenersi alla larga. Più difficile invece identificare il cavallo di Troia attraverso cui sono passati i ritardanti di fiamma, sostanze che all'esterno del nostro corpo svolgono un utile lavoro di prevenzione, ma all'interno si trasformano in minaccia. I ritardanti di fiamma sono nascosti nei tappeti, nella plastica attorno ai televisori, nei materassi, nelle automobili, negli aerei. Introdotte una trentina di anni fa, queste sostanze hanno prodotto uno spray sottilissimo che è arrivato a contaminare i luoghi più lontani e inaccessibili: hanno sconvolto il ciclo vitale degli orsi polari e quello delle orche del Pacifico. Ma cosa si può fare per ridurre il rischio chimico senza rinunciare ai vantaggi e alle sicurezze che la tecnologia offre? "Bisogna intervenire con rapidità perché per l'86 per cento dei 2.500 agenti chimici utilizzati in grande quantità non abbiamo sufficienti informazioni sugli effetti sanitari", risponde Maria Grazia Midulla, responsabile della campagna del Wwf. "Tra pochi giorni la Commissione Ambiente del Parlamento europeo avrà la possibilità di farlo: si dovrà pronunciare sull'obbligo di sostituzione delle sostanze più pericolose nei casi in cui già esistono dei sostituti, un passaggio della direttiva Reach sulla regolamentazione dei prodotti chimici. Sarà quella l'occasione per fare un passo in direzione di una sicurezza senza sacrifici". Green Planet Natural Network : http://www.greenplanet.net

REACH: UNA VITTORIA CONTRO LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE , UNA VITTORIA DI TUTTI I CITTADINI EUROPEI

22 Ottobre 2006

Con grande gioia il Comitato Scientifico EQUIVITA comunica l'esito del voto per la seconda lettura del Regolamento REACH (1) avvenuto in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo. L'emendamento 152, in base al quale i test su animali dovranno essere abbandonati in tutti i casi in cui sono disponibili metodi senza animali, indica anche la tossicogenomica (2) tra le metodologie da seguire. Questo dovuto riconoscimento alla tossicogenomica sarà determinante per un rapido rinnovamento, da tempo auspicato (vedi le dichiarazioni di Thomas Hartung, direttore ECVAM, riportate da “Nature” del 10/11/05) nei metodi di indagine tossicologica. Sarà determinante per la tutela della salute umana e per la fine di una ricerca, che oltre ad immolare inutilmente milioni di animali, rendeva cavie tutti noi umani, esponendoci in prima linea ai rischi delle sostanze tossiche.
Un grande ringraziamento a chi insieme a noi si è battuto per l'approvazione del 152: i nostri partners Antidote Europe (Francia), Europeans for Medical Progress (UK) e in particolare il WWF Italia che ha sottoscritto la nostra lettera a tutti i deputati europei. Il voto in Commissione ambiente di Bruxelles ha premiato il grande lavoro degli ambientalisti, delle Ong e dei sindacati, oltre naturalmente a quello dell'instancabile On. Guido Sacconi, relatore di REACH, producendo un risultato anche migliore del previsto, non solo sul fronte dei metodi di sperimentazione, ma anche per quanto riguarda il numero di sostanze da testare, la sostituzione di quelle ad alto rischio e le procedure di autorizzazione. La salute dei cittadini europei sarà protetta dagli effetti delle sostanze chimiche se questo voto verrà confermato in seconda lettura e, soprattutto, se REACH sarà l'occasione:
per un rinnovamento completo dei metodi di ricerca mirati alla salute ed all'ambiente
per una imminente fine della sperimentazione su animali.
(1) Regolamento per la Registrazione , Valutazione ed Autorizzazione delle sostanze chimiche in Europa.
(2) Metodo d'indagine di tossicologia molecolare che consente di osservare il modo in cui una sostanza altera la funzione dei geni nella cellula umana, la risposta biologica e le reazioni che ne conseguono, oltre alle modifiche a lungo termine.
La tossicogenomica non solo garantisce risultati altamente predittivi per l'uomo, ma è anche molto meno costosa, straordinariamente più rapida e non richiede l'uso di animali.

Comitato Scientifico EQUIVITA: www.equivita.org
Tel. +39.06.3220720, +39.335.8444949
email: equivita@equivita.it Per leggere i nostri comunicati: http://www.equivita.it/comunicatistampa.htm

L'UTILITA' DELLE FORMICHE

Il Manifesto, 29 settembre 2006Roccafluvione (Ascoli Piceno)

L'uomo che alleva le formiche sembra un gigante, quando, novello Superman, solleva il tetto della casetta gialla. Dentro ci sono 2 milioni di Crematogaster scutellaris, minuscole formiche a testa rossa, che l'allevatore chiama semplicemente "Crema". Gli insetti corrono in cerchio, impazziti dalla paura, ma non abbandonano la casa gialla. "Qui trovano lo zucchero da mangiare e anche il cotone imbevuto d'acqua, così possono bere senza annegare. Bisogna conoscerle, le formiche. Ci ho messo anni, per studiarle. E adesso sono il primo imprenditore in grado di vendere formiche a chi ne ha bisogno. Sarebbero tanti, i clienti, ma non ancora tutti sanno di avere bisogno delle mie creature". L'uomo che vende le formiche abita in una casa di sasso sulle colline di Ascoli, ma tiene le abitazioni delle formiche in luoghi diversi, "altrimenti si ammazzano fra di loro". L'ultimo affare, qualche giorno fa. Il Museo delle farfalle di Milano Marittima aveva bisogno di un paio di milioni di formiche per mostrarle ai bambini in visita. "Ho portato una delle mie casette. Ho guadagnato 500 euro. Come si possono contare le formiche? Si va a peso. Una "Crema" pesa poco più di 3 milligrammi. Per fare un chilo ce ne vogliono circa un milione". L'umanità intera, da secoli e secoli, si dà da fare per cacciare questi animali dalle case e dalle colture. Il signor Emidio Ferretti, 56 anni, apicoltore e inventore da sempre, sostiene invece che le formiche sono una ricchezza da sfruttare. "Anch'io, fino a dieci anni fa, mi davo da fare, come gli altri allevatori di api, per sterminarle. Le formiche entrano negli alveari per mangiare le api morte e per stare al caldo. Per eliminare questi invasori, si usano il fuoco e i veleni chimici. Poi mi sono chiesto: e se fossero utili? Mi sono messo a studiarle. Ho fatto tanti esperimenti, ed ora posso produrre 60 chilogrammi di larve all'anno, a 400 euro al chilo. Per ora non riesco però a vendere tutto. Ma il mercato si è avviato, e spero bene. Vendo anche formiche vive, soprattutto per il cinema. Le formiche che assalgono Margherita Buy nel film "I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza sono proprio le mie". All'inizio di tutta la storia c'è il brevetto numero 01308110 rilasciato dal ministero delle Attività produttive nel novembre 2001. Si attesta che l'"arnia razionale per l'allevamento delle formiche", è stata inventata dal signor Ferretti. "Non posso raccontarle tutto, per non farmi rubare l'idea. Sappia però che alla base di tutto c'è una scoperta: se fornite di casa e di cibo, le formiche non lasciano più il rifugio. Dentro la casetta ci sono tanti piani di legno, e per stabilire la distanza dei diversi piani ho studiato le gallerie che le formiche scavano sotto le pietre". È orgoglioso, il signor Ferretti. "Stia attento, adesso le mostro l'altra specie. Si tratta della formica Ercole, la Camponutus herculeanus: insomma, i formiconi neri". La cassetta stavolta è bianca e l'allevatore solleva il tetto con prudenza. "Questi, se mordono, fanno uscire il sangue. Sono la specie dominante, qui in Europa. Sono i leoni delle formiche. Sono bravissimi nella lotta contro altri insetti, e per questo sono utilissimi in agricoltura". Le formiche possono essere scatenate contro le cavallette che distruggono i campi. La strategia d'attacco sembra elaborata da Napoleone. "Dal formicaio parte la scia, che è poi la fila a doppio senso di marcia che vediamo accanto a tanti formicai. Le operai, piccoline, vanno davanti, per prendere cavallette o bruchi già morti. Le soldato e le guardiane si spargono invece nel territorio delle cavallette, e qualcuna sale proprio in cima ai fila d'erba. La cavalletta verde, appena mangiato, si aggrappa sempre a un filo d'erba, per riposare. Dall'alto scende la formica che con un morso le fa un buco in testa e la paralizza. Poi la cavalletta viene spezzata e portata a casa. Per i bruchi servono tante formiche soldato, che attaccano assieme a uccidono con tanti morsi". Le "Crema", più piccoline, sono utili invece nell'impollinazione degli ulivi. "Da quattro anni ho messo una casetta sotto un ulivo e i frutti sono almeno raddoppiati. Danno comunque un grosso aiuto a tutti gli alberi da frutta. Si infilano nelle gallerie dei tarli e li mangiano, cacciano i ragnetti. Un docente dell'istituto di entomologia dell'università di Bologna, che è venuto a visitare il mio allevamento, mi ha detto che anche loro stanno pensando all'uso delle Crema per eliminare le uova degli afidi dentro la corteccia degli ippocastani". Le formiche sono utili anche in forma di larva. "Ogni anno fornisco la ditta Bioplanet della Romagna che applica strategie per la lotta biologica. Un chilo mi viene pagato 400 euro, e viene usato per alimentare le larve delle coccinelle, che poi partono all'attacco dei pidocchi di alberi da frutta e di ortaggi". Fa anche il misterioso, il signore delle formiche. "Non posso rivelare tutto. Ma posso dire che io ed un amico medico stiamo facendo esperimenti interessanti. La pappa di larve di formiche è molto più nutriente della pappa reale delle api, è quasi un elisir di lunga vita. Posso dire che è afrodisiaca e chi l'ha provata è contento. In questo caso mescoliamo le larve - io le ammazzo congelandole - nel frullatore, assieme a olive, pane grattugiato, olio...". Su è giù per le colline, per portare acqua e zucchero ai suoi tesori. "Il peggior nemico della formica è la scolopendra. Si nasconde sotto una pietra, mangia tutte le formiche che passano e poi quando la famiglia è indebolita entra nel nido e lo devasta. Ho però la mia difesa: accanto a ogni casetta metto una pietra. Se la scolopendra arriva, si nasconde proprio lì. Io sollevo la pietra e l'ammazzo". Nell'allevamento sulle colline c'è una terza specie, che il signor Emidio Ferretti chiama "formica timida". "Ha una particolarità: le mascelle tenere. Così non riesce a mordere. Ma anche per queste formiche ho un'idea: potrei venderle a un regista di film del terrore. Migliaia di formiche timide su un corpo umano... E senza nessun rischio". Ma non c'è tempo per le fantasie. Le Crematogaster scutellaris stanno agitandosi troppo. "Sarà mica arrivata la scolopendra?".

www.gevam.it

INQUINAMENTO AMBIENTALE - ALLARME BAMBINI

tratto dall'Articolo : "BAMBINI E ADDITIVI: LA CAUTELA E' D'OBBLIGO"

Il Salvagente, 28 Settembre 2006“Uno studio citato dalla dottoressa Cinzia La Rocca dell’Istituto Superiore di Sanità, al recente convegno al SANA di Bologna, ha verificato la presenza diffusa di metabolici di pesticidi nelle urine di un gruppo di bambini che avevano partecipato a uno studio a Siena. In quel caso la causa era stata individuata nelle azioni di disinfestazione ambientale effettuate nello stesso periodo in cui veniva condotto lo studio. Il consiglio in questo caso è attenzione agli insetticidi. Bisogna allontanarsi dalle zone cittadine o rurali, dove vengono utilizzati, ed evitare di usarne in casa. Se sullo spray è scritto “aerare dopo l’uso è perché si tratta di sostanze velenose, che uccidono gli insetti, ma provocano danni anche a noi. E ai bambini, come al solito, di più.”

Venetia Villani

LOTTA AI PESTICIDI - RIUNIONE INTERNAZIONALE A SANA

Delegazioni di 19 Paesi alla conferenza annuale del Pesticide Action Network - Europe(Sesto Potere) - Bologna, 9 settembre 2006

- “Maggiore impegno da parte dei governi per ridurre il consumo dei pesticidi in Europa; sostegno e promozione dell’agricoltura biologica, della lotta integrata e dei metodi condivisi per soluzioni alternative, meno inquinanti e più salubri; linee guida comuni per tutti gli stati europei e sostegno concreto per paesi nuovi membri a rischio overdose chimica”.
Queste le richieste delle organizzazioni non governative di 18 paesi riunitesi a Bologna al SANA per la conferenza annuale del Pan (Pesticide Action Network Europea)
Attualmente le iniziative prese in Europa per ridurre l’uso della chimica in agricoltura variano enormemente. Se Svizzera e Germania si sono dotate di linee guida nazionali per la promozione della lotta integrata, altre nazioni, come Danimarca, Svezia e Norvegia, hanno programmi nazionali di riduzione dei pesticidi. Contemporaneamente in Portogallo, per esempio, il consumo dei pesticidi è addirittura aumentato del 100% negli ultimi 10 anni mentre nei nuovi stati indipendenti dell’Est europeo la situazione è ancora più critica, con grave rischio per i consumatori e per gli operatori agricoli assolutamente disinformati rispetto ai pericoli legati all’abuso e al trattamento scorretto di queste molecole chimiche che inquinano anche i terreni e le falde acquifere e determinano anche un serio problema di smaltimento dei residui.“La situazione italiana – ha dichiarato Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente –puntualmente monitorata da Legambiente con il rapporto annuale Pesticidi nel Piatto, mostra lievi ma costanti segnali di miglioramento. E’ evidentemente aumentata negli anni la sensibilità delle istituzioni, dei consumatori e anche degli operatori del settore rispetto al problema delle conseguenze sulla salute e sull’ambiente dell’uso dei pesticidi, ma molto rimane da fare: sia sul piano dell’informazione che su quello dei controlli che tutt’ora risultano differenti tra regione e regione, senza possibilità di confrontare i dati forniti dai laboratori incaricati delle analisi sui residui. Senza dimenticare poi il grave buco normativo che riguarda la non-valutabilità del ‘multiresiduo’, cioè della presenza contemporanea di più principi attivi (fino a 10) sullo stesso frutto o ortaggio”.
“ Il leggero miglioramento della situazione italiana rispetto agli anni scorsi – ha sottolineato Sofia Parente, coordinatrice del Pesticide Action Network Europe di Londra – non può giustificare la mancata adozione di un piano nazionale di riduzione dell'uso di pesticidi. L’obiettivo del PAN Europe è proprio questo: mettere in atto – insieme a Legambiente e Aiab e alle altre organizzazioni non governative presenti - delle azioni in questo senso, come già accade in molti Paesi Europei. Individuare quali pesticidi ridurre o eliminare e proporre alternative meno dannose per l'uomo e per l'ambiente tramite adeguate leggi europee sarà il filo conduttore della nostra azione comune, a partire dalla Direttiva per l’Utilizzo Sostenibile dei Pesticidi recentemente presentata dalla Commissione Europea che introduce alcune misure positive per gli Stati Membri che ancora non hanno Piani d’Azione Nazionali per i pesticidi ma che purtroppo non introduce alcuna misura forte ed efficace per ridurne l’uso e rompere l’insostenibile legame tra il loro utilizzo e la produttività agricola”.
Per informazioni: www.pan-europe.infoda www.greenplanet.net

USA, DICHIARATO BIOLOGICO UN PARCO CITTADINO.

Editoriale dell'Hartford Courant del 10 agosto 2006: Let Us Not Spray.

Si diffonde la messa al bando dei pesticidi nelle aree verdi urbane Il consiglio di Plainville, all'unanimità, invita anche i residenti ad astenersi dall'uso di prodotti chimici di sintesi sui prati di casa. Il consiglio comunale della città di Plainville ha sposato la causa della salute ambientale votando all'unanimità il divieto dell'uso di fertilizzanti e antiparassitari di sintesi nel suo Paderewski Park. Si ritiene si tratti del primo parco cittadino ufficialmente dichiarato esente da trattamenti con sostanze chimiche nello Stato del Connecticut. Il consiglio ha scelto il parco Paderewski, un tempo di proprietà privata e acquistato dalla città un paio di decenni fa perchè il suo laghetto, i campetti da baseball, il parco giochi e l'area da pic nic sono usati dalle famiglie e dai bambini. Il consiglio, inoltre, ha invitato i residenti ad astenersi dall'uso di prodotti chimici sui loro prati di casa. Plainville dovrebbe essere lodato per la sua iniziativa. Ci sono prove che collegano l'uso di antiparassitari per la cura del prato ad alcune malattie. I fertilizzanti a base d'azoto contribuiscono all'inquinamento delle falde freatiche e, attraverso il rilascio dell'ossido di azoto, al riscaldamento globale. Qualcuno potrà anche sostenere che questi rapporti non sono stati definitivamente provati. Quel che Plainville ha detto, saggiamente, è: teniamoci dalla parte della cautela. La delibera di Plainville è importante perché il governo locale deve essere alla testa della gestione sostenibile ed ecologica del territorio. Ci sono punti positivi da segnalare. Una nuova legge vieta antiparassitari nei giardini delle scuole elementari e dei centri per l'infanzia. Il Department of Environmental Protection dello Stato sta preparando materiali per contribuire ad addestrare gli operai comunali alla cura dei prati con metodi biologici e sta iniziando un programma pilota che misurerà i costi e le esigenze di manutenzione dei parchi "verdi". Il Department non usa antiparassitari né fertilizzanti nei parchi statali, che sono principalmente a bosco e usati per sport all'aria aperta. Negli scorsi anni, qua e là alcune città di altri Stati hanno già dichiarato i propri parchi pesticide-free. In Connecticut, i funzionari del comune di Cheshire stanno sperimentando metodi di difesa biologici su due dei quattro campi da baseball in un parco della città per confrontare i risultati. Questa "via verde" dovrebbe essere adottata da molte più città. Il buonsenso ci dice che l'acqua pulita e la buona salute sono molto più importanti di un prato perfetto ottenuto con veleni chimici.

Traduzione di Roberto Pinton per Greenplanet
Fonte: Green Planet Natural Network http://www.greenplanet.net
Fonte divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO" http://www.cfa-monferrato.it

L'UNIONE EUROPEA PROPONE REGOLE PIU' SEVERE SUI PESTICIDI

ENN, Environmental News Network, 23 luglio 2006

Bruxelles. Venerdì scorso la Commissione Europea ha proposto delle norme più restrittive per regolamentare l’uso dei pesticidi. Queste norme comprendono l’obbligo per gli agricoltori di registrarne i dati ed il divieto delle irrorazioni aeree.Il Commissario per la Salute e la Tutela dei Consumatori Markos Kyprianou ha dicharato che sono necessarie leggi più severe per migliorare la tutela dell’ambiente e della salute umana.Kyprianou ha detto “Assicurerò un livello più elevato di protezione …. e al contempo offrirò maggiori scelte agli agricoltori ed un aumento di competitività per l’industria in questo settore”.Il progetto, che dovrà essere approvato dai Governi dell’Unione Europea, ha anche il fine di inasprire e semplificare le leggi per l’autorizzazione alla commercializzazione dei nuovi pesticidi che arrivano sul mercato. Si prefigge anche di obbligare i produttori di pesticidi a ridurre gli esperimenti dei loro prodotti su animali.L’ufficio centrale dell’Unione europea ha dichiarato che sono necessarie nuove leggi per impedire l’uso eccessivo di pesticidi e per incitare la ricerca ad adottare i metodi alternativi. Ha detto che l’uso continuo dei pesticidi reca danno all’acqua, all’aria ed al suolo e può essere causa, nel lungo termine, di problemi di salute per gli umani, gli animali e le piante.“L’esposizione prolungata ai pesticidi può recare: disturbi seri al sistema immunitario, disordini sessuali, tumori, sterilità, malformazioni alla nascita, danni al sistema nervoso e danni genetici” è stato dichiarato dalla Commissione.La Commissione ha detto che nel 2003 sono state vendute in Europa 300.000 tonnellate di sostanze pesticide, senza alcun segno di riduzione nell’uso rispetto all’ultima decade.“Il 5% dei campioni di alimenti e di mangime analizzati contengono ancora residui indesiderati di pesticidi in quantità che superano i limiti massimi imposti dalla legge” ha detto la Commissione, aggiungendo che la contaminazione dei fiumi e dei piccoli corsi d’acqua è uno dei problemi più gravi in Europa.L’uso degli irroratori per spruzzare pesticidi sulle colture sarà vietato “salvo che in casi particolari, rigidamente definiti” onde garantire che i residui non finiscano nel più vicino corso d’acqua, o in zone di natura protetta, nella quale potrebbero fare danno.Il piano si appella anche al divieto di uso di pesticidi in aree particolamente delicate, vicino a riserve naturali o parchi.FONTE: Associated Press
http://www.enn.com/today.html?id=10859

QUALI CONSEGUENZE HANNO PER LA SALUTE LE SOSTANZE CHIMICHE POSTE IN COMMERCIO?

ENN, Environmental News Network, 23 luglio 2006

Una delle conseguenze è la malattia MCS (Sensibilità Chimica Multipla) non riconosciuta in Italia e di cui "non vogliamo sapere nulla". Anzi c'è chi non la vuole riconoscere neppure come malattia. Perché ? Chi viene disturbato ? Non si può parlare di chimica ? Si disturbano le grandi aziende chimiche ? La petrolchimica, la farmaceutica, quella per l'agricoltura, ecc.e chi è collegato con loro ? Lunedì 30 Ottobre p.v. alle ore 17.00 nella sede della Circoscrizione Bassa Valbisagno, via Canevari 38 - Genova Santina Pasqui, autrice del libro "MCS, La Malattia Negata" (Ed. Gabrielli), parlerà della sua esperienza di malata in lotta da anni contro il male e per il riconoscimento almeno di una tutela sociale. Avvertenza importante per il pubblico: Si chiede cortesemente a quanti vorranno partecipare alla presentazione del libro, di porgere la massima attenzione per l'autrice evitando di usare, in questa occasione, profumi, dopobarba, gel o altri prodotti esalanti. Grazie. Da una vita normale ad una vita stravolta; abbandono forzato del lavoro; interminabile ricerca di una cura; odissea per individuare luoghi in cui trovare sollievo (a partire dalla stessa camera e dal letto in cui dormire); lunghe e solitarie lontananze nei sentieri dell'Alto Adige e sulla battigia di Finale Ligure. Difficoltà a leggere un libro, a scrivere senza inchiostro evitando anche i campi magnetici e i vapori della macchina da scrivere. In forte sintesi la vita di Santina Pasqui. MCS è una malattia "negata" da tanti, compresi i familiari. Purtroppo vi sono anche molti medici (tra cui brilla l'associazione dei Medici del Lavoro) che ritengono che sia "soltanto" una malattia psichica da curare con gli psichiatri. E pensare che, proprio tra questi medici del lavoro, in Italia vi sono quei pochi che studiano, diagnosticano la malattia e cercano di curare questi malati ! Facciamo come con l'amianto, che non era riconosciuto come causa di una gravissima malattia? L'ambiente di lavoro, quello esterno e quello interno alle case sono fonte di disagio e di malattie proprio per la presenza di molte sostanze nocive. Perché questa associazione di Medici del Lavoro non propone una ricerca interdisciplinare alle istituzioni pubbliche ? Questa ricerca verrebbe effettuata da vari esperti quali allergologi, immunologi, medici del lavoro, neuropsichiatri (ed altri) per adottare un protocollo diagnostico comune e confrontare costantemente i risultati. Potrebbe avvantaggiare l'individuazione eziologica di questa sindrome (etichettata come idiopatica). Ma, soprattutto, questa ricerca interdisciplinare potrebbe aiutare molto i malati che troverebbero medici competenti e capaci di ascoltare i sintomi, evitando così di finire tra i pazienti puramente psicopatici. Per la MCS vi è stata la proposta di riconoscimento come malattia rara, ma non è stata accolta dall'Istituto Superiore di Sanità. Alcune Amministrazioni Locali (Province e Comuni) hanno approvato mozioni all'unanimità. Le Regioni potrebbero fare qualcosa, ma non si va oltre una mozione unanime dei Consigli senza sfociare in provvedimenti concreti e conseguenti. E' stata presentata una proposta di legge in Parlamento perché sia riconosciuta come malattia sociale. Ma si dice che non è diffusa e quindi non è "sociale"! Intanto non si conosce nulla perché nessuno fa indagini almeno attraverso i medici di famiglia, preparati da corsi di aggiornamenti adeguati. Corsi che potrebbero essere tenuti anche da medici provenienti da Stati (USA, Canada, Germania, ecc.) dove la malattia è riconosciuta, dove vengono effettuate diagnosi personalizzate e ci si dedica a curare i malati. Ma cosa vogliamo fare di queste persone ? Possiamo almeno riconoscere la malattia come invalidante in modo che si possa curare con il Servizio Sanitario Nazionale. Naturalmente anche all'estero, se in Italia non siamo preparati. Questo incontro (come i due precedenti) è organizzato dalla Circoscrizione Bassa Valbisagno, dal Circolo Nuova Ecologia di Legambiente e dal Movimento Difesa del Cittadino MDC di Genova - Via Caffa 3/5 sc b - 16129 Genova 010/3623036 - genova@mdc.it


MALEDETTISSIME ZANZARE! COME COMBATTERLE UTILIZZANDO I RIMEDI CHE CI METTE A DISPOSIZIONE LA NATURA

La Gazzetta del Mezzogiorno, 21 Luglio 2006

Sono il flagello delle serate estive! Le zanzare, che insieme a tafani e pappataci sembrano regolarmente prendersi gioco dei tentativi dell'uomo per allontanarle, in realtà un tallone d'Achille ce l'hanno: è l'olfatto, che si può ingannare con profumi naturali.
''Gli oli essenziali di piante officinali ed aromatiche interferiscono con i loro sensilli - spiega l'esperto, Piergiorgio Pietta del Cnr di Milano - una sorta di radar di cui dispongono questi insetti, recettori che evidenziano i liquidi corporei sulla pelle e li indirizzano verso l'obiettivo''.
Come mandare in tilt questo radar? Attraverso rimedi che arrivano dalla natura.
Perché quando ci si trova in un orto con basilico, rosmarino e citronella non si viene punti? ''Perché molte piante - afferma Pietta - contengono oli essenziali che coprono gli odori della pelle e mettono fuori gioco il radar olfattivo degli insetti''. In commercio esistono molti prodotti, basta scegliere quelli testati, che contengano una buona dose di oli essenziali, non basta infatti una semplice profumazione. Secondo l'esperto del Cnr per prevenire le punture i jolly messi in campo dalla natura sono tanti: ''C'è la lavanda, la menta pulegia e il timo cipriodora - non quelli che si usano in cucina, ma varietà dove gli oli essenziali sono particolarmente concentrati - oltre ad altre erbe aromatiche, come basilico, rosmarino, citronella, verbena, chiodi di garofano e piante come il geranio''. Una volta che il danno è stato già fatto, invece, la natura fornisce anche le cure appropriate. ''Il numero uno dei lenitivi è l'olio dell'albero del tè (il 'tea tree oil') - precisa Pietta - che non si utilizza mai puro. Ci sono creme che lo contengono con percentuali del 5-10 per cento e leniscono il bruciore''. Una vera mano santa, visto che poi ci si gratta e il risultato in genere è una bella bolla.
''Con queste creme il risultato è una piccola puntura ma nessun gonfiore'', aggiunge l'esperto del Cnr.
''Altra soluzione utile antinfiammatoria può essere un composto a base di calendula, mentre la piantaggine viene impiegata per lozioni emollienti, che tolgono l'irritazione. Ovviamente funzionano solo se la quantità di olio essenziale contenuta è adeguata, quindi occorre acquistare prodotti testati - ricorda Pietta - Meglio lasciar perdere rimedi fai da te, con intrugli casalinghi a base di aceto ed erbe lasciate macerare. Forse saranno ottimi condimenti in cucina, ma inefficaci per allontanare le zanzare''.

COLTIVAZIONE DEL RISO IN ASCIUTTA

L'assessore casalese Scoccati prepara una giornata di studi sulla coltivazione del riso in asciutta, per ridurre le zanzare. L'assessore all'agricoltura di Casale Monferrato, Enrico Scoccati, torna sulla proposta presentata alcune settimane fa di passare alla produzione del riso in asciutta per sconfiggere il proliferare delle zanzare. L'idea dell'assessore è di organizzare in città in tempi brevi una giornata di lavori congressuali su questo tema con la partecipazione di un importante esponente del Ministero delle Politiche Agricole, degli assessori regionali di Piemonte e Lombardia, dell'assessore provinciale all'Agricoltura e di alcuni esperti in materia. Nel frattempo Scoccati continua a sostenere l'efficacia del sistema in asciutta, per sei ragioni: più razionale impiego delle risorse idriche, minor proliferazione delle zanzare, benefici colturali, diminuzione della produzione di gas serra, prevenzione per future emergenze sanitarie e riduzione del passaggio di sostanze tossiche nei terreni.http://www.gevam.itFonte divulgativa: CENTRO DI FORMAZIONE AMBIENTALE "MONFERRATO",
http://www.cfa-monferrato.it

ESTATE: TINCHE E PIPISTRELLI CONTRO LE ZANZARE MA ANCHE BATTERI E FILI DI RAME CONTRO LE LARVE

ANSA - Roma - 5 luglio 2006

C'erano le 'ovitrappole' per controllarne la diffusione, c'era la 'Plac larvattack' per ucciderne i piccoli, c'era la guerra batterica. Questi fino a ieri i rimedi contro il maggior nemico dell'uomo durante l'estate: la zanzara. Da oggi c'e'una novita' nel panorama della battaglia stagionale contro il fastidioso insetto: tinche e pipistrelli, golosi delle larve e degli adulti di zanzara usati come 'cani da caccia' per stanare e poi uccidere il 'nemico'. Questa l'idea guida del progetto contro la proliferazione delle zanzare del Consorzio di bonifica Versilia-Massaciuccoli (con sede a Viareggio, in lucchesia). La lotta biologica all'insetto sara' combattuta quindi con l'immissione di circa diecimila tinche, che si cibano di larve, nei canali consortili e con la collocazione di 'chalet estivi' per pipistrello e famiglia: cassette in legno realizzate appositamente per ospitare colonie del piccolo animale meta' roditore meta' volatile, consumatore abituale di esemplari adulti di zanzara. Il progetto - sottolinea l'Anbi - ha riscosso l'unanime consenso degli Enti Locali, soddisfatti anche per la filosofia di rinaturalizzazione del territorio come testimoniato dall'immissione in acqua delle autoctone tinche invece della specie ittica della gambusia, importata dall'America''. Non sempre e' pero' possibile realizzare questo 'contrattacco' alle zanzare: in alcune zone questo rimedio naturale puo' essere fatale all'ecosistema del luogo. Nelle Valli del Comacchio per esempio, a causa del delicatissimo equilibrio ecologico, si e' scelto il rimedio dei batteri, innocui per tutte le altre forme di vita e invece letali per le zanzare.
L'azione contro le zanzare va combattuta anche attraverso la prevenzione: fatali i ristagni di acqua, inutili gli insetticidi che non risolvono il problema delle larve. All'indice quindi i sottovasi, causa per il 39% della proliferazione del fastidioso insetto, ristagni in cortili, giardini, orti terrazzi e balconi. Necessario anche l'intervento attivo dei comuni che dovrebbero mappare le zone a rischio zanzara e intervenire con addetti specializzati nell'attuazione di semplici accorgimenti per evitare il proliferare delle larve. Ottimo rimedio anche quello del rame nei sottovasi, consigliato dal Cnr: la cosidetta 'Plac larvattack', brevettata in tutto il mondo, agisce infallibilmente. Ad impedire la schiusa delle uova sarebbero gli ioni attivi del metallo che si liberano a contatto dell'acqua. E fra l'altro il rimedio e' pulito e il rame e' riciclabile, niente a che vedere con i veleni da inalare, nostro malgrado, durante la notte per rendere inoffensivi gli adulti di zanzara. (ANSA).

VELENI AL POLO NORD

“Mare in Italy” - 27 giugno 2006

Pesticidi e altri inquinanti alterano il sistema immunitario e ormonale degli orsi polari e lo spessore delle ossa. Deformità scheletriche, malattie della pelle, problemi riproduttivi, alterazione degli ormoni tiroidei per foche e leoni marini Neanche l’Artico è immune ai veleni prodotti dalle nostre società industrializzate. La bianca coltre che copre il Polo Nord, da sempre è stata associata ad un immagine di distesa incontaminata, secondo un nuovo rapporto del Wwfr eso pubblico nei giorni scorsi, non è più così. La zona del Circolo Polare Artico è contaminata da sostanze inquinanti che giungono dagli Stati Uniti e dall’ Europa Occidentale. Gli inquinanti sono trasportati da correnti oceaniche e venti che si spingono verso nord che costituiscono una grave minaccia per la fauna artica. A farne le spese sono soprattutto Orsi Polari, Foche, Leoni Marini e Beluga detto anche delfino bianco, mammifero marino che vive nei mari polari artici. In un fiume canadese sono stati trovati corpi di beluga talmente intossicati da essere considerati rifiuti tossici. Secondo il rapporto del Wwf i composti chimici presenti anche al Polo Nord alterano il sistema immunitario ed ormonale degli orsi polari ed anche i livelli di vitamina A e lo spessore delle ossa. A foche e nei leoni marini causano deformità scheletriche, malattie della pelle, problemi riproduttivi, alterazione degli ormoni tiroidei. In sintesi, ad essere alterate risultano tutte le principali funzioni vitali. Non sono però ancora chiari gli effetti degli inquinanti sulla fauna selvatica. Ad essere maggiormente nocive sono sostanze utilizzate nell’industria e nell’agricoltura presenti anche nelle nostre case e nei nostri elettrodomestici come ad esempio i ritardanti di fiamma bromurati (bfr) ed i composti perfluorinati. Ci sono poi i perfluorottani che vengono impiegati nella produzione di polimeri, adesivi, cosmetici, rivestimenti per tappeti. Non mancano pesticidi come il famoso Ddt che seppur sia stato proibito nella maggior parte dei paesi continua ad essere usato nei paesi in via di sviluppo.

"ZANZARA TIGRE, ATTENZIONE AGLI INSETTICIDI"

Articolo di Fulco Pratesi dal Corriere della Sera del 25 Giugno 2006 (PDF, 170 Kb)

L’AMBIENTE È IN PERICOLO A DIRLO ORA SONO ANCHE GLI UCCELLI

Perso il 30% della fauna avicola. Troppi pesticidi e prodotti chimici, scomparse siepi, filari e zone incolte.Il giornale, 20 giugno 2006«Se prendiamo gli uccelli come termometro per misurare lo stato di salute dell'ambiente, il risultato che otteniamo è allarmante: negli ultimi sei anni le zone agricole dell'Italia hanno perso oltre il 30 per cento della propria fauna avicola». Sono le dichiarazioni di Lorenzo Fornasari, presidente dell'associazione FaunaViva, alla presentazione dei risultati dei primi sei anni di attività del progetto Mito2000, sul monitoraggio degli uccelli nidificanti in Italia, che si è tenuta ieri a Milano. Coordinato dal Ciso (Centro italiano studi ornitologici), con la collaborazione di Lipu-BirdLife Italia, il programma di monitoraggio ha eseguito, nell'arco di sei anni, l'osservazione di 72 specie comuni di uccelli, riscontrando come quasi un terzo di esse mostri un significativo calo. Tra i volatili più a rischio anche animali tipici e rappresentativi del territorio italiano come la rondine, il cardellino e l'allodola. «Gli uccelli non sono solo un tesoro naturale da conservare - ha sottolineato Fornasari - ma anche un gruppo ricco e diversificato, che esprime in modo articolato e precoce i cambiamenti che avvengono nell'ambiente che ci circonda, anche quelli che determiniamo con i nostri comportamenti. I dati raccolti in questa prima fase del progetto non sono solo un segnale d'allarme che ci sprona ad attuare degli efficaci piani di conservazione delle specie - ha concluso - ma anche una chiara indicazione di come la gestione del territorio non segua criteri di sostenibilità.» «Particolarmente grave è la situazione della Pianura Padana, una delle aree biologicamente più importanti del Paese - ha spiegato Elisabetta De Carli, responsabile dell'elaborazione dati del progetto - dove la rarefazione degli uccelli ha raggiunto punte altissime, portando quasi a livello d'estinzione specie come lo strillozzo o l'averla capirossa». «Quando parliamo di conservazione della natura - ha illustrato Claudio Celada, direttore dell'Area conservazione natura della Lipu - non possiamo prestare attenzione solo alle specie rare. La diminuzione massiccia delle specie di uccelli nell'ambiente agricolo ci dicono come le politiche agricole portate avanti fino ad ora in base alle direttive europee non siano più sostenibili». «Il processo di massimizzazione della produttività agricola del territorio ha portato, oltre all'aumento dell'utilizzo di pesticidi e prodotti chimici, alla scomparsa di elementi come le siepi e i filari, o di zone non raccolte, che hanno sempre costituito risorse alimentari preziose per i volatili».

www.greenplanet.net



ANTIPARASSITARI PERICOLOSI

"IL SALVAGENTE", 8-15 giugno 2006

Gli scienziati Usa protestano contro il presidente Bush per l'imminente rilascio di autorizzazioni per antiparassitari potenti e rischiosi per la salute dei bambini. Lo rivela una lettera diffusa dal Peer, l'ente non profit che riunisce migliaia di scienziati americani. I protagonisti della ricerca citano "la prova evidente", che la direzione dell'Epa (agenzia per la protezione ambientale) ha scelto di ignorare, che questi " antiparassitari danneggiano lo sviluppo dei sistemi nervosi dei feti, dei neonati e dei bambini". Gli organofosforici sono derivati dai gas nervini utilizzati nella seconda guerra mondiale e sin dagli anni Novanta le accademie scientifiche usa hanno criticato la normativa dell'Epa su questi antiparassitari.
L'amministrazione Clinton aveva avviato le procedure per bandirli, ma quella di Bush ha cambiato politica.



SALVATE IL PIPISTRELLO!

Il mattino, 24 agosto 2005

Dei pesticidi viventi, utilissimi all’uomo e all’agricoltura: un piccolo esemplare divora in una sola notte fino a 5mila zanzare...Non è vero che amano incastrarsi tra i capelli: con i loro ultrasuoni riescono a distinguere perfino un albero di pesche da uno di albicocche. E neppure che succhiano il sangue come vampiri. Le 37 specie europee di pipistrelli - 34 in Italia - si cibano esclusivamente di piccoli insetti, frutta e polline. Semmai, l’unico peccato di cui possiamo accusare questi unici e innocui mammiferi volanti sulla Terra è quello di essere alquanto bruttini. Non altro. Per il resto, sono dei pesticidi viventi, utilissimi all’uomo e all’agricoltura. Basti pensare che un piccolo pipistrello è in grado di divorare in una sola notte fino a 5mila zanzare.

La legge.

Catturare o uccidere pipistrelli è proibito ora anche in Italia. Il Senato ha infatti dato il via libera definitivo alla ratifica di un accordo europeo, conosciuto come «Eurobats», siglato a Londra il 4 dicembre 1991, che vincola i Paesi aderenti a prendere una serie di misure a difesa dei chirotteri (è il loro nome scientifico). Bisognerà identificare i siti dove i volatili si rifugiano ed evitare che vengano danneggiati dalle attività umane. Gli agricoltori, sulle cui terre trovano riparo i pipistrelli, dovranno usare pesticidi non nocivi per i loro ospiti. Lo Stato italiano, dal canto suo, si è impegnato a spendere 62mila euro l’anno per finanziare la campagna di protezione.

La casa.

I pipistrelli, attualmente tra i mammiferi più minacciati, sono fra le specie che meglio indicano il livello di declino ecologico dell’ambiente, grazie alla loro rapida reazione demografica ai cambiamenti degli ecosistemi. L’agricoltura intensiva, la cementificazione e l’inquinamento hanno profondamente alterato il loro habitat naturale. Oltre alla scarsità di cibo i pipistrelli hanno anche un altro problema: quello di trovare casa. Per aiutarli, cominciamo a rendere più accoglienti i luoghi dove amano vivere, come vecchi solai, tronchi cavi, case abbandonate, grotte o caverne. In alternativa possiamo tentare con le cassette-nido costruite in cemento e segatura: se i nostri piccoli amici vi si adattano, sostituendo così i rifugi perduti per colpa dei tempi moderni (finestre sbarrate, abbaini inviolabili e sottotetti impenetrabili), è molto probabile che da pochi e isolati ospiti potrebbe un domani formarsi una colonia.

I batbusters.

Sono 40 i ricercatori universitari, muniti di bat detector e strumenti sofisticati che anche quest’estate hanno girato l’Italia setacciando case e alberi. Obiettivo: catturare questi mammiferi alati, ma per il loro bene. Il team si chiama Girc (Gruppo italiano ricerca chirotteri). «Dobbiamo assolutamente proteggere questi animali, che rappresentano un quarto di tutti i mammiferi - dice Paolo Agnelli, zoologo del museo di storia naturale La Specola di Firenze e membro del Girc - il nostro lavoro è appunto quello di individuare i loro rifugi in Italia e di salvaguardarli».

LIETO EVENTO ALL'ACQUARIO DELLA LAGUNA DI ORBETELLO

dal 18 agosto 2005 al 19 agosto 2005

L'Accademia Mare Ambiente, l'associazione no profit incaricata della gestione scientifica e didattica dell'acquario della Laguna di Orbetello, è lieta di annunciare un lieto evento verificatosi all'acquario. Alcune femmine di Gambusia (Gambusia affinis), avendo trovato negli acquari della struttura di Talamone l'ambiente adatto per riprodursi, poco dopo l'immissione nelle vasche predisposte per il parto, hanno dato alla luce un discreto numero di piccoli che rapidamente hanno iniziato ad alimentarsi. Oltre alle Gambusie nell'acquario Lagunare, visitabile gratuitamente fine al 31 Agosto, sono ospitate più di 50 differenti specie di organismi animali e vegetali tipici della laguna di Orbetello che convivono pacificamente nelle grandi vasche panoramiche. Le vasche che ospitano le Gambusie in riproduzione sono state posizionate al termine del percorso espositivo dell'acquario, cosicché i visitatori, dopo aver attraversato virtualmente la laguna di Orbetello in un percorso che dalla foce marina li conduce nelle zone più interne ed ammirato i principali ecosistemi lagunari riprodotti nelle grandi vasche, potranno osservare i piccoli avannotti e le loro "mamme" nelle due vasche appositamente allestite. Nelle vasche da 800 litri del percorso espositivo dell'acquario sono inoltre stati riprodotti fedelmente i differenti ambienti tipici della Laguna ed introdotte oltre alle numerose spe cie animali anche alcune specie della tipica flora lagunare come l'alga Gracilaria e le piante Ruppia, Cymodocea e Zostera per le quali sono allo studio prove di acclimatazione e crescita. INFO GAMBUSIA La Gambusia è un piccolo pesciolino argenteo di circa 5 cm che vive stabilmente nella laguna di Orbetello e nei canali limitrofi ma è originario del Nord America. Infatti, la Gambusia è stata introdotta in Italia nel 1922 con lo specifico obiettivo di combattere la diffusione della malaria. I risultati di questa lotta biologica sono stati ottimi. Infatti, con l'introduzione della Gambusia nelle nostre acque interne, si e' riusciti a diminuire in poco tempo del 90% il numero di zanzare malariche. Uno solo di questi esemplari non più lungo di 6 mm riesce a mangiare oltre 150 larve di zanzara al giorno. Così anche se la malaria non è più un pericolo, la Gambusia continua ad essere un importantissimo organismo utile per diminuire il numero di zanzare che ci infastidiscono nelle serate estive. Scheda specifica prelevata dal sito internet "http://www.iii.to.cnr.it/pesci/gambusia.htm" NOME LATINO: Gambusia affinis (Baird & Girard 1853) FAMIGLIA: Poeciliidae ORDINE: Cyprinodontiformes.


da www.provincia.grosseto.it

PESTICIDI. POLEMICA SUI TEST NEGLI ESSERI UMANI – DOSSIER DEI DEMOCRATICI AMERICANI

29 Giugno 2005

Un dossier di due parlamentari democratici americani, la senatrice Barbara Boxer e il deputato Henry Waxman, ha fatto esplodere la polemica sull'utilizzo di esseri umani, tra cui anche bambini, nella sperimentazione degli effetti sanitari dei pesticidi e la disponibilità dell'Environmental Protection Agency (EPA) ad esaminarli, per decidere gli standard ammissibili.
La possibilità di esaminare questi dossier era stata sospesa nel 1998, durante la presidenza Clinton, ma è stata riaperta dall'Amministrazione Bush, sotto la pressione dei produttori. Lo scorso mese la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento per vietare questo tipo di esperimenti, che verrà riproposto al Senato da Barbara Boxer.
Attualmente l'EPA sta esaminando, o si appresta a farlo, 24 studi, durante i quali sono stati somministrate intenzionalmente dosi di pesticidi ad esseri umani, comprese sostanze conosciute come altamente pericolose, sospettate di avere effetti cancerogeni e neurotossici.
Durante e dopo i test, molti partecipanti hanno sofferto di gravi attacchi di tosse, offuscamento della vista e irritazione agli occhi, gravi reazioni cutanee, emicranie, sudorazione su tutto il corpo.
La maggior parte di questi studi sono stati sottoposti all'EPA dai produttori di pesticidi e sembrano violare costantemente gli standard etici di sperimentazione.
I due parlamentari sottolineano che il problema della sperimentazione dei pesticidi negli esseri umani è controversa. Infatti, a differenza degli studi clinici sui farmaci, i pesticidi sono indicati come tossici e non prospettano a coloro che vi si sottopongono alcun beneficio terapeutico.
Waxman ha osservato che se lo scopo di queste ricerche fosse stato quello di trovare pesticidi più sicuri e meno dannosi per l'ambiente, questo tipo di sperimentazioni avrebbe potuto avere un senso. Ma lo scopo dei produttori è invece esattamente l'opposto: ottenere l'autorizzazione al commercio per sostanze chimiche più vecchie e più pericolose.
Undici studi hanno riguardato organofosfati, una classe di pesticidi sviluppata negli anni '30. come composto del gas nervino, utilizzato a scopi militari. Un esperimento ha utilizzato il Chloropicrin, un agente chimico utilizzato anche nella prima guerra mondiale, per il suo alto potere irritante. Un altro studio ha esposto esseri umani ad una sostanza chimica molto simile a quella che ha ucciso migliaia di persone a Bhopal, in India.
In 14 studi non c'è stato alcun controllo medico dei partecipanti ai test nelle 24 ore successive alla conclusione dell'esperimento.
Boxer e Waxman hanno esaminato 22 dei 24 studi che sono in mano all'EPA, che li ha messi a loro disposizione, riscontrando carenze nella validità scientifica delle sperimentazioni per l'esiguo numero dei partecipanti, danni a coloro che ne sono stati coinvolti, omissioni nel riportare effetti avversi, gravi lacune nell'acquisizione del consenso informato dei soggetti sottoposti ai test, cui venivano nascosti i rischi cui andavano incontro, non veniva detto che la sperimentazione riguardava pesticidi e anzi, a volte, la ricerca veniva spacciata come riguardante medicine.

Ecco alcuni esempi di ciò che hanno scoperto i due parlamentari americani:

Nel 2004, a 127 giovani adulti è stato spruzzato negli occhi e nel naso il Chloropicrin, oppure sono stati tenuti fino a un'ora, per quattro giorni consecutivi, in una stanza contenente vapori della sostanza. Circa il 10% di coloro che sono stati esposti al Chloropicrin nella terza fase dell'esperimento hanno riportato gravi effetti avversi. Il modulo per il consenso informato dei partecipanti non riportava il fatto che la sostanza è un insetticida utilizzato nel gas lacrimogeno, né che è sospettato di avere effetti tossici a livello neurologico e respiratorio. Inoltre, veniva stabilito un limite al risarcimento dei danni che i partecipanti ai test avrebbero potuto riportare.
Sempre nel 2004, sei persone hanno ricevuto una dose orale dell'insetticida Dimethoate. Il modello di consenso informato non identificava la sostanza come un insetticida e non dava alcuna informazione sui possibili rischi. Infatti, l'informativa scritta affermava che "not a single health effect is expected", senza informare che secondo le agenzie governative il Dimethoate è sospettato di effetti carcinogeni e tossici a livello sanguigno o cardiovascolare, gastrointestinale o del fegato, renale e cutaneo.
Nel 2000, 34 persone hanno ricevuto una dose orale dell'insetticida Malathion. Anche in questo caso, il modello di consenso informato poneva limiti agli eventuali risarcimenti.
Lo stesso è successo in un esperimento che nel 1999 ha coinvolto 40 persone, cui è stata somministrata una dose orale di Oxamyl.
Sempre nel 1999, ad otto persone è stata somministrata la stessa dose di Azinphos-Methyl per 28 giorni consecutivi. Tutti e otto hanno manifestato reazioni avverse, che non sono state giudicate correlate all'assunzione del pesticida. Per cinque di loro la causa fu individuata in malattie virali. Il modello di consenso informato prevedeva che se un partecipante ai test si fosse ritirato prima della loro conclusione, non gli sarebbe stato corrisposto il pagamento pattuito di 2.400 dollari.
Le aziende che hanno finanziato i 22 studi esaminati dai parlamentari americani sono: Cheminova, Chloropicrin Manufacturers Task Force, Amvac Chemical Corporation, DuPont, Gowan Company, Bayer, AgrEvo USA Company, Metam Sodium Task Force c/o Zeneca Ag Products, NOR-AM Chemical Company, Rhone Poulenc, Amchem Products, Shell Chemical.

http://www.cbgnetwork.org/966.html

LA SPECIE UMANA E’ MINACCIATA

“IL MANIFESTO”, 8 maggio 2004

“La specie umana è in pericolo”. Esordisce così la dichiarazione presentata ieri da un nutrito gruppo di scienziati europei all’Unesco, a Parigi, dove è cominciata una conferenza trans-atlantica di specialisti di tumori convocata dalla francese Associazione per la ricerca e la cura del cancro. La dichiarazione – meglio, un appello – è intitolata “ Dichiarazione internazionale sul pericolo dell’inquinamento chimico” e porta le firme di scienziati della reputazione di François Jacob, Luc Montaigner, Jean Bernard, Jean-Pierre Changeux, Jean Dosset, con l’adesione di ambientalisti come Edward Goldsmith o Jean Marie Pelt, e di intellettuali come Jacques Attali, Pierre Boulez, Edgar Morin, Jean Pierre Vernant. Ne dà notizia il quotidiano “Le Monde”, che cita ampi passaggi dell’appello. Leggiamo: “Gli umani sono esposti oggi ad un inquinamento chimico diffuso, occasionato da molteplici sostanze o prodotti chimici”. “Certe di queste sostanze o prodotti si accumulano negli organismi viventi, compreso il corpo umano”, ma “sono dei perturbatori ormonali, possono essere cancerogeni, mutageni (che provocano mutazioni nel genoma, che passeranno dunque ai figli) o reprotossici (che minano le funzioni riproduttive)”. A causa della combinazione di queste molteplici sostanze e prodotti “è divenuto estremamente difficile stabilire sul piano epidemiologico la prova assoluta di un legame diretto tra l’esposizione a l’una o l’altra di queste sostanze o prodotti e lo sviluppo delle malattie”. E però “la situazione sanitaria si degrada ovunque nel mondo”; “l’incidenza globale dei tumori aumenta ovunque al mondo”; “oggi in Europa il 15% delle coppie è sterile”. “un bambino su sette è asmatico, molto probabilmente a causa dell’inquinamento delle città e delle abitazioni”. E numerosi indici legano queste evoluzioni alla produzione di prodotti chimici sparsi nell’ambiente. Per questo i firmatari dell’appello affermano che “lo sviluppo di numerose malattie attuali è conseguenza del degrado ambientale” e che “ l’inquinamento chimico costituisce una minaccia grave per i bambini e per la sopravvivenza umana”. Chiedono che sia sistematicamente applicato il Principio di Precauzione, che siano vietati i prodotti chimici di cui è certo o probabile il carattere cancerogeno, mutageno o reprotossico, e che siano adottate norme più rigorose sui prodotti chimici, come hanno già fatto Norvegia, Danimarca e Svezia. L’appello metterà di sicuro del peso a favore di un progetto europeo di regolamentazione per l’industria chimica in discussione ormai da qualche tempo. Il progetto REACH (acronimo di Registration, Evaluation, Authorization of Chemicals) è stato proposto dalla Commissione Europea nel 2001 e ha da subito trovato una furibonda opposizione da parte dell’industria chimica – come stupirsi? - L’industria sostiene che un tale insieme di regole e limitazioni farebbe salire i costi e che l’industria quindi diverrebbe meno competitiva dei suoi concorrenti stranieri, in particolare sui mercati terzi. Una prima direttiva è stata varata nel 2003, in una versione molto indebolita, ma i cancerologi e gli scienziati (e ambientalisti) riuniti alla conferenza in corso a Parigi chiedono che la regolamentazione per l’industria chimica sia rafforzata. C’è da dire che l’industria ha ricevuto un sostegno notevole dal presidente francese Jacques Chirac, sotto forma di una lettera cofirmata con il premier britannico Blair e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder e indirizzata al presidente della Commissione Romano Prodi: i tre sostengono che la direttiva REACH “è troppo burocratica e inutilmente complicata” e si allarmano per la competitività dell’industria europea. Inutile dire che anche l’amministrazione statunitense è contraria a quella direttiva (i prodotti americani in Europa dovrebbero adeguarsi). I sostenitori del progetto di regolamentazione fanno notare invece che l’Europa, il più ampio mercato al mondo per la chimica, ha la possibilità di diventare un catalizzatore di riforme normative in tutto il mondo. Marina Forti

L'INQUINAMENTO DANNEGGIA LA MENTE DEI BAMBINI

 

Lanci - BBC, 29 Marzo 2004

L'inquinamento sta danneggiando sempre di più le potenzialità mentali dei bambini. Lo rivelano i risultati di uno studio, condotto dalla Organizzazione mondiale della sanità e dall'Università di Udine, sui danni provocati dall'inquinamento. I dati sono stati analizzati nel corso del meeting internazionale svoltosi a Malta intitolato "Il futuro dei nostri bambini". Nel 2001 la percentuale di bambini in aree urbane con alti livelli di sostanze chimiche nel sangue (10 mg per decilitro) è cresciuta dallo 0.1% al 30.2%. Questo fenomeno è da attribuire principalmente al piombo, vero e proprio veleno per i piccoli. Tuttavia si possono includere anche i pesticidi, la diossina, il benzene etc. L’Oms afferma che il numero di bambini con danni celebrali permanenti dovuti all'inquinamento si aggira all'incirca tra i 15-18 milioni. "L'unico sistema per proteggere i bambini è la prevenzione" sottolinea Marc Danzon, direttore regionale per l'Europa della Oms. "Ma purtroppo – aggiunge - l’idea di prevenzione è stata ritenuta dalle industrie, per molto tempo, una seccatura, un ostacolo ai propri interessi. Se questo principio fosse stato applicato prima, si sarebbero salvati milioni di vite umane”.

PIANTE AROMATICHE PER ALLONTANARE GLI INSETTI

La Gazzetta del Mezzogiorno, 4 agosto 2003

Zanzare, moscerini, pappataci, formiche volanti, tafani e vespe si possono tenere lontani in modo naturale: con un mazzetto di geranio, rosmarino, timo e basilico che contengono oli essenziali. Dagli esperti, rimedi naturali anche per curare le punture d'insetti

ROMA, 04/08/03 - Zanzare, moscerini, pappataci, formiche volanti, tafani, vespe. Ogni estate questi insetti invadono la nostra vita e le nostre vacanze. Che fare? Secondo gli esperti le «armi chimiche», come zampironi, fornellini elettrici e insetticidi, possono essere utili ma non sempre sono innocue per la salute. E, anzi, si possono sostituire con altri trucchi altrettanto efficaci a vincere l’eterna battaglia estiva contro gli insetti. Ecco le regole naturali, fornite da Piergiorgio Pietta, dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del Cnr di Milano, per mantenere a distanza queste presenze moleste e per intervenire una volta che ci hanno colpito. «In generale, - spiega Pietta - tutte le erbe ricche di oli essenziali, cioè delle sostanze volatili responsabili del profumo e dell’aroma nelle erbe aromatiche, sono in grado di tenere lontano i fastidiosi insetti estivi». «Quando si è vicini a piante di lavanda, di menta, di rosmarino oppure in un bosco di eucalipti - continua - è difficile infatti essere attaccati da questi insetti. E questo perchè queste piante, come anche timo, geranio, citronella e melissa, diffondono un olio volatile formato da terpeni profumati per noi, ma repellenti per gli insetti».
« Un rimedio - suggerisce quindi lo studioso del Cnr - è quello di riporre nella stanza in cui ci si trova un mazzo di queste erbe, oppure di umettare con i loro oli essenziali della carta assorbente da disporre in punti strategici del locale». «Ci sono, inoltre, prodotti a base di questi oli essenziali, che possono essere usati a livello locale». «Un consiglio: fate prima una prova di tolleranza, - suggerisce Pietta - mettendone un poco sull’avambraccio. Se non provocano irritazione, si possono usare tranquillamente in maniera più estesa».
Ma, nonostante questi accorgimenti, spesso le zanzara e i moscerini persistono.
E dunque? «In questo caso - consiglia il ricercatore - per lenire il dolore della puntura è molto indicato l’olio di «Melaleuca alternifolia», conosciuto anche come «Tee tree oil» (olio dell’albero del tè), pianta di origine australiana».
« Quest’olio - sottolinea Pietta - è un potente antisettico, blocca il dolore e limita fortemente il prurito». «L’olio - avverte però lo studioso del Cnr - non va usato puro, ma diluito (circa il 5%) in creme, pomate o gel reperibili in commercio. Per idratare la pelle offesa, diminuirne il rossore ed, eventualmente, favorire la rigenerazione del tessuto colpito sono indicate la calendula (creme al 10% di estratto titolato di calendula) ed il gel d’aloe».
Info: www.cnr.it

MIELE A RISCHIO A CAUSA DELLA LOTTA ALLE ZANZARE

da www.elbaoggi.it  Anno III - numero 103, Sabato 28 Giugno 2003

No ai veleni, dice Legambiente intervenendo sulla deprecabile usanza di inondare certe zone di insetticidi per liberarsi dalle zanzare. Occorre, dice il Cigno verde, prendere invece la strada della prevenzione e della lotta biologica a quest'insetto, quantomeno per salvare le api e il miele di qualità che si produce all'Elba e che invece viene, in questi giorni, messo a rischio proprio dagli insetticidi
Gli Apicoltori Elbani hanno scritto un'allarmata lettera alla Asl e ai comuni elbani per ricordare il rischio che corrono le api con le tradizionali misure di disinfestazione per mosche e zanzare che stanno iniziando in questi giorni.
La stessa Legge Regionale 95/69 dice espressamente: "è vietato eseguire qualsiasi trattamento alle piante legnose ed erbacee che possa essere dannoso alle api dall'inizio della fioritura fino alla completa scomparsa dei petali".
I trattamenti di disinfestazione dovrebbero essere eseguiti al di fuori di un raggio di circa 3 km. dagli alveari, ma questo spesso non avviene perché i centri urbani nei quali si fa la disinfestazione contro gli "insetti molesti", in una piccola isola come la nostra, sono spesso molto più vicini agli alveari.
Questo rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza delle api e a rischio la purezza di un miele di grandissima qualità ottenuto con metodi biologici che prevedono proprio l'esclusione dell'uso di sostanza chimiche ed insetticidi.
Oggi esistono delle metodologie alternative che permettono di sostituire le molecole chimiche di sintesi impiegate durante la disinfestazione delle zanzare. In molti comuni, che hanno problemi dovuti alla proliferazione di zanzare molto più acuti che all'Elba, si stanno ottenendo dei buoni risultati impiegando il Bacillus thuringiensis israelensis, un batterio specifico contro le larve di zanzara, assolutamente innocuo per gli altri animali e per l'uomo.
Ma si hanno buoni risultati anche attraverso il trattamento, con prodotti antilarvali, dei tombini stradali e di quelli nei giardini privati e di tutte le piccole raccolte d'acqua (sottovasi, annaffiatoi, bacinelle, bidoni, ecc.).
La prevenzione resta, comunque, il piu' economico e miglior sistema di lotta: basta non creare ristagni d'acqua per evitare il proliferare delle zanzare. Eliminare i ristagni d'acqua di qualsiasi tipo (pozzanghere, barattoli, vecchi pneumatici, contenitori negli orti, ecc.) aiuta a difendersi dalle punture.
Per le mosche basterebbe ricordare che depongono le uova nei posti adatti allo sviluppo delle larve. Qualsiasi materiale organico umido in fase di decomposizione può essere sfruttato dalle larve per accrescersi. Ecco perche' la prima e piu' importante operazione per ridurre la presenza di questi pericolosi insetti e' quella di eliminare i luoghi di sviluppo.
Che cosa fare dunque? Ecco la risposta: chiudere ermeticamente i sacchi della spazzatura prima di metterli nei cassonetti di raccolta, tenere sempre chiusi i contenitori dei rifiuti organici, lavare periodicamente i contenitori dei rifiuti domestici, pulire ogni settimana gli allevamenti di animali domestici, fonte principale di sviluppo, interrare immediatamente i letami sparsi nei campi.
In questo modo si riduce notevolmente l'impiego di insetticidi che non risolvono il problema in modo definitivo e sono sempre nocivi per le api innanzitutto ma anche per pipistrelli, rondini ed altri uccelli insettivori e, infine, anche per l'uomo.
Chiediamo ai comuni di non risolvere tutto con la semplice disinfestazione normata con delibere che quasi nessuno legge e che contengono obblighi che pochi osservano, ma di avviare una reale opera di informazione dei cittadini, di cura del territorio urbano e di rispetto per l'allevamento delle api, usando metodi di lotta biologica e abbandonando gli insetticidi chimici.
Legambiente Arcipelago Toscano


LOTTA ALLE ZANZARE, MA NON SOLO A QUELLE!

da www.elbaoggi.it  Anno III - numero 101, Sabato 14 Giugno 2003

Intervento della Associazione degli agricoltori biologici elbani nel quale si critica certo isterismo nel volersi liberare dal fastidio rappresentato dalle zanzare. C'è anche infatti chi, per uccidere questi insetti, non esita ad usare in zone abitate e coltivate notevoli quantità di pesticidi che hanno gravi... "effetti collaterali"
E arrivata l'estate e con i primi caldi, si sa, giungono le zanzare. C'è fobia in tutti gli esseri umani per questo insetto che certo innocuo non è, visto che è stato il veicolo attraverso il quale si diffondeva un tempo la malaria. Erano però altri tempi, di insetti potenzialmente pericolosi per l'uomo ce ne sono, ma siamo noi spesso ad esasperare le situazioni immaginando catastrofi inesistenti.
La nostra Associazione di agricoltori biologici, si occupa tra l'altro di tutela della biodiversità, materia con cui lavoriamo giornalmente, perché la biodiversità è tutto ciò che ci circonda, buono e cattivo, bello e brutto, pericoloso e non pericoloso, velenoso e non velenoso.
Perché il bello e il brutto sono in ciò che vediamo (insetti, uccelli, mammiferi, fiori, erbe, piante) ma il pericolo è tanto in quello che vediamo, quanto in ciò che non vediamo (virus e batteri) pur essendo tuttavia parte del ciclo vitale
Molti insetti e animali sono pericolosi, ma lo sono anche certe piante e certi fiori che contengono particolari alcaloidi utili in medicina ma pericolosi alla salute in dosi massicce (spartanina, reserpina, atropina). Ciò che genera in noi agricoltori biologici profondo risentimento è il proliferare di fobie e trattamenti effimeri contro la zanzara, con massiccio impiego della lotta chimica.
Queste pratiche ci fanno seriamente arrabbiare e ci preoccupano perchè a noi che, in quanto agricoltori biologici, non facciamo uso di sostanza chimiche, a noi che nel nostro piccolo cerchiamo di difendere il buono e il cattivo facendo interventi biologici solo quando la soglia di attacco di malattie crittogame o di insetti supera un certo limite (cioè l'infestazione totale), a noi che cerchiamo di preservare al meglio l'ambiente e la sua biodiversità, a noi... dà fastidio che qualcuno distrugga il nostro lavoro e i nostri mezzi con cui riusciamo a fare agricoltura biologica.
Per questo siamo poco disposti a tollerare che qualcuno, colpito dal calore estivo in un tardo pomeriggio o ancor peggio alle prime luci dell'alba, ti svegli, con il suo micidiale lanciapesticida e decida di fare "l'ammazzazanzare" distruggendo in un battibaleno quello che tu hai faticosamente costruito offrendo quel piccolo, ma sostanziale contributo all'ambiente e alla salute delle persone.
E' bene infatti sottolineare, ai distratti e agli assatanati del "pesticida" che "l'ammazzazanzare" non ammazza solo le zanzare, ma tutto ciò che c'è intorno, visto che viene spruzzato ovunque indiscriminatamente senza avere il rispetto degli altri e del lavoro degli agircoltori.
Evidentemente le responsabilità non sono solo di chi in proprio ha deciso di fare "l'ammazzazanzare", ma di tutti i soggetti della catena sino agli amministratori dei vari enti pubblici che dovrebbero impegnarsi per l'estate a fare delle mappe e proibire i trattamenti di lotta chimica vicino alle aziende biologiche nelle aree parco, o per lo meno preavvisare le Associazioni referenti perché si possano organizzare limitando i danni.
Invece, come sempre, si fa tutto alla chetichella, preferendo esporsi magari alle sanzioni di legge per i danni che gli agricoltori dovessero denunciare al loro lavoro e alla salute. A questi signori non interessa se, dopo un trattamento col pesticida contro le zanzare, troviamo api morte davanti alle arnie, farfalle agonizzanti, rondini appena nate morte perché i genitori le hanno imbeccate con mosche avvelenate.
Credo sia difficile aspettarsi una presa di coscienza perché la logica di certi soggetti, volti a spremere il turista e trasformare il nostro Arcipelago in un mega complesso alberghiero, è che la pianta sporca perché perde le foglie o i petali dei fiori, o è dannosa perché spacca il manto stradale che d'estate si surriscalda e ti fa ribollire anche le ossa, oppure è "potenziale veicolo di incendi" (perfetto tagliamo tutti i boschi per eliminare il problema!).
Costoro si lamentano dei barbagianni perché, dicono, portano sfortuna, o dei pipistrelli perché sono brutti e danno fastidio al turista che ha sborsato una bella sommetta per l'appartamento (o meglio la "seconda casa" concesso in affitto, spesso in nero). Costoro intraprendono la guerra alle zanzare la cui proliferazione non è eccessiva rispetto allo scorso anno, il problema è che questi insetti si riproducono in abbondanza solo grazie alla scomparsa dei loro predatori naturali (anfibi e uccelli) di cui abbiamo distrutto l'habitat "tombando" col cemento fossati e zone umide.
Certo sarà un bel modo di fare turismo quando non ci sarà nessun essere vivente e solo cemento e il brulicare di turisti in ciabatte e costume... (ma ci saranno davvero questi turisti in una tale situazione?).
Agnese Nannini
Presidente ABAE - Associazione Agricoltori Biologici Elbani

ZANZARE RESISTENTI AGLI INSETTICIDI

Le scienze - Edizione italiana di "Scientific American", 13 maggio 2003

Identificata una mutazione genetica che consente agli insetti di sopravvivere ai prodotti chimici

Una mutazione genetica potrebbe spiegare come le zanzare portatrici di malattie siano in grado di resistere a una vasta classe di insetticidi. Lo suggerisce uno studio condotto da Mylène Weill dell’Università di Montpellier II, in Francia, pubblicato sulla rivista “Nature”. Gli insetticidi realizzati con organofosfati e carbammati vengono usati in tutto il mondo per tenere sotto controllo le zanzare. I prodotti bloccano un enzima chiave nel sistema nervoso degli insetti, chiamato acetilcolinesterasi, paralizzandoli e uccidendoli rapidamente. Le zanzare però sviluppano in fretta una resistenza a queste sostanze chimiche, specialmente nelle aree urbane dove vengono soprattutto usate. Come si evolve questa resistenza è sempre stato un mistero. “Per la prima volta - spiega Weill - abbiamo identificato il gene che codifica per l’acetilcolinesterasi. Abbiamo scoperto che un’unica differenza molecolare in questo gene è alla base della resistenza ai due tipi di insetticida”. I ricercatori hanno finora identificato la mutazione in una varietà di zanzara che trasmette la malaria, Anopheles gambiae, e in diverse popolazioni di Culex pipiens responsabili del famigerato virus del Nilo dell’Ovest. Il team sta ora studiando altre zanzare resistenti agli insetticidi, come la Aedes aegypti, che trasmette la dengue e la febbre gialla, per vedere se condividono la stessa mutazione. Anche se la scoperta potrà permettere lo sviluppo di nuovi insetticidi, tuttavia secondo Weill è improbabile che la guerra chimica contro gli insetti potrà mai essere vinta.