PRODOTTI CHIMICI

“Quando scompariranno le api, sarà la fine dell’umanità”

ALBERT EINSTEIN



Stando alle ultime notizie le api stanno scomparendo con gravi ripercussioni sui raccolti.
Sulle schede degli insetticidi chimici (piretroidi, esteri fosforici, ecc.) è proprio dichiarato che tali prodotti uccidono questi utili insetti.

Per tentare di eliminare le zanzare sono stati irrorate enormi quantità di insetticidi di sintesi, di cui ancora non si conoscono del tutto le conseguenze.
Viene bloccata la circolazione per contrastare l’inquinamento dell’aria e poi vengono puntualmente scaricate dappertutto quantità industriali di prodotti chimici che inquinano l’ambiente in cui viviamo, dall’aria alle falde acquifere. Il nostro organismo non ce la fa più; è inutile domandarsi l’origine del sempre più crescente numero delle allergie, e non solo…..!

“Le molecole chimiche già presenti nel nostro ambiente di vita hanno effetti in gran parte ignoti, tanto che esiste un progetto Reach che dovrà appurarli. La prestigiosa rivista Nature ha dichiarato non predittivi e cioè inadeguati i metodi di ricerca che sono stati scelti,. Dunque l’effetto di tali molecole non si sa e non si saprà. Sappiamo però che l’effetto di moltissime sostanze mutagene già presenti nell’ambiente, non si somma, bensì si moltiplica. Dunque è chiaro che è sconsigliabile un aumento di tali sostanze, specialmente se effettuato per eliminare zanzare che possono essere combattute con altri metodi innocui, già esistenti.”

Prof. Bruno Fedi
Cancerologo - Urologo
Primario Emerito anatomopatologo - Docente universitario



Pesticidi e Autismo

Fonte: www.apitalia.net

Il Davis Mind Institute dell'University of California di Sacramento ha pubblicato uno studio approfondito nel quale viene dimostrata la relazione fra esposizione, entro un raggio di 1,5 km, a pesticidi e insorgenza nei feti umani di autismo e ritardi nello sviluppo. Lo studio prende in considerazione tre classi di pesticidi molto usati: gli organofosfati, i piretroidi e i carbammati. I risultati sono agghiaccianti, e ripercorrono quanto stabilito a gennaio dall'EFSA, in relazione ad alcuni principi attivi di neonicotinoidi. L'uso di queste sostanze anche non nelle immediate vicinanze di una gestante possono causare ritardi nello sviluppo neurologico dei feti umani e persino l'autismo. Su 970 partecipanti allo studio, 486 casi hanno visto l'insorgenza di autismo, 168 casi ritardi nello sviluppo e solo 316 i bambini nati senza alcun problema. L'insorgenza di autismo è stata associata specialmente all'uso di organofosfati, tra i quali spicca il chlorpyrifos. Non da meno gli effetti dei piretroidi, largamente usati nelle nostre cittadine per i trattamenti anti-zanzare. Cipermetrina, permetrina, esfenvalerate sono tutti principi attivi incriminati. Lo studio infatti conferma: «I bambini di madri risiedenti vicino (range 1,5km) a luoghi di applicazioni di insetticidi a base di piretroidi sia appena prima del concepimento sia durante il 3° trimestre erano esposte a un rischio maggiore sia per l'autismo che per il ritardo nello sviluppo». Sarà giunta l'ora di vietare per sempre anche i temibili piretroidi che a partire da maggio, per finire ad ottobre, vengono, indiscriminatamente, irrorati non in aree lontane chilometri dalle nostre case, bensì sotto le nostre case per combattere lo sviluppo delle zanzare adulte? Lo studio dell'Università della California conferma ancora una volta i legami fra malattie legate allo sviluppo neurologico dei neonati ed esposizione delle madri ai pesticidi. Ancora una volta, il grido di allarme degli apicoltori di tutto il mondo si rivela un tragico monito per l'intera umanità soggiogata da una sempre più delirante industria chimica.



Zanzare, molti repellenti sono potenzialmente tossici

Gli ultimi dati italiani parlano di 105 casi da esposizione e 20 intossicati l'anno. L'imputato numero uno: il deet, presente in molti prodotti che trovate al supermercato

25 maggio 2012 di Michela Dell'Amico

Non ha senso usare una sostanza tossica come il deet (dietiltoluamide, presente in molti dei più comuni repellenti venduti al supermercato, come l'Off!) per evitare la puntura di zanzare in zone dove non esiste rischio di epidemie trasmesse da insetti. Lo riporta sul suo sito Health Canada, l'equivalente del Ministero della Salute italiano, in un documento titolato La pericolosità del deet. Questa sostanza, spiegano, è un pesticida derivato della famiglia del toluene, solventi organici usati ad esempio per rimuovere le vernici. Il deet è assorbito dalla pelle e raggiunge il sangue, e può essere tossico per il sistema nervoso.

"Questi principi attivi sono potenzialmente neurotossici - spiega Roberto Romi, dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha curato un rapporto proprio su questo argomento - ed è bene farne il minor uso possibile". Invece troviamo prodotti a base di deet disponibili ovunque in mille formulazioni e colori, con le indicazioni per l'uso stampigliate in minuscoli caratteri e spesso non complete.

"Purtroppo la legislazione italiana che regolamenta l'acquisto e l'uso dei pesticidi per uso civile e domestico è da sempre carente", prosegue Romi. "I prodotti ad alte concentrazioni di deet, superiori al 15% e fino a oltre il 30%, dovrebbero essere riservati ad attività professionali, come ad esempio i soldati in missione nel sud del mondo, a rischio di contrarre malattie come la dengue, o le Guardie Forestali che rischiano infezioni trasmesse col morso di zecche. Sebbene il Ministero della Salute e l'Iss impongano questo tipo di restrizioni, questo rimane di fatto solo un consiglio, lettera morta, perché appunto la legislazione non obbliga l'industria". E in Italia troviamo i repellenti al ristorante, con tutta la famiglia che si spruzza a tavola, davanti alla pizza calda.

Le più serie preoccupazioni rispetto a questo prodotto riguardano i suoi effetti sul sistema nervoso centrale. Uno studio della Duke University ha visto che gli animali esposti a deet in dosi identiche a quelle umane, peggioravano significativamente le loro performance muscolari. Se si associa anche la permetrina poi, altro insetticida ampiamente usato contro le zanzare, gli animali mostrano deficit motori e disfunzioni della memoria. Anche combinarlo con alcuni alcol " dice il rapporto - aumenta la tossicità. Di conseguenza - già dal 2003 - il governo canadese bandisce i prodotti con concentrazione di deet superiore al 30%, e obbliga le aziende a mettere bene in evidenza le precauzioni d'uso sul prodotto. Anche l'agenzia americana per le sostanze tossiche dedica ampio spazio all'argomento sul suo sito, riportando vari casi di intossicazione e tutte le precauzioni necessarie per l'uso. Altri Paesi applicano una più severa legislatura alla commercializzazione e all'utilizzo del deet e di principi attivi simili, mentre l'Europa vuol rivedere le norme d'utilizzo per tutti i Paesi membri.



Permetrina

antiparassitari per cani e gatti

di Anna Mannucci

Fonte: www.anmvi.it

Molti antiparassitari per cani e gatti sono contenuti in "pipette" di plastica, tubetti dalle dimensioni ridotte che bisogna spremere affinché depositino qualche goccia di prodotto tra le scapole dell'animale, per debellare pulci e zecche. Sono di vari tipi e marche, ma purtroppo possono sembrare tutti uguali, al padrone non avvertito. Invece contengono prodotti molto diversi. Anche nei loro effetti sugli animali. Alcuni infatti sono a base di permetrina, una sostanza molto tossica per i gatti, soprattutto se cuccioli, e per tutta la famiglia dei felini.

Spiega il professor Carlo Nebbia, tossicologo della facoltà di veterinaria di Torino: «La maggior sensibilità del gatto a piretrine e piretroidi è in parte spiegabile con la ridotta capacità glucuronidativa complessiva propria di questa specie». Non per niente l'Ufficio federale della sanità pubblica svizzera, l'anno scorso, ha divulgato un foglio informativo ai distributori di insetticidi a base di permetrina, in cui si dice esplicitamente che questa sostanza è velenosa per i felini e si ricorda che "Ogni anno sono notificati al Centro Svizzero d'Informazione Tossicologica diversi casi di avvelenamento con esito fatale".

L'ente svizzero da alcune raccomandazioni su come etichettare e pubblicizzare questi insetticidi perché "alcuni prodotti corrono il rischio di essere utilizzati in modo errato. Sono infatti confezionati in modo tale da indurre gli utenti ad applicarli direttamente sull'animale". Bisogna invece dare indicazioni esplicite, insiste l'Ufficio federale della sanità pubblica svizzera , come «non applicare direttamente sull'animale» ed evitare affermazioni erronee come «innocuo per l'uomo e per gli animali domestici o a sangue caldo», dato che questa definizione comprende anche i felini.

In Italia, si differenzia da alcuni altri prodotti Advantix, della Bayer, che correttamente, nel "bugiardino", riporta le avvertenze di pericolosità riguardo ai gatti, descrivendolo come "estremamente tossico" e potenzialmente letale. Advantix avvisa persino di non far avvicinare i gatti a un cane a cui sia stato applicato l'antiparassitario. E accompagna le informazioni con il disegnino, sulla confezione, della silhouette di un gatto cancellata da una X (bisogna ricordare che il livello di analfabetismo è ancora alto).

Le pipette spot on di alcune marche che ugualmente contengono permetrina in percentuali elevate si limitano invece a riportare l'immagine di un cane, come se questo bastasse a evitare l'uso sui gatti. O a impedire che i gatti vengano a contatto con i cani sui cui è stato adoperato. Inoltre gli antiparassitari per cani e gatti, compresi collari e polveri, sono venduti in supermercati e negozi generici, dove commessi e cassieri ignari forniscono tranquillamente prodotti a base di permetrina, ovviamente senza dare nessuna avvertenza, neanche su esplicita richiesta (ho fatto la prova: "Va bene anche per i gatti?" "Sì, certo"). Non diversa, purtroppo, la situazione in farmacia (ho fatto le prove).

Il veterinario allora potrebbe avere un importante ruolo nell'informare i padroni dei pet della pericolosità per i gatti della permetrina, anzi, delle permetrine, che sono presenti, tra l'altro, anche in alcuni spray per gli uccelli da gabbia. Ma la permetrina, in varie percentuali, si trova anche in molti insetticidi per la casa e per il giardino, che si possono comprare liberamente in negozi, supermercati e centri di giardinaggio. Anche alcuni spray usati e abusati contro i temuti acari contengono questa sostanza.

E le ditte di disinfestazione usano abbondantemente e in varie situazioni, sia domestiche che industriali, prodotti a base di permetrine, per esempio contro vespe, zanzare e blatte. Oltretutto, una caratteristica solitamente considerata positiva delle permetrine sintetiche, soprattutto se incapsulate, è la loro stabilità, perché conservano a lungo, anche parecchi giorni, la loro capacità di azione. Dunque non basta allontanare il gatto dalla camera, dal terrazzo, dal bagno soltanto per il momento in cui si spruzza il prodotto contro tarme, mosche o scarafaggi.



Disinfestazioni (antizanzare) con effetti collaterali (uccelli KO)

Fonte: www.partecipami.it

Vorrei rendere comune quello che considero un problema, forse di non facile soluzione ma comunque desidero parlarne e confrontarmi. Recentemente nello spazio di alberi sotto casa è avvenuta la disinfestazione antizanzare. Non so spiegarmi come mai le zanzare non hanno smesso il loro lavoro notturno, ma anzi sembrino rinvigorite... Non ho depositi di acqua sotto vasi sul balcone che possano essere responsabili di "brodo di coltura"

Ma c'è un effetto secondario ed è quello di cui voglio parlare: già prima dell'alba io da sempre, qui (ho la fortuna di abitare in questo condominio con alberi sotto) sono stata deliziata dai canti, dai concerti di molti uccelli, fino al sorgere del sole. Ora è il silenzio ed ho ragione di pensare che siano stati disinfestati. Sembrerebbe esserci un sopravvissuto, scoperto stasera intontito e fermo davanti alla porta di ingresso del palazzo - a ragione o a torto abbiamo pensato che potesse essere vittima non deceduta della disinfestazione.

Le zanzare sono più di prima, ma gli uccelli sembrano non essere sopravvissuti.

C'è una soluzione?.....



SI CALCOLA CHE OGNUNO DI NOI SI IMBATTA IN ALMENO 500 SOSTANZE SINTETICHE OGNI GIORNO

Il corpo umano non ha fatto in tempo, in soli 100 anni, ad evolversi per vivere bene in questo nuovo ambiente e produce allora malattie come la Sensibilità Chimica Multipla, il cancro, le allergie, e anche patologie neurodegenerative come il Parkinson, l'Alzheimer la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Dovranno passare migliaia di anni, forse milioni, prima che la selezione naturale faccia sopravvivere solo un homo sapiens capace di disintossicarsi dalle migliaia di nuove sostanze tossiche presenti nell'ambiente. Nel frattempo ciascuno può fare delle precise scelte individuali per vivere in salute, più a lungo, con maggiore energia e vitalità. Bisogna sapere, infatti, che ogni volta che una persona entra in contatto con sostanze chimiche, inalandole, ingerendone o toccandone anche piccolissime quantità non considerate tossiche (capaci cioè di produrre evidenti reazioni patologiche), si sottopone inconsapevolmente ad un "lavoro" biologico. Il corpo, cioè, mette in moto una serie di enzimi e il sistema immunitario per smaltire tali sostanze, consumando energie e nutrienti (sali, aminoacidi, vitamine ecc…). Fino a pochi anni fa si riteneva che questo "lavoro" fosse sufficiente per avere una disintossicazione completa. Oggi sappiamo che le sostanze chimiche sono così tante e diffuse da non riuscire ad essere smaltite dal corpo completamente. Lo stesso ex commissario europeo per l'ambiente, Margot Wallstrom, si è sottoposta a esami tossicologici del sangue e del grasso e ha scoperto di essere contaminata da decine di composti tossici e cancerogeni, alcuni dei quali banditi da anni, come il DDT (a dimostrazione del fatto che è impossibile smaltire del tutto tali composti nell'ambiente!).

PESTICIDI, INSETTICIDI ED ERBICIDI

Questi prodotti non furono inventati per lottare contro la fame nel mondo, ma nel corso della prima e seconda guerra mondiale, gli scienziati inventori delle armi chimiche, sperimentarono l'efficacia di questi strumenti anche sugli insetti. Quando le vendite stagnarono, nel successivo periodo di pace, pensarono di immettere sul mercato queste armi chimiche sotto forma di insetticidi e fitofarmaci. Ed ebbero molto successo, come testimonia il loro volume di affari. Nel 1979 fu lanciata una grossa campagna: "Vivere protetti". Queste metodologie furono considerate i nuovi artefici della rivoluzione agricola. Purtroppo l'uso sconsiderato nel passato di insetticidi potenti, come il famoso DDT, inventato nel 1874, ma introdotto in uso solo dal 1942, ricevendo persino il premio Nobel nel 1948, ha inquinato l'ambiente al punto che si ritrovano anche in zone desertiche e non abitate dall'essere umano ed hanno contaminato la catena alimentare. Questi prodotti, solo per dimezzarsi, hanno bisogno di 20-50 anni; quando un individuo è stato esposto direttamente o indirettamente ne troviamo la presenza depositata nel grasso umano per l'esistenza di una intera vita. La diossina, altro prodotto tristemente noto, appartiene sempre a questo gruppo di sostanze sia come sottoprodotto dell'incenerimento di alcune materie, ma ance presente nei pesticidi e insetticidi utilizzati in agricoltura. Una ricerca USA nello Stato della Carolina sull'inquinamento indoor (all'interno delle case), ha registrato un inquinamento da pesticidi superiore del 30% rispetto all'esterno. Simili dati devono fare riflettere sull'uso indiscriminato e massiccio di questi prodotti tossici e nocivi per la salute umana, animale e dell'ambiente. Queste ripercussioni sono diventate evidenti solo quando il danno era già conclamato ed evidente.

Non bisogna scoraggiarsi. Ciascuno può attivarsi in prima persona facendo semplici svolte quotidiane per tutelare la propria salute, la propria energia e creatività, così come quella dei propri cari e dello stesso pianeta Terra.

http://www.biospazio.it/



RISULTATI SHOCK DA UNO STUDIO MEDICO USA : OLTRE 200 SOSTANZE CHIMICHE NOCIVE HANNO PROVOCATO UN BOOM DI DISTURBI CEREBRALI E DELLO SVILUPPO NEI BAMBINI
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DALL‘ ANALISI DEL SANGUE SI SCOPRONO LE TOSSINE PRESENTI E SI RIPERCORRE LA BIOGRAFIA DI COME SI SONO ASSUNTE LE SOSTANZE
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REACH: UNA VITTORIA CONTRO LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE , UNA VITTORIA DI TUTTI I CITTADINI EUROPEI
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PESTICIDI. POLEMICA SUI TEST NEGLI ESSERI UMANI – DOSSIER DEI DEMOCRATICI AMERICANI
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QUALCHE NOTIZIA sugli INSETTICIDI SINTETICI

Dal "IL PRONTUARIO DEI FITOFARMACI"

Nel 1990, più di 30 milioni di libbre di insetticidi sintetici sono stati usati nei giardini residenziali e nei prati degli Stati Uniti.
Solitamente, questi insettticidi erano composti da tossine a rapida azione ed erano concepiti per uccidere, al semplice contatto, qualsiasi tipo di insetto, inclusi gli insettti utili come le api. Sebbene abbiano come target gli insetti, questi insetticidi ad ampio spettro possono danneggiare qualsiasi creatura che viva o attraversi le aree in cui vengono nebulizzati; vale a dire lombrichi, uccelli, scoiattoli, cani, gatti e persino esseri umani.
La maggior parte dei produttori di insetticidi raccomandano di attendere almeno tre giorni prima di calpestare a piedi nudi le aree trattate con il prodotto e di tenervi lontani bambini ed animali per un uguale arco di tempo. In molte città, quale misura di sicurezza cautelare, vengono posti dei cartelli, in prossimita' delle aree trattate, per avvisare il pubblico che a tali prati sono state applicate sostanze chimiche dannose per la salute.
Persino coloro che vivono fino ad un miglio di distanza dal luogo di applicazione dell'insetticida possono risentire degli effetti della sostanza dispersa nell'aria. In alcuni individui, ciò può provocare serie reazioni come emicrania e intorpidimento degli arti. In altri, si possono verificare effetti meno evidenti che possono anche non essere mai ricondotti alla loro vera causa d'origine: insetticidi tossici usati nelle vicinanze.
Usare il pesticida è il modo più facile e più pericoloso di venire a contatto con la sostanza. Nel sud della Florida, un uomo è stato colto da convulsioni ed è finito in coma, mentre applicava un insetticida, poichè un soffio di vento gli ha respinto l'insetticida erogato sul volto. Al telegiornale della sera si è potuta vedere la squadra anti inquinamento che ripuliva l'area mentre dei paramedici, dotati maschere antigas, prestavano soccorso all'uomo che giaceva a terra.
Se l'uomo avesse usato, per eccesso di zelo, un prodotto vietato alla vendita, nessuno si sarebbe sorpreso, ma si trattava di un semplice insetticida da giardino acquistato nel negozio del quartiere, un insetticida che poteva essere usato tranquillamente da tutti.

Mario Muccinelli



VELENI AL POLO NORD

Mare in Italy, 27 Giugno 2006

Pesticidi e altri inquinanti alterano il sistema immunitario e ormonale degli orsi polari e lo spessore delle ossa. Deformità scheletriche, malattie della pelle, problemi riproduttivi, alterazione degli ormoni tiroidei per foche e leoni marini Neanche l’Artico è immune ai veleni prodotti dalle nostre società industrializzate. La bianca coltre che copre il Polo Nord, da sempre è stata associata ad un immagine di distesa incontaminata, secondo un nuovo rapporto del Wwfr eso pubblico nei giorni scorsi, non è più così. La zona del Circolo Polare Artico è contaminata da sostanze inquinanti che giungono dagli Stati Uniti e dall’ Europa Occidentale. Gli inquinanti sono trasportati da correnti oceaniche e venti che si spingono verso nord che costituiscono una grave minaccia per la fauna artica. A farne le spese sono soprattutto Orsi Polari, Foche, Leoni Marini e Beluga detto anche delfino bianco, mammifero marino che vive nei mari polari artici. In un fiume canadese sono stati trovati corpi di beluga talmente intossicati da essere considerati rifiuti tossici. Secondo il rapporto del Wwf i composti chimici presenti anche al Polo Nord alterano il sistema immunitario ed ormonale degli orsi polari ed anche i livelli di vitamina A e lo spessore delle ossa. A foche e nei leoni marini causano deformità scheletriche, malattie della pelle, problemi riproduttivi, alterazione degli ormoni tiroidei. In sintesi, ad essere alterate risultano tutte le principali funzioni vitali. Non sono però ancora chiari gli effetti degli inquinanti sulla fauna selvatica. Ad essere maggiormente nocive sono sostanze utilizzate nell’industria e nell’agricoltura presenti anche nelle nostre case e nei nostri elettrodomestici come ad esempio i ritardanti di fiamma bromurati (bfr) ed i composti perfluorinati. Ci sono poi i perfluorottani che vengono impiegati nella produzione di polimeri, adesivi, cosmetici, rivestimenti per tappeti. Non mancano pesticidi come il famoso Ddt che seppur sia stato proibito nella maggior parte dei paesi continua ad essere usato nei paesi in via di sviluppo.

www.greenplanet.net



Da “ I RAPPORTI di GREENPACE

“…… .A questo punto la risposta più immediata è l'utilizzo di un insetticida. E per le prime annate funziona anche bene, magari causa l'avvelenamento del cibo, delle falde acquifere ecc., ma il parassita è sterminato. Eppure già negli anni successivi la tendenza si inverte, l'insetticida si mostra sempre meno efficace, fino all'esplodere di stupefacenti e catastrofiche invasioni dell'insetto che si dava per debellato. Cosa è successo? Che gli insetticidi disseminati per i campi hanno sterminato molte altre specie animali, tra cui i predatori e i parassiti che regolavano la crescita dell'insetto infestante.

Questo invece, dopo essere sceso ad una popolazione quasi insignificante, ha però sviluppato capacità di resistenza, o quantomeno, sono sopravvissuti quegli individui in grado di sopportare certe dosi di insetticida, e questo grazie proprio a un patrimonio genetico molto diversificato. O addirittura la scomparsa dei predatori ha permesso una moltiplicazione smisurata di specie prima tenute sotto "controllo biologico" e quindi praticamente "non dannose" dal punto di vista dell'agricoltura, facendole diventare "dannose".

Così, sotto lo stimolo dell'uomo, è cominciata da parte degli insetti la corsa all'adattamento ai veleni, una corsa che assume dei ritmi terribilmente veloci, se si considera la lentezza che normalmente assumono questi fenomeni. Nel 1970 si era già formato un numero di 224 specie resistenti ai diversi veleni. In solo dieci anni, nel 1980 erano già diventate 428.

Mentre alcuni insetti hanno un tempo di adattamento alle sostanze tossiche molto breve, non sempre anche il predatore sviluppa lo stesso tipo di resistenza, anzi spesso le specie più complesse, in genere collocate più in alto nella catena alimentare, sono più vulnerabili, hanno tempi più lunghi di riproduzione -e quindi minore elasticità-, e comunque non è detto che l'adattamento coincida nelle forme e nei tempi fra le diverse specie. Inoltre i predatori, divorando grandi quantità di insetti contaminati, accumulano il veleno nel loro corpo, in particolare negli organi filtranti come il fegato, in quantità sempre maggiori mano a mano che si sale nella catena alimentare, tanto che -come si vedrà per l'inquinamento dell'acqua- anche dosi bassissime di sostanze tossiche diventano letali nei gradi più elevati della catena alimentare.

Un esempio di questo processo di concentrazione è fornito dalla ricerca effettuata nel lago Michigan, dove è stata diffusa la dose minima di 0,012 parti per milione di cloroderivati, un insetticida usato contro le zanzare. Nel plancton è stata riscontrata una concentrazione già pari a 0,5 parti per milione. Nei piccoli pesci la dose passa poi a 4 parti, e a 10 parti per milione nei pesci posti nello stadio superiore della catena alimentare. Negli uccelli che si nutrono di questi pesci la percentuale di cloroderivati riscontrata è di 2.000 parti per milione. Un bel salto.

Insomma, l'immissione massiccia di molecole chimiche di sintesi, mentre danneggia l'ambiente compromettendo intere specie animali e creando scompensi difficili da prevedere, mentre contamina le varie specie in misura sempre crescente (e, a proposito, l'uomo è al vertice di molte catene alimentari!) rende sempre più necessario l'uso sempre più massiccio degli stessi insetticidi per difendersi dagli insetti considerati nocivi, spesso diventati tali molto più di quanto non lo fossero prima, avviando un circuito vizioso senza vie d'uscita.

Il risultato di tutto questo sviluppo è ciò che ci troviamo oggi di fronte: la quantità e la concentrazione di sostanze tossiche immesse nell'ambiente è necessariamente sempre crescente. Ma non basta. Mano a mano che una sostanza tossica si rivela inefficace, se ne immette sul mercato una nuova. Nella messa a punto di nuovi principi attivi, fin'ora si è proceduto con metodi di ricerca empirica, che è quella più economica, che consiste nel mettere a punto un numero ampio di molecole di sintesi e poi sperimentarne gli effetti. Questo significa che sono state scaricate nell'ambiente migliaia di sostanze diverse di cui si conosce solo una parte di tutte le proprietà
chimico fisiche, e poco o niente delle possibilità di reazione in ecosistemi complessi. Quali possano essere i risultati combinati che si hanno quando più sostanze contemporaneamente sono immesse nell'ambiente, questo non lo sa nessuno, neppure le ditte produttrici.”


Sergio Baffoni e Liliana Cori



IRRORAZIONE CON MEZZI AEREI DI PESTICIDI

USO ESTERI FOSFORICI

1) In tema di interesse pubblico, anche se non obbligatorio, è che le Autorità Sanitarie (Sindaco – ASL) possano far eseguire pratiche di disinfestazione fatto salvo che a nessun singolo cittadino deve essere inflitto un danno dimostrabile. Il mezzo adottato (sostanze tossiche irrorate) deve inoltre soddisfare a :
1) - essere l’unico applicabile per lo scopo da ottenere
2) – deve essere categoricamente efficace.

2) In particolare, gli esteri fosforici, anche depurati da isomeri più tossici (effetto nicotinico – muscarinico più intenso e meno degradabile), sono senz’altro dei robusti veleni potenzialmente molto tossici specie se irrorati per via aerea – pompe irroranti, etc.

3) Il loro impiego è adatto alle colture agricole estensive o nei depositi di acque stagnanti (fossi - copertoni di auto, etc) mai in giardini, orti o nei pressi di abitazioni civili. La temperatura dei muri surriscaldata nella stagione estiva determina come intuibile una sostanziale - esasperata evaporazione e nebulizzazione aereosolica. Questo fenomeno di elementare fisica determina poi ricaduta impropria sulle abitazioni viciniori.

4) L’errore - secondo la mia opinione – confermata da vasta letteratura - è la somministrazione per via aerea con pompa, di una zona abitata; infatti i ditteri da eliminare con questo disomogeneo e non mirato (raccolte di acqua) sistema, non sono mai del tutto eliminabili (culex – tigre) e pur noiosamente petulanti nella loro aggressività, non sono dannosi per l’uomo. Il cosiddetto pappatacio è l’unico a poter dare l’omonima “febbre da pappataci” di solito benigna.

5) La tecnica dell’irrorazione aerea libera, molto usata in agricoltura, è in ambiente abitato da escludere perché poco selettiva - non garantisce omogeneità di concentrazione. Si hanno cioè microzone (bolle) ad altissima concentrazione e quindi assai pericolose e microzone a bassa concentrazione e quindi inefficaci. Il dittero, proliferando in tali microzone, dopo 2/3 giorni riporta la sua concentrazione numerica ai numeri di partenza.

6) Nel dettaglio ciò che rende non affidabile l’irrorazione di questo tipo dipende cioè:
- dalla distanza dalla pompa irrorante
- tipo di pompa in uso, del tutto disomogeneo se la pompa è manovrata a mano
- ostacoli frapposti (piante, muri, etc.) fra il prodotto irrorato e la zona che si vuole cospargere
- temperatura dell’aria
- presenza di vento anche apparente.

Il sistema di cui sopra può essere adatto al trattamento di un “campo di granturco”, ma è da respingere per civili abitazioni, giardini, etc.
Il modo corretto consiste nel reperimento dei fomiti e nella loro sterilizzazione e altre procedure simili a quelle usate per “la mosca dell’ulivo e della frutta.

La gassatura indiscriminata in ambiente libero e con i mezzi adottati corre il rischio di richiamare il “dolo di inquinamento ambientale” incontrollato ed in parte inefficace.

Concludendo, il tipo di approccio usato fa uscire il problema da una valutazione tecnica giustificata per un certo ambito territoriale di interesse pubblico e riporta il problema nell’ambito della scelta individuale del cittadino che diviene libero di dire no alle scelte dell’ Autorità Sanitaria – chiedendo,
nel suo pieno diritto, sistemi alternativi più efficaci e non rischiosi o la non esecuzione delle
procedure stesse, ove non vengano aggiornate.

Dr. Romano Giustinucci

PRIMARIO MEDICO OSPEDALE VIAREGGIO


Spec. Medicina Generale
Spec. Cardiologia e Malattie reumatiche
Spec. Endocrinologia
Spec. Gastroenterologia
Spec. Pediatria e Puericultura



Da “MEDICINA AMBIENTALE IN EAV
“ EAV” n°
5 * DICEMBRE

“Poiché i Piretroidi hanno ottenuto una posizione molto importante nella nostra vita quotidiana, vorrei dire qualche cosa anche a questo proposito.
Originariamente venivano impiegati solo in agricoltura; nel 1994 negli Stati membri della Comunità Europea sono state impiegate in totale 320.000 tonnellate di pesticidi (di cui 35.000 tonnellate solo in Germania).
Bisogna ricordare che queste sostanze non scompaiono una volta utilizzate: si ritrovano nei fiumi, nelle falde acquifere sotterranee, nei mari e nel terreno, arrivando così alla catena alimentare umana e accumulandosi anno dopo anno.
Nell’ecosistema i Piretroidi sono stati studiati in particolare a causa della loro estrema tossicità per i microrganismi dell’acqua. Valori soglia per l’acqua potabile (0.1 ug/l) costituiscono una dose letale per alcune specie di pesci
I batteri e i microorganismi che purificano le falde acquifere (100 m di profondità) sono così sensibili che muoiono già al di sotto dei valori soglia per l’uomo”


C. Papendik



DISINFESTAZIONE OPERE D’ARTE E MANUFATTI DI PREGIO

Attualmente la maggior parte degli interventi di Disinfestazione, vengono eseguiti con prodotti altamente tossici quali:

- Bromuro di metile
- Ossido di etilene
- Cianuro
- Piretroidi



Che cos'è la DEET?"

La N,N-diethyl-m-toluamide è sicuramente l'insetto-repellente di sintesi più efficace finora testato. Venne scoperto da alcuni chimici americani del Dipartimento dell'Agricoltura e successivamente brevettato dall'Esercito americano nel 1946. Fu poi registrato e ammesso per l'immissione sul mercato nel 1957. È normalmente usato in prodotti repellenti ad una concentrazione dal 5 al 35%, ma ci sono prodotti sul mercato che ne contengono concentrazioni anche maggiori (fino al 75-100%).
Ha un'azione repellente non solo sulle zanzare, ma anche su tafani, pulci, zecche e altre specie di insetti molesti. Vent'anni di ricerche e test su più di 20.000 sostanze chimiche diverse non sono riusciti a scoprire un altro prodotto chimico avente una durata di protezione e uno spettro di azione così vasti come il DEET. L' Environmental Protection Agency (EPA) ha rilevato che più del 38% della popolazione americana ogni anno usa un prodotto a base di DEET e che, a livello mondiale, il numero di persone che utilizza insetto-repellenti contenenti DEET supera i 200.000.000.
Tutto bene quindi? Potremmo finalmente dormire sonni tranquilli e indisturbati dalle fastidiose zanzare, grazie all'avvento del DEET? Purtroppo la risposta è NO.


Tossicologia della N,N-diethyl toluamide


La N,N-diethyl-m-toluamide è risultata tossica in numerosi casi e, per legge e convenzione internazionale, non ne è consigliabile l'uso sui bambini. Ne avrete una conferma andando al supermercato e leggendo attentamente cosa c'è scritto sull'etichetta dei prodotti insetto-repellenti a base di DEET (praticamente il 100% di quelli che vedrete sullo scaffale), sotto la voce "Avvertenze".
La DEET viene facilmente assorbita dalla pelle ed immessa nel circolo sanguigno, producendo una concentrazione di circa 3 mg per litro di sangue parecchie ore dopo l'applicazione cutanea. Oltre a causare in molti casi (sempre più numerosi) reazioni cutanee di irritazione, desquamazione, edema, corrosione, prurito, ecc. la DEET può colpire, soprattutto nei soggetti più giovani, il sistema nervoso centrale causando uno o più delle seguenti patologie:
Encefalopatie, mal di testa, letargia, disorientamento, stati di stupore, atassia ( incapacità di coordinare la motilità volontaria), convulsioni, tremori, ipotensione, bradicardia (rallentamento delle pulsazioni cardiache al di sotto di sessanta al minuto), atetosi ( movimenti involontari lenti e irregolari, generalmente limitati alle mani e ai piedi), iperreflettività (esagerazione delle risposte riflesse), areflettività (diminuzione o mancanza delle risposte riflesse), paralisi, psicosi maniacale acuta, tachipnea (accelerazione del ritmo respiratorio), nausea, vomito, diarrea, coma, morte.
I casi di morte sono stati alquanto rari, relativi solo a dosaggi elevati e soprattutto limitati a bambini al di sotto dei 6 anni di età.
La DEET è inoltre un potente solvente per molti tipi di plastica: giocattoli, vernici, rifiniture per mobili, cinturini degli orologi, sedili dell'auto possono facilmente impregnarsi di DEET ed esserne danneggiati in modo irreversibile, oltre a diventare "serbatoi" occulti di DEET a rilascio lento per gli anni a venire.
Nella lotta per la prevenzione della malaria, tonnellate di DEET sono state irrorate nelle zone infestate dall'Anofele, con il risultato di eliminare moltissimi di questi pericolosi parassiti, sfortunatamente però insieme ad un numero incalcolabile di specie di insetti e uccelli benefici per l'ecosistema. Se a questo si aggiunge il fatto che tali irrorazioni massicce hanno innescato mutazioni genetiche nella zanzara stessa , rendendola più resistente al DEET, il bilancio finale può essere presto fatto. Un completo fallimento e disastro ambientale, a scapito della salute umana, dettato solo da una miope pulsione di interessi economici.


Dott. Gabriele Segalla
Direttore dell’Istituto “Paolo Rovesti” di Ricerche sui Derivati Vegetali



ANTIPARASSITARI


Gli antiparassitari uccidono indiscriminatamente insetti utili e dannosi, a volte favorendo la diffusione di questi ultimi. Non è solo la selettività di alcune specie agli antiparassitari che preoccupa, ma anche la quantità di antiparassitari utilizzati: secondo stime dell’Enviromental Protection Agency, dal 1964 a oggi se ne avuto un raddoppio. Nella nostra ansia di annientare gli insetti, ci siamo esposti a un altro pericolo: la diossina, uno dei composti più micidiali conosciuti (un grammo è sufficiente a sterminare 50 milioni di topi).


LA DIOSSINA


E’ un sottoprodotto della sintesi di antiparassitari, erbicidi e preservanti del legno, è causa di tumori e anomalie congenite in animali di laboratorio (e forse anche nell’uomo) e chi è in stato in qualche modo esposto alla diossina è stato colpito da dermatiti, epatiti e disturbi al sistema nervoso. La diossina ha tristemente occupato più volte le prime pagine dei giornali. Il 10 luglio 1976 a Meda, a nord di Milano, esplose una valvola di un reattore in cui si stava producendo un defoliante, lo stesso largamente usato dagli americani in Vietnam. Nella nube fuoriuscita dal reattore erano contenuti anche circa 2 Kg di diossina, che ricadde su un’area piuttosto vasta. Ancora oggi, dopo l’interramento del reattore, si sospetta che la diossina persista. La popolazione (la fabbrica era in pieno centro abitato) sopportò conseguenze e disagi notevoli (dalla classica cloracne da diossina al monitoraggio sulle gestanti e sui nati in quell’anno, evacuazioni di parte della popolazione con sistemazioni provvisorie, ecc.). Nel 1982 si scoprì che la città di Times Beach, Missouri, era fortemente inquinata undici anni dopo che le sue strade erano state cosparse di olio contaminato da diossina per abbattere la polvere. L’anno seguente il governo degli Stati Uniti ordinò di evacuare la città e si sobbarcò una spesa di sei milioni di dollari per acquistare nuove case agli abitanti. Diossina è stata trovata anche nel Love Canal vicino alle cascate del Niagara, dove erano state seppellite tonnellate di residui chimici. Fra i reduci del Vietnam 250.000 persone hanno intentato causa ai produttori dell’Agent Orange, il defoliante contenente diossina. Le infermità sofferte dai reduci del Vietnam e dalle popolazioni non sono mai state collegate con certezza alla diossina su base rigorosamente scientifica, e quindi anche i risarcimenti si arenano in lungaggini burocratiche. Nelle colture e nei terreni da pascolo negli Stati Uniti si riversano tuttora ogni anno quasi 500 tonnellate di diserbanti con tracce più o meno cospicue di diossina. Come chiaramente dimostrano gli episodi citati, la diossina è inattaccabile dagli organismi decompositori presenti nel terreno. Malgrado possa essere distrutta bruciandola ad altissime temperature, la diossina rimane dove viene scaricata e, poiché si deposita nei grassi, è soggetta ad accumulo biologico. Ancora non è stato accertato quali possano essere gli effetti a lungo termine sull’uomo di un’esposizione a basse dosi. Esistono poi vari altri rischi creati dall'attività umana.

 

Macalone



UN INSETTICIDA MOLTO NOTO: IL DDT


Il DDT (DicloroDifenilTricloroetano), idrocarburo clorurato, e i suoi affini hanno due proprietà che li rendono soggetti ad accumulo biologico:
1. non vengono rapidamente demoliti a sostanze innocue.
2. sono liposolubili ma non idrosolubili, per cui invece di venire espulsi con l’urina si
depositano nel grasso degli animali
Poiché il trasferimento da un livello trofico più basso a uno più alto è estremamente inefficiente, ovvero poiché nel passaggio di energia da una categoria di organismi che occupa una posizione precedente nella catena alimentare ad una categoria di organismi che occupa una posizione successiva si ha una dispersione dell’energia stessa, gli erbivori debbono ingerire grosse quantità di materiale vegetale (magari irrorato di DDT), i carnivori sono costretti a mangiare molti erbivori, e così via. Non essendo il DDT eliminato con l’escrezione, il predatore ingerisce la dose accumulata per un lungo periodo da tutte le sue vittime. Il DDT raggiunge così la massima concentrazione nei predatori in cima alla piramide ecologica.
Sebbene l’uso del DDT sia stato proibito negli Stati Uniti, vi sono aziende chimiche che lo producono e lo esportano in nazioni che ancora lo utilizzano. Un esempio mostra come una rete alimentare possa essere influenzata, in modo inatteso, dall’uso dei biocidi. Gli acquitrini lungo le coste Nord di Long Island (New York) furono, a suo tempo, irrorate con DDT per combattere le zanzare. Più tardi si scoprì che organismi microscopici, viventi nell’acqua, contenevano circa 0,04 ppm (parti per milione) di DDT nelle loro cellule. Questa quantità di veleno è molto bassa, ma non ci si aspettava di trovarla in questi organismi. I pesciolini, i molluschi bivalvi e le chiocciole, che si nutrono di questi organismi, contenevano un livello di DDT almeno 10 volte più grande, compreso tra 0,5 e 0,9 ppm. Le anguille, le passere di mare e le aguglie, che mangiano le chiocciole ed i pesci piccoli, contenevano un livello di DDT tra 1,3 e 2,0 ppm. Gli uccelli predatori di pesci, gli aironi ed i gabbiani, che si cibano di anguille e pesciolini, contenevano un livello di DDT tra 10 e 25 ppm. In questo modo la concentrazione di DDT nei tessuti degli organismi coinvolti in questa rete alimentare è cresciuta di quasi 10 milioni di volte, a partire dalla quantità rilevata nell’acqua di mare; e quasi 625 volte dal livello del produttore, alla base della piramide alimentare, fino al livello del consumatore posto al vertice.


TIPO DI ORGANISMO e CONCENTRAZIONE DI DDT (ppm)


Organismi microscopici acquatici : 0,04
Pesciolini, Molluschi bivalvi e Chiocciole 0,5-0,9
Anguille, Passere di mare e Aguglie 1,3-2,0
Aironi e Gabbiani 10-25


DDT ed altre sostanze chimiche si concentrano in un numero sempre più ridotto di individui nell’ambito della catena alimentare. Ogni consumatore si ciba di un gran numero di produttori. Il corpo del produttore può essere smembrato ed utilizzato dal consumatore, ma il DDT presente nel suo corpo non può essere rimosso. Ciascuno dei produttori contiene un po’ di DDT e queste piccole quantità si sommano nel consumatore. Più grande è la concentrazione di DDT in un organismo, maggiore è il danno che esso ne riceve. Gli uccelli predatori di pesci ed il pellicano sono danneggiati dal DDT, che impedisce loro la deposizione di uova normali. Il guscio dell’uovo è così sottile che le uova e gli embrioni che si sviluppano al loro interno vengono schiacciate dai genitori, nel nido. Vi è stato un periodo in cui alcune popolazioni di falchi cacciatori e di pellicani quasi si estinsero a causa dell’effetto del DDT. Nessuno si aspettava che il DDT, usato per controllare gli insetti nocivi, potesse colpire tanti organismi lontani dall’area sulla quale il veleno era stato irrorato. Le vittime del DDT avrebbero dovuto essere solo le zanzare mentre, invece, molti altri organismi ne subirono gli effetti. La malaria è una malattia che si trasmette da una persona all’altra, tramite le zanzare. Una persona affetta da malaria va incontro a periodi, ricorrenti, caratterizzati da brividi di freddo seguiti da febbre alta; in certi casi può sopravvenire anche la morte. Molte persone, ai tropici, soffrono di malaria. Vi fu un tempo in cui la malaria fu uno dei problemi sanitari più gravi nell’isola di Borneo, in Indonesia. Al fine di aiutare la popolazione del Borneo, specialisti dell’organizzazione mondiale della sanità irrorarono con DDT villaggi isolati e le aree circumvicine. La maggior parte delle zanzare delle zone irrorate morì, ma, essendo tutti gli organismi legati nella catena alimentare, molte altre specie ne risentirono le conseguenze. Mosche e scarafaggi, il cibo preferito dalle lucertole che vivevano nei villaggi isolati, morirono a causa del DDT. Le lucertole si riempirono di insetti avvelenati dal DDT; ed anch’esse, presto, cominciarono a morire. I gatti locali si cibarono di lucertole avvelenate e morirono. Dopo la scomparsa dei gatti, la popolazione dei ratti crebbe senza controllo. Le zanzare portatrici di malaria furono uccise dal DDT, ma i ratti diffusero un’altra malattia pericolosa per le popolazioni umane. La gente dell’isola non si preoccupava più della malaria, ma incominciò a morire a causa della malattia trasmessa dai ratti. E, per ristabilire l’equilibrio naturale, furono paracadutati nei villaggi, dei gatti, al fine di combattere i ratti. Questo è un altro esempio di effetti imprevisti che gli esseri umani possono avere su altri organismi ed anche su se stessi, a causa delle interazioni tra i molti organismi di una comunità.
Gli antiparassitari che hanno sostituito gli idrocarburi clorurati sono meno persistenti, ma spesso più tossici per l’uomo, per gli uccelli e altri vertebrati.


http://www.anisn.it/scuola/strumenti/biodiversita/DDT.htm

“Nella maggior parte dei paesi sviluppati il DDT è stato bandito a partire dagli anni 1970 dopo la scoperta della sua cancerogenità e degli effetti negativi sulla riproduzione degli uccelli. Viene invece tuttora usato in alcuni paesi dell'Africa ed in India per combattere la malaria. Le motivazioni sono legate sia ad una diversa percezione del rischio (gli effetti a lungo termine legati alla cancerogenità vengono ritenuti meno problematici rispetto ai benefici immediati), sia ad un discorso economico, in quanto altri prodotti meno tossici per l'uomo e l'ambiente sono anche molto più costosi..”


http://it.wikipedia.org